Lapis Diaboli a Santa Sabina

di Pino Forconi

Letteralmente dal latino “la pietra del diavolo”. La storia – o leggenda – racconta che questa pietra fu lanciata dal diavolo contro San Domenico, fondatore dei Frati Predicatori, che era solito pregare in quella chiesa. Il diavolo, irritato da tanta devozione, gli tirò la pietra, forse infuriato perché sordo e indifferente alle sue sataniche tentazioni.

La pietra si trova posta su una colonna nell’angolo d’ingresso della chiesa di Santa Sabina, nel rione Ripa, sull’Aventino, naturalmente a Roma.

La pietra lanciata non raggiunse l’obiettivo prefissato, ma cadde distruggendo una lastra di marmo che copriva un sepolcro, i cui resti sono visibili nella stessa Schola Cantorum. In verità, la pietra era una sorta di contrappeso per una bilancia usata ai tempi dei Romani per i soliti acquisti di materiali o di cibo. Porta ancora i due buchi utilizzati, con ogni probabilità, per agganciare i ramponi della pesata. 

Nera e perfettamente levigata, è stata toccata e lisciata dalle mani dei fedeli attraverso i secoli.

I due buchi usati per i ramponi venivano interpretati dai fedeli come fori lasciati dagli artigli del diavolo, a simboleggiare il potere del bene sul male. Quale delle due versioni è vera? Beh, le credenze religiose sono spesso più forti del possibile uso pratico che ne facevano i Romani.

Un cenno storico sulla chiesa di Santa Sabina: risale al 425 d.C., eretta da un prete dell’Illiria su un probabile luogo dove sorgeva la casa della matrona Sabina, antica romana. La chiesa fu restaurata da papa Leone III e poi da papa Eugenio II, che vi creò la famosa Schola Cantorum. 

Nel 1219 papa Onorio III affidò la chiesa all’Ordine dei Domenicani, grazie a padre San Domenico Guzmán.

Quindi, se per caso passate da Roma, controllate se questa pietra è davvero lì dove vi ho appena raccontato e… dategli anche voi una lisciatina: brillerà di più.