Il nome di Anna Della Croce è indissolubilmente legato a una conquista storica: essere stata la prima donna italiana a intraprendere la carriera diplomatica.
Nel 1967, quando superò il concorso per entrare nel Ministero degli Esteri, infranse una barriera che sembrava invalicabile, aprendo un percorso che migliaia di donne avrebbero seguito nei decenni successivi.
Nata a Pavia il 18 maggio 1943, Anna Della Croce crebbe in un’Italia che stava vivendo profonde trasformazioni sociali. La sua famiglia, pur non appartenendo alle élite tradizionali, credeva fermamente nell’importanza dell’istruzione. Questo investimento si rivelò fondamentale: la sua laurea in Scienze Politiche conseguita all’Università di Pavia nel 1965 le fornì le basi teoriche necessarie per affrontare le sfide della diplomazia internazionale.
Il concorso diplomatico del 1967 rappresentò una svolta non solo per la sua vita personale, ma per l’intera storia delle istituzioni italiane. In un ambiente dominato esclusivamente dagli uomini, dove le convenzioni sociali e i pregiudizi di genere sembravano insuperabili, la sua determinazione e preparazione brillante riuscirono a prevalere. Il suo successo non fu solo personale: rappresentò un segnale importante per tutte le donne italiane che aspiravano a ruoli di responsabilità nella pubblica amministrazione.
La sua carriera diplomatica si è sviluppata attraverso incarichi prestigiosi che hanno testimoniato la fiducia delle istituzioni nelle sue capacità. Le sedi di Belgrado, Philadelphia e Berlino hanno rappresentato tappe fondamentali di un percorso che l’ha portata ad acquisire un’esperienza internazionale di primissimo livello.
Il suo lavoro presso la FAO a Roma le ha permesso inoltre di specializzarsi nelle tematiche legate all’alimentazione e allo sviluppo, settori cruciali per la cooperazione internazionale.
L’apice della sua carriera è arrivato con la nomina ad ambasciatrice in Svezia dal 2007 al 2010. Questo incarico ha rappresentato non solo il riconoscimento delle sue competenze professionali, ma anche un simbolo dell’evoluzione della diplomazia.
Come ambasciatrice, ha saputo rappresentare l’Italia con eleganza e competenza, contribuendo a rafforzare i rapporti bilaterali in settori strategici come l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale.
Il riconoscimento dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1999 ha suggellato una carriera esemplare, ma il valore più importante del suo operato risiede nell’aver dimostrato che le competenze e la dedizione non hanno genere.
