L’azzurro sapeva fare di tutto, con lui si giocava in dodici
Quella spedizione mondiale del ‘70 è proprio come lui : confusa, sofferta, complicata tra Anastasi e Lodetti che tornano a casa, Boninsegna e Prati al posto loro, la staffetta tra Mazzola e Rivera, le polemiche, Gigi Riva non al meglio, ma l’Italia va avanti. Nonostante tutto.
Di Angelo Domenghini sull’Almanacco Panini scrivono in quegli anni sempre “ala destra”, ma lui fa quello e altro : mezzala, trequartista, ala sinistra, mediano. Il fiato non gli manca e nemmeno le gambe. Domenghini, era di una forza esplosiva, era dappertutto, instancabile, l’ala destra più forte di sempre in Italia. E l’Italia nelle prime partite di Messico ’70 la sospinge soprattutto lui con le sue corse verso l’infinito, i suoi strappi e i tiri in porta.
Anzi, i tiracci : “Con la Svezia il mio gol è stato un pò fortunoso: tiro forte e confido nella velocità della palla. Il portiere con una spanciata mi ha dato una mano. Ma era un tiro carogna , con l’effetto. Contro l’Uruguay quando nell’intervallo mi è stato detto che avrei riposato, ne sono stato lieto. Ma quando Valcareggi mi ha fatto uscire con Israele, ho dato letteralmente i numeri . Ho esagerato”. E il tuo tiro (deviato) del pareggio col Messico ? “Il gol è mio”. Correndo, sempre avanti. Alla fine la vinciamo 4-1 sui padroni di casa davanti a 80.000 messicani. E poi Italia-Germania, la semifinale mitica all’Azteca . Stavolta deve intervenire il medico, ma Angelo è chiaro: “Dottore, se mi toglie, le do un cazzotto forte forte che se lo ricorda vita natural durante”.
E’ fradicio dalla fatica, ma non si nasconde quando è ora di lottare. Bertini scala in difesa per marcare Seeler e a centrocampo deve coprire lui : “Dopo il gol di Schnellinger , noi avevamo tutto da perdere . Ho amicizia e stima per Rivera. Ma entrato lui, la ripresa è stata un calvario. Eravamo stanchi e Mazzola dava più una mano in difesa. E poi i tedeschi erano organizzati a metà campo da padreterni”.
Minuto 104, la presunta ala destra Angelo Domenghini affonda a sinistra e col mancino inventa una parabola splendida che atterra comoda per Gigi Riva: Rombo di Tuono ci mette la firma con uno dei gol più belli mai visti in azzurro. Un gol che racchiudeva tutto: acrobazia, classe, precisione, potenza, stile. Italia-Germania 3-2. Con Domenghini si giocava in 12.
