di Emanuele Esposito
C’è un tempo in cui i leader devono farsi conoscere, e un tempo in cui devono farsi capire.
Giorgia Meloni ha fatto entrambe le cose in meno di tre anni. Dal timore internazionale iniziale alla copertina del TIME, il suo percorso politico è oggi riconosciuto — anche all’estero — come una delle evoluzioni più sorprendenti, coerenti e solide del panorama europeo.
Nell’intervista concessa al prestigioso settimanale americano, la Presidente del Consiglio italiano mostra ancora una volta perché il suo stile di leadership, tanto concreto quanto valoriale, stia guadagnando rispetto ben oltre i confini italiani.
Meloni non è figlia dell’élite: è cresciuta a Garbatella, quartiere popolare di Roma.
Figlia di madre single, ha costruito la sua carriera politica da autodidatta, senza scorciatoie. È una leader che parla come la gente comune ma ragiona come una statista. E questa combinazione è oggi il suo vero punto di forza.
Con la sua storia personale dimostra che non servono pedigree o scuole esclusive per governare bene: servono coraggio, visione e coerenza. Meloni incarna tutto questo con fierezza.Contrariamente alle caricature di chi la descriveva come estremista, Meloni ha incarnato un conservatorismo moderno e responsabile.
Ha saputo mettere l’Italia al centro dello scacchiere internazionale mantenendo saldi i rapporti con Washington, Bruxelles e Kyiv.
È stata tra le prime a sostenere senza ambiguità la resistenza ucraina, ha difeso la presenza italiana nella NATO e ha bloccato le infiltrazioni strategiche della Cina nel nostro tessuto economico.
Non è una “sovranista” nel senso volgare del termine: è una sovranista nel senso autentico, cioè una donna di Stato che difende la sovranità culturale e democratica dell’Italia all’interno di un’Europa plurale. Chi teme le riforme costituzionali promosse dal suo governo dimentica che l’Italia, da anni, soffre di instabilità cronica.
Meloni non vuole indebolire la democrazia, vuole rafforzarla. Un premierato stabile significa poter finalmente governare con orizzonti di lungo periodo, rendere l’Italia credibile anche agli occhi dei mercati e degli alleati internazionali.
La sua proposta non è autoritaria, ma necessaria.
È il tentativo di modernizzare un sistema ingessato da veti incrociati e giochi di palazzo.
Meloni è anche madre, è credente, è radicata in un sistema valoriale chiaro ma mai ideologico. È una leader che parla di famiglia, identità, radici, ma lo fa con realismo. Non impone, non divide, ma propone. È una voce che richiama l’Italia a se stessa, in un tempo in cui troppi paesi europei sembrano aver smarrito il senso della propria storia. E mentre le opposizioni si frantumano tra populismi e tecnicismi, lei costruisce.
Costruisce consenso, relazioni, futuro.Che piaccia o no, Giorgia Meloni è oggi una delle figure politiche più rispettate nel mondo occidentale. Ha saputo parlare la lingua della diplomazia a Biden, quella della fermezza a Putin, quella dell’intesa a Ursula von der Leyen. E non è un caso che persino Donald Trump la consideri un riferimento.
Meloni è diventata un ponte tra le due sponde dell’Atlantico, una figura capace di tenere insieme valori tradizionali e sfide moderne.
Giorgia Meloni ha dimostrato che si può governare l’Italia con orgoglio, concretezza e visione. Ha smentito chi la voleva estremista, ha sorpreso chi la sottovalutava, ha convinto chi la osservava con diffidenza. Ma soprattutto, ha restituito dignità a una nazione spesso umiliata, e ha riportato l’Italia al centro delle decisioni che contano. La sfida non è finita.
Ma se questi sono i primi tre anni, allora il meglio potrebbe ancora venire.
