di Emanuele Esposito
Lo scorso 28 agosto abbiamo già raccontato sulle nostre pagine l’evento dedicato al Design Italiano, ma ho voluto riservarmi oggi uno spazio ulteriore. Le parole pronunciate da Ciro Carroccio, Capo dell’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata d’Italia a Canberra, meritano infatti di essere sottolineate con la giusta enfasi, perché colgono appieno lo spirito del Sistema Italia e il valore del nostro Paese nel mondo.
Carroccio ha saputo restituire con lucidità e passione l’immagine di un’Italia che, attraverso arte, design e cultura, continua a trasmettere identità e innovazione, diventando punto di riferimento e strumento di inclusione nelle comunità internazionali. Personalmente, non posso che esprimere soddisfazione nel vedere come i giovani della nostra diplomazia interpretino con serietà e dedizione il loro ruolo, ponendo al centro il futuro della nostra patria e la promozione delle sue eccellenze.
È un segnale che fa ben sperare non solo per il futuro del corpo diplomatico, ma anche per il rafforzamento della presenza italiana nel mondo. Questi giovani rappresentano una linfa vitale: il loro impegno fa intravedere un orizzonte più solido per la diplomazia italiana e per la valorizzazione del nostro Made in Italy.
Il suo intervento, dal titolo eloquente “Il design italiano, linguaggio universale di identità e inclusione”, ha aperto la serata celebrativa dell’Italian Design Day 2025. Carroccio ha voluto rendere omaggio all’Agenzia Italiana per il Commercio Estero, nella persona della direttrice Simona Bernardini e del suo team, definito “un gruppo straordinario, capace di portare avanti con passione e competenza il messaggio del Made in Italy nel mondo”.
Un ringraziamento esteso anche ai partner e agli sponsor che hanno reso possibile la celebrazione, sottolineando come il design rappresenti non soltanto estetica, ma esperienza, artigianalità, ingegneria e cultura.
Il discorso ha ripercorso la storia del design italiano come filo conduttore della modernità: “Era il 1943 – ha ricordato Carroccio – e sulle macerie della guerra Gio Ponti rilanciava il valore della bellezza come strumento di rinascita dell’industria e della società italiana”. Un percorso che ha trovato forza nel dopoguerra, tra nuove relazioni di luce e spazio, il neorealismo cinematografico con Roma città aperta di Rossellini e la progressiva affermazione di un’architettura originale, capace di dialogare con il modernismo europeo arricchendolo di influenze locali.
In questo contesto nacque nel 1954 il Compasso d’Oro, premio che da allora “riconosce l’eccellenza di chi sa unire funzione, estetica e innovazione, insegnandoci a guardare le cose comuni con occhi diversi”.
“Ogni oggetto – ha proseguito Carroccio – è guidato da una cultura estetica che diventa parte della nostra identità collettiva. Una sedia non è mai solo una sedia: è un racconto di epoche, tradizioni, comunità”.
Da qui il parallelo con l’urbanistica contemporanea, in cui la rigenerazione urbana non è mera riqualificazione fisica, ma un’opera sociale di inclusione e valorizzazione delle differenze.
Il filo conduttore dell’edizione 2025 dell’Italian Design Day è stato proprio questo: ridurre le disuguaglianze, valorizzare le diversità, costruire una vita migliore grazie allo sforzo congiunto di arti, istituzioni, imprese e cittadini.
Secondo Carroccio, architettura e design hanno oggi un ruolo decisivo nel costruire città sostenibili e inclusive: “Le città devono restare luoghi di diritti, di ascolto delle diversità, di responsabilità verso le generazioni future. È una sfida che viene dalle polis greche e arriva fino alle smart cities”.
Un richiamo forte è stato rivolto al cosiddetto Sistema Italia, che unisce il Ministero degli Affari Esteri, le ambasciate, le agenzie commerciali e culturali, le camere di commercio, le imprese e i professionisti italiani in Australia: “Tutti insieme possiamo essere motore di conoscenza, di ricerca e di trasformazione. L’arte e il design sono i nostri ambasciatori naturali”.
La chiusura del suo intervento è stata affidata a un pensiero che ha assunto il tono di un vero manifesto programmatico: “Stasera celebriamo il design come strumento per nutrire identità, valorizzare le culture umane e accrescere l’inclusione sociale. È un impegno collettivo verso lo sviluppo umano e sostenibile. Grazie di cuore a tutti voi per essere parte di questo nuovo capitolo di successo italiano”.
