Season’s Greetings?

C’è qualcosa di profondamente inquietante nell’Occidente di oggi. Non si tratta solo di instabilità politica o di crisi economiche, ma di una frattura più profonda: una civiltà che sembra aver perso la consapevolezza di sé stessa e, soprattutto, il coraggio di dirlo apertamente.

“Season’s Greetings” è diventata la formula neutra, rassicurante, politicamente corretta. Compare su comunicazioni ufficiali, messaggi istituzionali, auguri aziendali. Una scelta lessicale che ha un obiettivo preciso: evitare una parola sola, Natale. Perché nominarlo potrebbe “offendere qualcuno”. Così sembra.

Eppure, questa prudenza non è affatto universale. Guai a dimenticare gli auguri per l’Eid. Guai a non celebrare il Ramadan, il Diwali o il Capodanno lunare. In quei casi, il silenzio sarebbe – giustamente – interpretato come mancanza di rispetto o esclusione. L’asimmetria è evidente e ormai difficile da giustificare.

Il problema non è l’inclusione. L’inclusione autentica nasce dalla sicurezza, non dalla paura. Il problema è l’autocensura culturale. L’Occidente sembra aver interiorizzato un senso di colpa permanente verso la propria storia, fino al punto da considerare le proprie tradizioni come qualcosa da diluire, neutralizzare, rendere anonimo.

Il Natale non è soltanto una festa religiosa. È un fatto culturale, storico e simbolico. È musica, arte, calendario, linguaggio. È una delle colonne portanti dell’identità occidentale. Cancellarne il nome dallo spazio pubblico non rende la società più aperta: la rende più fragile e più vuota.

Questa non è tolleranza, è smarrimento. È il segno di una civiltà che non si sente più legittimata ad affermare sé stessa, che confonde il rispetto con la rinuncia e il dialogo con l’auto-negazione. Dire “Buon Natale” non esclude nessuno. È un atto di chiarezza, non di arroganza. Il vero pluralismo nasce quando ciascuno sa chi è e non ha paura di dirlo. Forse il problema non è il timore di offendere gli altri. Forse è la paura, tutta occidentale, di riconoscersi allo specchio.

Buon Natale. Senza scuse.