Mentre a Gaza si muore di fame, di sete, di paura, il governo italiano continua a parlare di “tempismo”, come se ci fosse ancora qualcosa da calendarizzare. Intanto, i bambini non mangiano da giorni, le madri smettono di allattare per mancanza di acqua, e le famiglie intere sopravvivono sotto teli di plastica, tra le macerie.
Il presidente Macron ha lanciato aiuti dal cielo. Un gesto tardivo? Forse. Ma almeno un gesto. Paesi come l’Italia, invece, restano impantanati nella diplomazia dell’ambiguità. La Premier Giorgia Meloni esita. Matteo Salvini sdrammatizza. Tajani sorride a favore di telecamera. Intanto, la carne viva di Gaza si consuma nel silenzio.
Non è questione di precise mosse geopolitiche, ma di umanità. Non si chiede all’Italia di schierarsi in guerra, ma almeno di non schierarsi col silenzio. Riconoscere la Palestina non risolve tutto, ma direbbe qualcosa: che siamo ancora capaci di provare vergogna, e forse anche di fare giustizia.
Oltre 300.000 persone, secondo l’ONU, vivono già nella carestia. Ma il nostro governo si rifugia in “equilibri delicati” e “cautela diplomatica”. E intanto, la fame si prende i bambini.
Il Papa ha parlato chiaro. Il mondo guarda. L’Europa si muove, lentamente. Ma l’Italia? L’Italia tace. E così facendo, partecipa.
Non è più tempo di analisi. È tempo di scelta. E quando la storia verrà a chiedere conto, non potremo dire: “Non era il momento”. Perché quel momento è adesso. O non sarà mai più.
