di Emanuele Esposito
Gli italiani nel mondo tornano nel bilancio dello Stato. Ma il centrodestra investe più dei governi di centrosinistra. La Legge di Bilancio 2026, infatti, segna un record di stanziamenti per la rete diplomatica e culturale italiana all’estero: 49 milioni di euro, di cui 35 strutturali e 14 destinati alle elezioni dei Comites e del CGIE.
Una cifra mai raggiunta dai governi di centrosinistra, che tra il 2014 e il 2022 avevano destinato risorse più limitate e frammentate.
Ma resta una domanda: più fondi per la diplomazia o veri investimenti sulle comunità italiane nel mondo? Nel grande mosaico della Legge di Bilancio 2026, gli italiani nel mondo ritornano al centro della scena economica e diplomatica. La bozza prevede 14 milioni di euro per lo svolgimento delle elezioni dei Comites e del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), 35 milioni annui per un nuovo Fondo per la Promozione Economica e Culturale all’Estero, e ulteriori risorse per l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
In totale, circa 49 milioni di euro: una cifra che, nel linguaggio delle leggi di bilancio, rappresenta un segnale politico chiaro — il più alto investimento dell’ultimo decennio per la proiezione estera dell’Italia. Dal 2014 al 2022, con i governi Renzi, Gentiloni, Conte I-II e Draghi, i capitoli dedicati agli italiani all’estero oscillavano tra i 12 e i 30 milioni di euro annui. Si privilegiavano microinterventi: borse di studio, fondi linguistici, scuola italiana all’estero, contributi culturali. Risorse preziose, ma senza continuità né visione strategica. Oggi, invece, la manovra introduce un fondo strutturale da 35 milioni l’anno presso il MAECI, destinato a finanziare diplomazia economica, cultura, scienza, sport e Made in Italy.
Una novità assoluta che, sul piano tecnico, rende la manovra del 2026 la più corposa dell’ultimo decennio per il capitolo “italiani all’estero e promozione del sistema Paese”. Ma non mancano le contraddizioni. Dei 49 milioni previsti, solo 14 sono effettivamente destinati alle comunità italiane, e per una spesa — quella delle elezioni Comites e CGIE — che molti considerano discutibile.Nel frattempo, i contrattisti consolari continuano a percepire stipendi bloccati da anni, i servizi digitali procedono a rilento, e il personale nei consolati è ancora insufficiente.
Il governo di centrodestra ha scelto una strategia diversa: meno memoria e più proiezione.Si parla di “Italia nel mondo” più che di “italiani nel mondo”. È un cambio di paradigma politico: la comunità all’estero come risorsa economica e d’immagine, non come segmento sociale da assistere.
Il centrosinistra, pur con risorse inferiori, manteneva un approccio più affettivo e culturale: finanziava scuole italiane, lingua, identità, ma senza mai costruire una struttura stabile. Il centrodestra invece — con questa manovra — introduce stabilità economica, ma rischia di perdere il legame umano con le comunità. I numeri dicono che la Manovra 2026 è la più ricca dell’ultimo decennio per gli italiani nel mondo. Ma i numeri, da soli, non bastano.
Perché un bilancio può riempire le tabelle, ma non le distanze. Finché i consolati resteranno in affanno, i contrattisti sottopagati e la burocrazia più veloce della diplomazia, anche 49 milioni non basteranno. Il vero investimento non è nei fondi, ma nella fiducia.
E quella, nessuna manovra economica potrà mai comprarla.
