Camilleri, Montalbano e il teatro dei veri

di Emanuele Esposito

Sabato scorso, al Forum Italiano di Sydney, è andato in scena molto più di uno spettacolo. È andato in scena un atto d’amore. Un omaggio vero, sentito, costruito con fatica e passione dalla Bottega dell’Arte, diretta da Santo Crisafulli, al grande Andrea Camilleri, il papà di quel Montalbano che ha incantato il mondo e che, per una sera, ha rivissuto sul palco, in carne, ossa e parole. Una serata che meritava il tutto esaurito, e che invece si è consumata in una sala semi-vuota.

Eppure c’era tutto. L’intervista esclusiva con Luca Zingaretti, l’attore che ha prestato volto e anima al commissario più famoso d’Italia. C’era l’intreccio avvolgente di una storia “alla Camilleri”, capace di tenere il pubblico sospeso tra sorriso e riflessione. C’era la Sicilia, quella vera, raccontata con canzoni, musiche, dialetto e cuore. C’era il teatro, quello che educa, emoziona, resiste. Ma non c’erano loro.

I signori della cultura. Quelli che invadono le radio con proclami, che prendono il microfono nei salotti, che si riempiono la bocca con parole come “identità”, “promozione”, “difesa della lingua italiana”… assenti. 

Forse perché sono in Italia a godersi le vacanze? Magari non era la “grande occasione”, o addirittura non c’erano poltrone da contendersi e nemmeno nomi importanti da ossequiare? Non c’erano i giovani. Quelli di cui si parla tanto, che dovrebbero essere il futuro della nostra comunità, ma che raramente vengono portati – o incoraggiati – a vivere la cultura. 

Non c’erano le famiglie. Non c’erano quei bambini a cui servirebbe, oggi più che mai, un teatro che racconta, che educa, che trasmette bellezza, valori, storia.

E allora, a chi serve questo teatro? A chi lo ama, lo vive, lo fa. A chi, come Crisafulli e la sua compagnia, continua a crederci nonostante tutto. A chi, anche con pochi mezzi, riesce a evocare una Sicilia intensa, viva, che parla agli occhi e al cuore.

Si sarebbe potuto fare di più? Certamente. Una diretta televisiva per raggiungere i nostri anziani nelle case di riposo. Uno spettacolo dedicato esclusivamente ai bambini. Un coinvolgimento reale delle scuole italiane, delle famiglie, delle istituzioni.

Ma niente. Il Forum è rimasto – ancora una volta – una cornice bella e vuota, dove è andata in scena, assieme allo spettacolo, anche la lenta agonia culturale di una comunità che sembra aver smarrito l’anima.

Il teatro non può salvarci da solo. Ma noi possiamo – e dobbiamo – salvarlo. Perché quando la cultura muore in silenzio, è tutta una comunità che si spegne. 

Un plauso forte, sincero e meritato va certamente alla Bottega dell’Arte e a tutti i suoi interpreti. 

Grazie per averci ricordato che, anche con pochi spettatori, il teatro è ancora capace di commuovere.