Logica corporativa

Negli ultimi anni, la cultura italiana in Australia sembra attraversare una trasformazione profonda, quasi silenziosa, ma innegabile: quella della corporatizzazione. Un termine che fino a poco tempo fa sembrava estraneo al mondo delle tradizioni e delle feste di comunità, ma che oggi descrive la direzione intrapresa da molte iniziative. 

Laddove un tempo c’erano il volontariato, il senso di appartenenza e la celebrazione autentica delle radici, ora emergono logiche economiche e strategie di marketing.

Il punto fisso, sempre più evidente, è la creazione di capitale. I grandi eventi italiani, spesso definiti “festival culturali”, “expo” o “showcase”, si presentano come ponti tra culture, ma di fatto rispondono a obiettivi di ritorno economico, visibilità mediatica e posizionamento politico. Gli stand gastronomici diventano “brand experiences”, gli sponsor definiscono i contenuti, e l’esperienza culturale viene confezionata per essere venduta, non condivisa. Ciò che un tempo era il frutto di una comunità in dialogo con sé stessa diventa ora un prodotto da consumare sotto le luci e davanti alle telecamere.

Questa dinamica riguarda, a volte l’intero modo in cui la cultura italiana viene rappresentata. Le feste paesane, cuore pulsante dell’emigrazione italiana, erano luoghi di memoria collettiva: la processione del santo patrono, la banda, la cucina preparata insieme, la lingua mista di dialetto e inglese che univa generazioni.  Oggi, molte di queste feste vengono sostituite da “Italian Festa”, “Food & Wine Festivals” o “Italian Expo” sponsorizzati da aziende. Non c’è più la zia che frigge le zeppole, ma lo chef televisivo che propone la “reinterpretazione gourmet” della cucina tradizionale.

Non si tratta di rimpiangere il passato. In questo quadro, la crescita morale e civile, quella che nasce dal confronto, dall’educazione e dalla memoria, rischia di essere marginalizzata.

La cultura invece deve restare, prima di tutto, un atto generoso verso ciò che siamo e ciò che vogliamo continuare a essere.