La burocrazia affossa il turismo di ritorno

Il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) ha pubblicato un’informativa a favore delle collettività italiane all’estero, che annuncia “l’ingresso gratuito a musei, aree e parchi archeologici gestiti dallo stato per cittadini italiani all’estero iscritti all’AIRE per gli anni 2021, 2022, 2023.”

Si legge nella nota che “in attuazione dell’articolo 1, comma 89, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo consente, negli anni 2021, 2022 e 2023, nei limiti di un fondo appositamente istituito, l’accesso gratuito ai cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) a musei, aree e parchi archeologici gestiti dallo stato italiano a seguito di esibizione di idoneo documento comprovante l’iscrizione all’AIRE.” 

E fin qui la notizia è, senza ombra di dubbio, positiva considerato che il governo ha deciso di investire per favorire il turismo delle radici, ovvero agevolare i discendenti dell’emigrazione  storica  a  ritornare  in  Italia per  contribuire  alla  ripresa delle attività economiche e dei servizi.

Ma come è possibile avere queste agevolazioni per gli iscritti all’AIRE, soprattutto i discendenti, che fanno visita al belpaese per contribuire a rilanciarne le sorti economiche? A parere del CGIE, “si ritiene che i connazionali residenti all’estero possano esibire un proprio documento di identità dal quale risulta l’iscrizione all’AIRE.” 

Gli Italiani residenti all’estero possono accedere alla carta d’identità elettronica solo se residenti in uno dei paesi dell’Unione Europei dove i consolati sono abilitati al rilascio, in via sperimentale. 

Per noi qui in Australia, a 20,000 km, si legge invece nel sito di un consolato italiano locale che l’ufficio “non può provvedere al rilascio di carte di identità né elettroniche né cartacee.” Continua il CGIE, che alternativamente, il cittadino può “chiedere al proprio Comune di riferimento un certificato di iscrizione all’AIRE o, infine, esibire una propria autocertificazione nella quale si dichiara l’iscrizione all’AIRE del proprio comune (D.P.R. 445/2000).” 

Se hai intenzione di visitare il Colosseo a Roma, ma il comune di nascita (e residenza) di tuo nonno prima dell’emigrazione all’estero era Canicattì, in provincia di Agrigento, dovrai prima recarti in Sicilia, reperire il certificato AIRE per poter usufruire delle agevolazioni. 

Ci sono anche i procacciatori online, che per una cinquantina di Euro ti fanno avere il certificato via email, in formato digitale.

Per l’autocertificazione, sarebbe utile avere dei moduli precompilati, magari bilingue disponibili nei siti dei consolati, ma evidentemente fin quando la documentazione da compilare è in italiano, sarebbe utile non affidarsi troppo al fai da te evitando di incappare in qualche malinteso burocratico. 

Nel paese delle banane e del posto fisso, è normale infine il fatto che benché all’atto pratico l’iscrizione all’AIRE avvenga con un modulo inoltrato al Consolato di competenza una volta che il connazionale si trova stabilmente all’estero, “il Consolato non può rilasciare certificati di iscrizione all’AIRE, che è una banca dati gestita dai Comuni.” 

E ti pareva?! Eppure mi sembra di ricordare che abbiamo eletto due rappresentanti al parlamento italiano, entrambi dall’Australia, un deputato e un senatore, tanti quanti ne conta la Regione Valle d’Aosta. Ma questa, evidentemente, è un’altra storia.

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