A più di trent’anni dalla strage di Capaci, Palermo torna ad essere crocevia del dibattito globale contro la criminalità organizzata. Nella città che fu teatro dell’eccidio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta, si è svolto il Convegno internazionale “Le sfide della criminalità organizzata transnazionale”, con la partecipazione di magistrati e rappresentanti istituzionali da Europa e America Latina.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, esprimendo il proprio sostegno all’iniziativa e ribadendo l’urgenza di una risposta globale e coordinata alla minaccia delle mafie transnazionali. “La sfida della criminalità transnazionale è sempre più pervasiva e alla risposta degli Stati non sono consentite né distrazione né irresolutezza. Ne va della salute e del futuro delle nostre comunità”, ha scritto il Capo dello Stato.
Mattarella ha ricordato con parole sentite il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992: “Il loro appassionato lavoro nel difendere le istituzioni e i cittadini dalla violenza mafiosa è impresso in maniera indelebile nella coscienza collettiva italiana e internazionale”.
Proprio il 23 maggio 1992, alle 17:56, 572 chili di tritolo fecero saltare in aria l’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci. L’attentato, voluto da Totò Riina e organizzato da Giovanni Brusca, tolse la vita al giudice Falcone, alla moglie Francesca e a tre agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Nel messaggio presidenziale si sottolinea anche l’impegno dell’Italia nella cooperazione con i Paesi latinoamericani per contrastare le reti criminali globali. “La cooperazione internazionale nelle indagini è essenziale e deve essere rafforzata superando particolarismi e inappropriatezze, per promuovere un efficace coordinamento”, ha ribadito Mattarella.
Il convegno ha offerto un’occasione per rinsaldare l’alleanza tra giustizie di diversi Paesi, in nome di un fronte comune contro il crimine organizzato. Un fronte che, come dimostrano le parole e l’esempio di Falcone e Borsellino, può fondarsi solo sul coraggio, sull’etica e sull’integrità delle istituzioni.
