Nel giorno in cui l’Italia celebra il 4 novembre, la Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il pensiero corre a chi, in divisa o nelle istituzioni, difende ogni giorno la libertà, la democrazia e la pace. È un giorno di memoria, ma anche di visione: perché la sicurezza e la difesa non appartengono solo al passato, ma costruiscono il futuro.
In questa cornice di significato si inserisce la figura dell’onorevole Nicola Carè, deputato eletto all’estero e recentemente nominato Capogruppo dei Socialisti e Democratici all’Assemblea Parlamentare della NATO. È la prima volta che un italiano — e, soprattutto, un rappresentante degli italiani nel mondo — assume un ruolo di tale rilievo in seno all’Alleanza Atlantica.
“È un grande onore e una grande responsabilità”, dichiara Carè. “Per la prima volta, un italiano guida il gruppo dei Socialisti e Democratici della NATO, che riunisce parlamentari progressisti di Europa, Stati Uniti e Canada. E per la prima volta questo incarico è affidato a un deputato eletto all’estero: un segnale fortissimo, che testimonia il riconoscimento del contributo italiano in termini di equilibrio, competenza e credibilità.”
Carè concepisce la difesa non solo come ambito militare, ma come pilastro della coesione nazionale e della credibilità internazionale. “La difesa è una responsabilità collettiva,” spiega. “La sicurezza di un Paese non può essere disgiunta dal rispetto delle istituzioni e dal senso di comunità. Oggi la sicurezza è cyber, energetica, tecnologica, economica e diplomatica. È un concetto ampio, che include la pace, la prevenzione dei conflitti e la cooperazione tra i popoli.”
All’interno della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, Carè ha portato avanti una visione riformista e multilaterale. “La difesa deve essere un pilastro della politica nazionale, non un comparto isolato,” osserva. “Serve una visione che unisca sicurezza e sviluppo, che valorizzi le professionalità delle nostre Forze Armate e investa nella ricerca, nella tecnologia e nella formazione dei giovani. Le Forze Armate italiane rappresentano la parte migliore del Paese: quella che serve con disciplina, competenza e spirito di sacrificio.”
In occasione del 4 novembre, Carè invita a non ridurre la celebrazione delle Forze Armate a un rito della memoria. “Onoriamo chi ha difeso la Patria, ma ricordiamoci anche che la pace non è mai un dato acquisito,” afferma. “Va costruita ogni giorno attraverso il dialogo e la diplomazia. La nostra politica di difesa deve essere profondamente europea e mediterranea — perché nel Mediterraneo si gioca una parte decisiva della stabilità mondiale — ma deve restare anche atlantica. La NATO è la cornice più solida di sicurezza del mondo libero. L’Italia deve essere ponte, non spettatrice.”
Il nuovo incarico di Carè all’interno della NATO ha dunque valore simbolico e strategico. “Significa che la rappresentanza degli italiani nel mondo non è più solo simbolica, ma politica e concreta,” spiega. “Chi vive fuori dai confini nazionali può essere protagonista delle decisioni che riguardano la pace, la sicurezza e il futuro delle democrazie. È un segnale che rafforza la credibilità dell’Italia e la sua capacità di essere interlocutore affidabile.”
Essere socialista e democratico nella NATO, aggiunge, comporta una responsabilità morale oltre che politica. “Significa portare nell’Alleanza una cultura della sicurezza che metta al centro l’uomo, la libertà e la giustizia sociale. La NATO non è solo un’alleanza militare: è una comunità di valori. Non si tratta di scegliere tra forza e diplomazia, ma di far convivere entrambe. La vera forza è quella che previene i conflitti, non quella che li alimenta.”
Non sorprende che Carè, che ha vissuto per anni in Australia, veda in quel Paese un partner strategico nella cooperazione per la sicurezza globale. “L’Australia è oggi uno dei principali attori della sicurezza nell’Indo-Pacifico, una regione che sta diventando sempre più centrale negli equilibri mondiali,” spiega. “L’Italia può essere un partner naturale: abbiamo competenze industriali, tecnologie avanzate e una cultura diplomatica che privilegia la cooperazione rispetto alla contrapposizione. La collaborazione tra Italia e Australia – già solida sul piano economico e culturale – può estendersi anche alla difesa, alla cybersecurity, alla ricerca dual use e alla formazione congiunta. È una nuova frontiera della politica estera italiana, dove le nostre comunità all’estero possono diventare fattore strategico di relazione e influenza positiva.”
Ma il contesto internazionale è oggi complesso e frammentato. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, le tensioni globali e le nuove minacce ibride richiedono risposte coordinate.
“L’Italia deve essere protagonista, non gregaria,” afferma Carè con determinazione. “Deve proporre, non solo aderire. La nostra posizione geografica ci pone al centro del Mediterraneo: un ponte naturale tra Nord e Sud, tra Europa e Africa, tra Oriente e Occidente. È un ruolo che comporta responsabilità, ma anche opportunità. Possiamo difendere i nostri interessi nazionali all’interno di una cornice multilaterale, senza rinunciare ai nostri valori europei e democratici.”
Tra i punti centrali della sua agenda vi è anche la dimensione industriale e tecnologica della difesa. “Investire nella difesa non significa militarizzare la società,” chiarisce. “Vuol dire rafforzare la capacità del Paese di affrontare le sfide del futuro.
La difesa genera innovazione, occupazione qualificata e autonomia strategica. La politica deve avere il coraggio di legare la sicurezza non solo alle emergenze, ma al futuro del Paese. Difendere significa anche progettare, prevenire, educare.”
Per Carè, il suo impegno in ambito NATO è “politico, umano e istituzionale”. “La difesa non è una materia tecnica: è la misura della nostra idea di Stato, di Europa e di mondo,” sottolinea. “Essere parte della NATO significa partecipare alle scelte che determinano la pace e la sicurezza del pianeta. Come socialista e come italiano, credo in una difesa che protegge le persone, non solo i confini; che costruisce ponti, non muri; che rafforza la libertà, non la paura.”
Infine, “Il 4 novembre ci ricorda che la libertà non è mai scontata,” conclude Carè. “È frutto di impegno, sacrificio e responsabilità condivisa. Difendere la libertà significa, oggi più che mai, saperla proteggere anche attraverso il dialogo, la diplomazia e la solidarietà tra i popoli.”
