Il compianto direttore, Franco Baldi, dedicò con grande passione parte della sua vita alla causa del Centro Culturale dell’Italian Forum, immaginandolo come autentico simbolo di unità e creatività. Nella sua visione, il Centro doveva rappresentare una casa culturale per l’intera comunità italiana, un luogo di appartenenza accessibile a tutti e non un privilegio riservato a pochi.
L’obiettivo originario era di offrire uno spazio di educazione culturale e trasmissione del patrimonio alle nuove generazioni. Tuttavia, nonostante alcuni importanti segnali positivi – come la crescita della programmazione teatrale e le iniziative meritevoli del nuovo gestore – resta aperta una domanda cruciale. Il Centro Culturale, in conformità al “Covenant” con lo Stato, risponde realmente alla missione comunitaria oppure rimane appannaggio di una cerchia ristretta?
La storia del sito pesa come un monito. Donato agli italo-australiani, fu successivamente ceduto a una frazione del suo reale valore, attraverso un processo che molti hanno giudicato discutibile. Di fatto, un bene comunitario di grande importanza è stato sottratto alla collettività cui era destinato.
Oggi, anziché costituire un punto di incontro aperto per associazioni e gruppi italiani, il Forum appare spesso come uno spazio rigidamente gestito, con accesso selettivo e finalità indirizzate a interessi particolari. Nonostante ripetute promesse, una vera “consultazione” con la comunità non si è ancora concretizzata.
Se il Centro Culturale del Forum intende davvero essere una risorsa condivisa, è necessario un cambio di passo che miri ad includere tutti. Ciò significa aprire un dialogo autentico.
In mancanza questo, il rischio è che il Centro Culturale resti prerogativa di pochi, tradendo quell’ideale che Franco Baldi aveva promosso con continua e pungente convinzione sulle pagine di questa testata.
