Porta San Paolo a Roma

di Pino Forconi

Porta San Paolo, originariamente chiamata Porta Ostiense perché la sua strada principale collegava Roma al porto di Ostia, fu poi ribattezzata San Paolo grazie alla vicina basilica costruita in memoria dell’apostolo Paolo. La porta è parte delle mura Aureliane e racchiude angoli di storia.

Infatti, il 10 settembre 1943 fu teatro di una battaglia da parte dell’esercito italiano, nel vano tentativo di evitare l’occupazione di Roma. Per questo è simbolo della resistenza dei romani, che cercarono di impedire l’invasione dell’esercito tedesco, purtroppo capitolando di fronte alle pressanti forze nemiche.

La porta fu costruita nel 270 d.C. come ingresso delle mura Aureliane, che inglobarono anche la famosa Piramide Cestia, già presente prima ancora della costruzione delle mura stesse, avvenuta tra il 270 e il 275 d.C., naturalmente sotto l’Imperatore Aureliano. 

Per informazione: le mura hanno ben 17 porte, anch’esse costruite dall’Imperatore Aureliano, e quindi dette anche porte aureliane: Flaminia, Pinciana, Salaria, Nomentana, Pretoriana, Tiburtina, Prenestina, Asinaria, Metronia, Latina, Appia, Ardeatina, Ostiensis, Portuensis, Aurelia, Settimiania, Cornelia. Alcune di queste hanno cambiato nome o sono scomparse, come l’Ardeatina, la Portese, Cornelia, Maggiore.

Dato che parlo sempre della mia Roma, sarebbe utile ricordare quanto essa sia antica: era un giorno di primavera, il 21 aprile del 753 a.C., la bellezza di 2778 anni fa. Niente male, e se li porta ancora bene.

Accanto a queste mura Aureliane sorge una strana costruzione dall’impeccabile taglio egiziano: la Piramide Cestia. Tranquilli, non è egiziana né appartiene a qualche faraone. La piramide fu costruita tra il 18 e il 12 secolo a.C. come tomba per Gaio Cestio Epulone, membro dei “septemviri epulones”, un corpo politico-sacerdotale romano. Egli volle che il sepolcro fosse costruito in 330 giorni, né uno in più né uno in meno. Si potrebbe dire: tutti strani, sti politici.

Ad ogni modo, l’ispirazione era egizia, forse ispirata al periodo in cui Ottaviano Augusto trascorse del tempo in Egitto per amore di Cleopatra.

Anche i ricchi di quel tempo vollero emulare i faraoni: una struttura non molto alta, circa 40 metri, con lati di circa 30 metri, lastre di marmo esterne, affreschi suggestivi all’interno raffiguranti ninfe e Vittorie alate, sicuramente saccheggiata per qualche interesse storico commerciabile (tombaroli).

Oggi è visitabile gratuitamente dietro prenotazione. Non è l’unica piramide a Roma: ve ne erano altre due, al posto delle chiese di Piazza del Popolo e lungo la Via della Conciliazione, chiamata Mechita Romuli, demolita nel 1499 da Papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) per fare posto al Giubileo del 1500. Buona lettura e a presto.