Zzzzzzzzzzz Oggi il sole ci sta osservando da un cielo di un’azzurro limpidissimo. ZzzzzzzzzzzzSono le dieci del mattino e ci troviamo in uno speciale caffe’ di Lismore. Il proprietario e’ un discendente dei famosi pionieri. Egli parla, come moltissimi dei suoi clienti, una mistura di lingua italiana, dialetto veneto ed anche inglese. Insomma, un minestrone che e’anche interessante ascoltare. Il caffe’ e’ situato, gran parte all’aperto, ma anche all’interno del fabbricato. Si presenta molto bene, pulitissimo e pieno di piante e di fiori.
Ai due lati del fabbricato parte una recinsione di mattoni a forma arrotondata, come due braccia che si ricongiungono con un bellissimo cancelletto di ferro battuto, che viene chiuso solo di notte.Tutto intorno, ai piedi della recinsione di mattoni, una miriade di fiori colorati di tutti i tipi e poi alberi da frutta: limoni, aranci, fichi, ecc. Gli ombrelloni, come giganteschi funghi colorati, ombreggiano artistici tavolini in ferro battuto con piano di marmo bianco. L’aroma caffe’ aleggia tutto intorno e l’atmosfera e’ permeata di semplicita’ e freschezza. Io mi sto beando di tutto questa magnificenza, sistemato sui petali di un nasturzio giallo, mentre i tre giovani: Bruno, Andrea e Luciano sono seduti di fronte ad un tavolino, con Antonio e Maria. Ecco che sta arrivando il cameriere con un vassoio. Zzzzzzzzzzz–“ Buongiorno, eccovi i due cappuccini, i tre espressi ed i cannoli con la ricotta. Desiderate altro?”-
-“ No, va bene cosi’, grazie.”- risponde Antonio. Mentre il cameriere se ne va, i cinque continuano a conversare, sorseggiandosi il caffe’ e degustandosi i cannoli.. Ad un certo punto, Antonio sollecita Andrea per continuare la storia dei pionieri
-“Ora, se vogliamo andare avanti col nostro racconto,”- dice Andrea, -“ dobbiamo ritornare su quel canotto alla deriva, che portava con se’ sei uomini agonizzanti, aggrediti dalle febbri, dalla fame e dalla sete, dove la morte, forse, avrebbe potuto rappresentare la fine delle loro sofferenze.
Siccome quella era una zona monsonica, i venti e le maree li portarono alla deriva verso Nord-Ovest e, dopo cinque giorni e cinque notti, approdarono in una nuova isola, dove vennero presi e legati dai selvaggi locali, portati al villaggio e chiusi in appositi recinti, mentre il rullo dei tamburi, i canti e le danze continuarono a lungo, a ritmo incessante. I poveretti pensavano che fosse arrivata la loro fine; invece, con loro sorpresa, vennero curati e rifocillati e, quando il loro cervello ricomincio’ a funzionare nuovamente, cercarono di capirne il motivo. Infatti, sembrava oltremodo strano che venissero tenuti in gabbia e nutriti. Percio’ s’affaccio’ alla loro mente un’ovvia, allucinante risposta: “Erano messi all’ingrasso per essere mangiati!” Lo stesso come avevano sempre fatto essi stessi nelle loro famiglie, con l’oca o il maiale, prima di Natale! La disperazione di quegli uomini in quella incredibile, allucinante situazione aveva raggiunto il parossismo. L’aumento di adrenalina nel loro corpo. li spinse a tentare la fuga, piu’ di una volta, ma i selvaggi riuscivano sempre a riprenderli ed immobilizzarli. Alla fine li legarono con delle liane e, dopo una breve cerimonia, ognuno di loro venne assegnato ad un capo tribu’, per cui, possiamo solo immaginare quale possa essere stato il loro crudele destino. “-
A questo punto, Luciano interviene, preso da un’emozione che non puo’ piu’ frenare. –“ Ma ci pensate a come potevano sentirsi quegli uomini, nel momento che capirono che sarebbero stati mangiati? “- Anche Maria ora non nasconde la sua agitazione: -“ A me viene la pelle d’oca solo a pensarci!”-
-“ Ora pero’,”- continmua Andrea, vi raccontero’ un episodio che sembra strabiliante, in tutto questo orrore. Tra questi uomini c’era anche un italiano di nome Boero. Egli, dopo essere stato assegnato al re dell’isola chiamato Bouka, fu messo in una gabbia accanto alla dimora del re stesso e comincio’ ad essere nutrito a tutte le ore, forzatamente. Era evidente che volevano ingrassarlo in fretta per mangiarselo. Il Boero era cosi’ disperato, scoraggiato e depresso che ebbe una crisi isterica e si mise a piangere ed a gesticolare pazzamente, senza freni inibitori. Gli indigeni, che non avevano mai visto nessuno piangere e dimenarsi cosi’ pazzamente, rimasero stupiti, ma anche affascinati. Infatti il re gli chiese di ripetere la scena parecchie volte, perche’ la cosa lo divertiva un mondo. In questo modo, il Boero si guadagno’ la simpatia del re e, da quel momento, piangere e ridere a richiesta, erano le occupazioni ed anche il prezzo che egli doveva pagare per mantenersi in vita.
