di Angelo Paratico
Il telefono è lo strumento più comune per tutti noi, uno strumento ormai indispensabile per tutti noi e che sta mutando il mondo. Di tanto in tanto, soprattutto sulla stampa anglosassone appare il nome di Graham Bell come suo inventore. In realtà Bell rubò in maniera fraudolenta l’idea al nostro Antonio Santi Giuseppe Meucci (Firenze 1808 – New York 1889) e poi sfruttando le sue entrature e i suoi soldi promosse la sua diffusione, comportandosi in maniera vergognosa nei confronti del suo vero inventore.
Nel 2002 due deputati americani di origine italiano hanno fatto approvare al Congresso una risoluzione che certifica la preminenza di Meucci su Bell.
Il Congresso degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che ha corretto quella ingiusta condanna, ecco un articolo pubblicato dal Guardian il 22 giugno 2002, scritto da Rory Carroll: Gli storici e gli italo-americani hanno vinto la loro battaglia per convincere Washington a riconoscere un genio meccanico poco conosciuto, Antonio Meucci, come padre delle comunicazioni moderne, 113 anni dopo la sua morte. Il voto della Camera dei Rappresentanti ha suscitato gioiose rivendicazioni nella patria di Meucci, dove finalmente Bell è stato smascherato come un perfido scozzese che ha trovato fortuna e fama rubando il lavoro di un altro uomo.
Definendo la carriera dell’italiano straordinaria e tragica, la risoluzione affermava che il suo “teletrofono”, presentato a New York nel 1860, lo rendeva l’inventore del telefono al posto di Bell, che aveva avuto accesso al materiale di Meucci e che aveva ottenuto un brevetto 16 anni dopo.
È opinione della Camera dei Rappresentanti che la vita e le realizzazioni di Antonio Meucci debbano essere riconosciute e che il suo lavoro nell’invenzione del telefono debba essere riconosciuto” si affermava nella risoluzione. Meucci depositò una riserva di brevetto nel 1871 (5 anni prima di Bell) perché non aveva abbastanza soldi per pagare un brevetto completo. I suoi quaderni e gli strumenti andarono persi, venduti per pochi dollari da sua moglie mentre lui era malato, essendo stato ferito in un grave incidente su un traghetto che prese fuoco e affondò.
Fu poi dimostrato senza ombra di dubbio che quegli strumenti finirono nelle mani di un amico di Alexander Bell che glieli passò. Si tenne un processo a New York, ma a quel punto Bell, un abile ma ingrato uomo d’affari, aveva già fondato una società con filiali in tutto il mondo e il giudice, contrariamente alle aspettative comuni e contro alle prove.
Meucci conosceva poco l’inglese e aveva spesso esplosioni di rabbia e così la Corte si pronunciò a favore del milionario scozzese naturalizzato canadese senza concedere alcun risarcimento al povero immigrato italiano.
La rappresentazione di Bell che si fa nei libri e nei film ha irritato generazioni di italiani che conoscono la storia di Meucci.
Nato nel 1808, studiò design e ingegneria meccanica all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, come tecnico di scena al Teatro della Pergola della città, sviluppò un sistema primitivo per aiutare i colleghi a comunicare.
Negli anni ’30 dell’Ottocento si trasferì a Cuba e, mentre lavorava a dei metodi per curare le malattie con scariche elettriche, scoprì che i suoni potevano viaggiare tramite impulsi elettrici attraverso fili di rame. Intuendone il potenziale, nel 1850 si trasferì a Staten Island, vicino a New York City, per sviluppare la tecnologia.
Quando la moglie di Meucci, Ester, rimase temporaneamente paralizzata, nel 1856, egli installò un sistema per collegare la sua camera da letto con il suo laboratorio adiacente e nel 1860 tenne una dimostrazione pubblica che fu riportata dalla stampa italiana di New York.
Oltre a dare rifugio agli esiliati politici (Giuseppe Garibaldi fu ospite a casa sua per tre mesi) Meucci lottò per trovare un sostegno finanziario, ma senza successo. Costretto a realizzare nuovi prototipi di telefoni dopo che sua moglie Ester vendette le sue macchine per 6 dollari a un negozio di seconda mano, i suoi modelli divennero più sofisticati.
Un induttore formato attorno a un nucleo di ferro a forma di cilindro era una tecnica così sofisticata che fu utilizzata decenni dopo per le connessioni a lunga distanza. Meucci non poteva permettersi i 250 dollari necessari per un brevetto definitivo per il suo “telegrafo parlante”, quindi nel 1871 presentò una richiesta rinnovabile di un anno per un brevetto di imminente preparazione.
Tre anni dopo non poteva nemmeno permettersi i 10 dollari necessari per rinnovarlo e lo lasciò scadere. Inviò un modello e i dettagli tecnici alla compagnia telegrafica Western Union, ma non riuscì a ottenere un incontro con i dirigenti. Quando nel 1874 chiese la restituzione del suo materiale, gli fu detto che era andato perso, mentre in realtà era nelle mani di Bell. Due anni dopo, Bell depositò un brevetto per un telefono e divenne una celebrità, poi concluse un lucrativo accordo con la Western Union. Meucci intentò una causa e stava per vincere: la Corte Suprema accettò di riesaminare il caso e furono avviate accuse di frode contro Bell, ma il fiorentino morì nel 1889 e l’azione legale morì con lui.
