C’è una realtà che da tempo viene ignorata, e il silenzio inizia a pesare come un macigno: la comunità italiana di Wollongong sembra essere stata dimenticata. Non da sé stessa, ma da chi avrebbe il dovere di rappresentarla, di ascoltarla e di valorizzarla.
Negli ultimi anni, Wollongong sembra essere scomparsa dal radar dei rappresentanti italiani in Australia. Gli eventi, le iniziative, le cerimonie ufficiali e perfino i programmi di promozione culturale gravitano ormai intorno a Sydney, come se tutto ciò che accade altrove non meritasse attenzione o risorse. Eppure, è proprio qui, nel cuore dell’Illawarra, che per decenni gli italiani hanno costruito comunità forti, club sociali, parrocchie e scuole di lingua, luoghi che sono stati fondamentali per la coesione e l’identità di intere generazioni.
La loro storia non è fatta di passerelle o di titoli onorifici, ma di lavoro, fede e solidarietà. Generazioni di famiglie venute dal Sud Italia hanno contribuito allo sviluppo industriale e umano di Wollongong, portando avanti un’eredità che meriterebbe rispetto e riconoscimento. Invece, oggi prevale l’oblio, accompagnato da un disinteresse istituzionale che ferisce chi, nonostante tutto, continua a sentirsi parte integrante della grande famiglia italiana d’Australia.
L’ultima vera iniziativa significativa risale al 2021, quando Maria Stella Vescio, allora vicepresidente del Com.It.Es. del New South Wales, promosse una raccolta di memorie dedicata agli italiani di Wollongong. Un progetto che seppe unire associazioni, rappresentanti consolari, insegnanti, anziani e giovani, restituendo dignità e voce a chi aveva vissuto sulla propria pelle le fatiche dell’emigrazione. Da allora, il nulla. Nessun seguito, nessun evento di rilancio, nessuna presenza istituzionale che abbia mostrato un interesse concreto da parte di chi è stato eletto per rappresentare l’Illawarra e che ora, probabilmente, è impegnato più nel lavoro personale che nel restituire qualcosa a chi gli ha dato fiducia.
È inaccettabile che un territorio come questo venga escluso dal dialogo culturale e civile della comunità italiana in Australia. Mentre a Sydney si organizzano conferenze, premiazioni e incontri di rappresentanza, Wollongong viene trattata come una nota a piè di pagina, una provincia marginale senza peso politico o culturale… almeno fin quando non arriva la prossima tornata elettorale del Com.It.Es. o dei rappresentanti politici. In periodi di campagna, riaffioriranno sicuramente iniziative di solerti club che al momento restano dormienti, pronti a risvegliarsi solo per tornaconto o visibilità.
Il problema non è solo geografico, ma a questo punto anche morale. Perché ignorare una comunità significa negarle la possibilità di esistere nello spazio pubblico della memoria collettiva. È una forma di centralismo culturale che tradisce la missione dei nostri enti di rappresentanza, nati per essere strumenti di unità, non di esclusione.
Se i rappresentanti italiani vogliono davvero parlare di inclusione, allora devono tornare a parlare e a farsi vedere a Wollongong. Non per un’occasione simbolica o per scattare una foto da postare online, ma per ricostruire un legame autentico: ascoltare le persone, raccogliere le loro esperienze, e rilanciare iniziative culturali e sociali che restituiscano visibilità a chi, per troppo tempo, è stato messo da parte.
Wollongong non chiede privilegi, ma rispetto e riconoscimento. Chiede di non essere ricordata solo quando conviene. Fino a quando ciò non accadrà, questo resterà il triste paradosso della nostra rappresentanza.