Senonche’, dopo qualche giorno, il re lo invito’ al suo tavolo e gli chiese di prendere parte ad un banchetto di carne umana. Il Boero venne preso da conati di vomito e dovette rifiutare… Percio’, venne legato e rimesso nel recinto che gia’ conosceva bene. Comunque, dopo aver pensato a fondo sul suo possibile destino, cioe’ quello di finire come i suoi cinque compagni, fece richiamare il re e, dopo averlo divertito con pianti, risate, lamenti e movimenti pazzi, gli disse che avrebbe accettato l’invito al banchetto, anche con la terribile certezza di dover trangugiare carne umana.
Mentre succedevano questi avvenimenti, colui che avrebbe dovuto essere il Governatore della colonia, cioe’ il De La Croix, si trovava a Sydney in un lussuoso appartamento. Egli aveva noleggiato la nave “Emily”, con il compito d’inviare macchinari agrari e mattoni a Liki-Liki, per fabbricare le case. Ma le case per chi? Forse per i morti? L’unica cosa di cui i coloni abbandonati a Liki Liki avrebbero potuto necessitare, per non morire, sarebbero stati i dottori e, di conseguenza, anche i medicinali per curarli, ed eventualmente anche i mezzi per rimpatriare i pochissimi sopravvissuti.
Dalle azioni di questo deplorevole ed estremamente crudele personaggio, si nota un distacco estremo verso i coloni e le loro vite, dopo le sofferenze causate dal completo disinteresse nei loro confronti, accompagnato da un comportamento di un’estrema sfrontatezza. Infatti, anziche’ mettere il Marchese al corrente circa la tragica e disastrosa fine della spedizione e dire la verita’ sulla sorte dei coloni abbandonati a Port Breton ed a Liki-Liki, ebbe la spudoratezza d’inviare il seguente dispaccio telegrafico: “Liki-Liki Laughlan occupate – Amicizia con gli indigeni – Inviate ordini e denaro – Urgente – Segue lettera – Firmato De La Croix.” Certamente, tale ambiguo messaggio non deve aver creato illusioni nella mente del Marchese, il quale era ben conscio del destino dei coloni emigranti di quella prima spedizione. Ma, siccome, sulle pagine del giornale della colonia “La Nouvelle France”, venne riportato integralmente il messaggio, esso venne interpretato come un grande successo ed un buon auspicio per la nuova colonia, percio’le sottoscrizioni continuarono ad affluire, tanto da farlo sentire in potere di aumentare il prezzo dei terreni, da cinque a dieci franchi l’ettaro.
Nel frattempo, pero’, incominciarono ad arrivare in Europa lettere partite dall’Australia, scritte dal personale di bordo del “Chandernagor” e di alcuni superstiti, dove venivano descritte le orribili vicende riguardanti la spedizione e la tragica fine dei coloni abbandonati a se’ stessi nelle terre inospitali del reame del De Rays. I giornali francesi, soprattutto il “Figaro” e la “Gazette de Catalogne” uscirono con articoli violenti contro le imprese pazze del Marchese e riportarono con insistenza le peripezie del “Chandermagor”.
Di fronte a tali testimonianze, senza scuse plausibili, chiunque con un minimo di coscienza avrebbe desistito dall’ impresa, ma il Marchese dimostro’ di possedere una corazza piu’ dura di quella di un coccodrillo, perche’ continuo’ imperterrito, ed ordino’ la preparazione della seconda spedizione sul veliero a vapore “Genil”.
