L’ambasciatore Pier Francesco Zazo, già capo missione italiana a Kyiv, lancia un monito: il disimpegno degli Stati Uniti lascerebbe all’Europa il peso principale della difesa dell’Ucraina.
Secondo Zazo, la politica di Donald Trump verso Mosca ha fallito. Il presidente americano, rinunciando a porre la tregua come condizione per i negoziati e sospendendo alcune sanzioni, “ha fatto uscire la Russia dall’isolamento internazionale senza ottenere nulla in cambio”.
Putin, rafforzato dai vertici con Cina e altri partner, appare oggi più convinto che mai di poter vincere, contando sulla mobilitazione bellica interna e sul progressivo ritiro statunitense.
Per l’ambasciatore, l’atteggiamento esitante di Trump mina la credibilità americana: “Non ha mai dato seguito alle sue minacce di sanzioni dure e scarica sugli europei la responsabilità di fare di più”.
Intanto, Mosca continua l’offensiva presentando condizioni inaccettabili per Kiev e testando la tenuta della Nato con sconfinamenti in Polonia e Romania. L’obiettivo del Cremlino, osserva Zazo, è “dividere Europa e Stati Uniti, considerati i veri nemici”.
In questo scenario, l’Europa deve prepararsi a reggere il peso principale della difesa ucraina, anche ricorrendo — afferma il diplomatico — alla confisca dei fondi sovrani russi congelati, oltre 200 miliardi di euro. L’Italia, spiega, si è dimostrata responsabile: sostiene Kiev ma si oppone all’invio di truppe di pace, proponendo invece garanzie di sicurezza sul modello Nato.
Il messaggio di Zazo è chiaro: solo convincendo Putin di non poter prevalere si arriverà al tavolo negoziale. Occorrono quindi più aiuti militari e sanzioni incisive, per costringere la Russia a un compromesso che preservi la sovranità ucraina e avvii l’integrazione europea di Kiev.
La partita, però, non è solo militare. Mosca utilizza disinformazione, cyberattacchi e propaganda per dividere le opinioni pubbliche occidentali. L’Italia, ricorda Zazo, è particolarmente esposta per motivi storici e culturali, con frange politiche e movimenti pacifisti che guardano con simpatia alla Russia.
“Il paradosso della tolleranza di Popper ci insegna che le democrazie non possono permettersi di essere indulgenti con chi usa la libertà per distruggerla”, conclude l’ambasciatore, sollecitando l’adozione di misure concrete per arginare la propaganda del Cremlino.
