Nella nostra comunità italiana d’Australia esistono purtroppo ancora spazi in cui prevalgono scontri personali, sospetti e polemiche sterili. È un fenomeno che si ripresenta ciclicamente: lettere inviate ai giornali contro “Tizio” o “Caio”, accuse più o meno velate, richiami a vecchi dissapori che sembrano non trovare mai una conclusione. Il problema? Sono questioni che raramente interessano davvero ai lettori e che, ancor meno, giovano all’immagine della nostra comunità.
Si tratta di dibattiti che non partono da temi di interesse pubblico, ma da storie private trasformate in battaglie pubbliche, a volte con avvocati, lettere legali e altri grattacapi burocratici. Il risultato è un rumore di fondo che soffoca ciò che invece dovrebbe emergere: la ricchezza delle iniziative culturali, l’impegno dei volontari, il contributo delle nuove generazioni e la vitalità dei nostri enti. Chi non fa nulla e cerca gloria non merita di essere riconosciuto, ma chi lavora con determinazione va incoraggiato e sostenuto.
Non si tratta di negare la legittimità delle opinioni o del confronto critico, che rimangono elementi fondamentali di una comunità matura, ma di distinguere ciò che serve a costruire da ciò che serve solo a far apparire come salvatori della comunitità chi invece ci specula sopra.
La domanda, allora, è semplice: a chi giova tutto questo? Sicuramente non alla comunità, che appare al mondo esterno più frammentata di quanto non sia realmente. Né giova ai tanti giovani che vorrebbero vedere nella rete associativa italiana uno spazio di crescita e collaborazione, non un campo di battaglia dove chi urla di più spera di guadagnarsi una riga di giornale.
Forse è tempo di lasciar andare certe ruggini, certe gelosie e certe rivalità personali che nulla hanno a che fare con il bene comune. La nostra comunità ha dimostrato più volte di saper essere protagonista di iniziative importanti: dalla promozione della lingua italiana agli eventi culturali, dalla solidarietà alle nuove imprese.