Comunque, in Francia, l’eco delle vicissitudini della prima spedizione aveva ormai raggiunto i dipartimenti governativi, che erano gia’ molto sensibili alle imprese del De Rays e,dopo aver raccolto prove sufficienti, le competenti autorita’ stavano finalizzando i procedimenti legali, che avrebbero portato all’arresto dell’avventuriero senza scrupoli.”
-“Eee… Zippete!”- esclama Maria, -“ scommetto la testa che se lo sono lasciato scappare!”-Un silenzio stupito piomba improvviso sugli altri quattro ascoltatori … -“ Ma tu, come facevi a saperlo?”- chiede Andrea, -“ Oh, ma certo, niente di piu’ facile! Quando c’e’ la burocrazia e ci sono i soldi, i colpevoli riescono quasi sempre a scappare prima di venire incriminati! E’ successo talmente tante volte che ormai ho imparato come funziona il meccanismo del sistema. La burocrazia e’ troppo lenta, mentre i soldi sono velocissimi. Ed ecco che il gioco e’ fatto!”- Mentre Maria li guarda con un sorriso birichino, Andrea continua, -“ Infatti e’ proprio andata cosi’. Come il Marchese intui’ che intorno c’era puzzo di bruciato, riusci’ ad anticipare la lentezza delle mosse governative ed evito’ di cadere nella trappola, appena prima dello scatto finale. Si traferi’ quindi a Barcellona, in Spagna, nel Gennaio 1880, dove stabili’ il nuovo quartier generale della sua ignobile impresa. Alle autorita’ spagnole, si presento’ come una povera vittima del governo repubblicano francese, il quale era notoriamente anticlericale ed anticattolico. In quel forzato esilio, egli riusci’ persino ad ottenere la protezione del governo spagnolo, creandosi cosi’ una nuova base da cui poter continuare la sua nefanda operazione.
Infatti,il numero dei candidati al “Paradiso Fantasma” del De Rays continuava ad aumentare e le sottoscrizioni ed i fondi affluivano senza sosta. Gia’ dal Dicembre 1879, il Marchese aveva acquistato a Liverpool, una vecchia nave a vapore, ancora in discrete condizioni, che fece poi trasferire a Barcellona.Verso la fine di Marzo 1880, dopo gli ultimi ritocchi, la nave salpo’, battendo bandiera liberiana. A bordo c’erano solo 28 emigranti ed un certo numero di mercenari della guardia del Marchese, quasi tutti di origine spagnola. C’era inoltre un gruppo di esperti agricoli, che avevano il compito di studiare il sistema per fertilizzare il terreno della colonia (ma quale colonia!) e renderlo piu’ produttivo. La nave era sotto il comando del capitano Rabardy, uomo dotato di molta esperienza, ma di carattere impulsivo e autoritario, intrattabile ed affetto da mania di persecuzione. Non si fidava di nessuno ed, anche durante i pranzi, teneva sempre la pistola a portata di mano. Il suo aiutante era una certo Richard, che egli trattava con diffidenza e poco rispetto.
Il viaggio, via Suez, fu una successione di diserzioni.Infatti, dopo diversi scali, fu necessario reclutare venticinque mozzi malesi. Infine, il Genil approdo’ nella rada deserta di Liki-Liki il 25 Agosto 1880, mentre MacLaughlan, con i pochissimi superstiti del disastroso viaggio del Chandernagor, era partito appena qualche ora prima alla volta di Sydney, su un’imbarcazione inglese.”-
Andrea guarda l’orologio da polso e dice, alzandosi: -“ Uh, e’ tardi. Devo andare dal dentista. Ciao, ciao, ci sentiamo prossimamente, per incontrarci e continuare la storia”-, mentre s’avvia velocemente verso l’uscita. ZzzzzzzzzzzzzzzzzzMentre i quattro amici continuano a conversare, io mi voglio fare quattro risate con voiZzzz
Tra amici : Mi raccomando, stasera tutti davanti al televisore! Perche’? Ma perche’ dietro non si vede un c…o Zzzzzzzzzzzzzz Ciao, ciao, a presto Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
