L’University of Technology Sydney sta precipitando in una delle crisi più vergognose della sua storia: 167 corsi e 1,101 materie rischiano la soppressione. Tra queste figurano anche 9 materie di Lingua e Cultura Italiana ed altre che avrebbero permesso agli studenti una maggiore conoscenza dell’Italia attraverso ricerche ed esperienze di studio nel Belpaese.
Molti di queste materie, raggruppate per la maggior parte nella Laura in Studi Internazionali, sono state per decenni un punto di riferimento nell’internazionalizzazione accademica dell’istruzione, combinando apprendimento multilingue e interculturale con un approccio alle scienze sociali che connette processi globali a realtà locali. Tra i sei programmi principali figurano le lingue: Italiano, Cinese, Francese, Tedesco, Giapponese e Spagnolo. L’Italiano, in particolare, ha plasmato generazioni di studenti che riconoscono a UTS un ruolo decisivo nella loro formazione personale e professionale, dall’insegnamento alle competenze essenziali per accedere alla carriera diplomatica.
Oggi, questi laureati guidano progetti di interculturalità in tutto il mondo, portando il prestigio di UTS fuori dai confini nazionali. Eppure, il piano denominato Operational Sustainability Initiative, annunciato dal Vice-Chancellor Andrew Parfitt all’inizio dell’anno, minaccia circa 400 posti di lavoro tra personale accademico e professionale e la cancellazione di oltre 100 corsi, incluso il Diploma of Languages e il rinomato International Studies.
Uno schiaffo in faccia a studenti, docenti e comunità, lasciati improvvisamente a difendere un’eccellenza storica e la possibilità di formarsi presso l’UTS.
Il gruppo di lavoro di International Studies ha tentato una mobilitazione con richieste di lettere ai membri del Consiglio Universitario.
La richiesta di supporto, benché legittima, sembra essere arrivata con soli pochi giorni di preavviso prima della riunione dell’organo deliberativo, cercando di raccogliere sostegno da organizzazioni italiane, scuole di lingua e rappresentanti comunitari. Piani alternativi per garantire la sostenibilità senza cancellare il programma di Studi Internazionali esistono già, ma chi li ascolta?
E, infine, dove sono i nostri famosi rappresentanti? Alcuni sono pronti a farsi immortalare in T-shirt personalizzate e occhiali da sole agli stand della Norton Street Festa o alle serate a ritmo di jazz, come Antonio Razzi a Ballando con le Stelle, ma quando c’è da lavorare… latitano.
