di Sonia Cancian
Nel 1936, il filosofo tedesco Walter Benjamin descrisse il narratore come qualcuno che era “già diventato qualcosa di remoto da noi e qualcosa che sta diventando ancora più distante.”
Fortunatamente, ci sono delle resistenze a questa tendenza. Una di queste resistenze è lo straordinario lavoro dell’illustre giornalista e scrittore Goffredo Palmerini, un lavoro immerso in un’intensa attività di relazioni intrecciate, testimoniate momento per momento nelle nostre comunità dalla penisola all’estero.
In questo cammino evenemenziale, Goffredo Palmerini, cittadino italiano del mondo, ci invita a riflettere sulla nostra italianità storica e contemporanea in Italia e nel mondo. La migrazione, tema tuttora molto dibattuto nella politica locale e internazionale, è un argomento su cui Palmerini richiama affettuosamente la nostra attenzione.
Infatti, Palmerini ci invita a considerare “una delle più grandi diaspore della storia dell’umanità qual è stata l’emigrazione italiana. Abbiamo ora un’altra Italia oltre confine di 80 milioni di oriundi che amano l’Italia più di noi.”
In questo libro, Palmerini dimostra la straordinaria ampiezza e profondità del nostro patrimonio culturale e le sue risonanze diasporiche nel XXI secolo.
Il lavoro appassionante di lunga data di Palmerini sulla cultura italiana oltre confine, e questo libro non fa eccezione, è un omaggio alla sua grande sensibilità, all’importanza della cultura, della memoria e del racconto come incontro solare all’oscurità che infligge i nostri universi.
Nel suo libro, Palmerini non solo fa un appello alla cultura, si impegna in una resistenza che si aggancia alla promessa della cultura come veicolo essenziale per soccorrere l’umanità con una maggior empatia e sensibilità.
Congratulazioni Goffredo!
