La musica della vita

Origini

Lontano, in un angolo delle Alpi, lavoratori, duri al lavoro, faticano in campi, latterie e cascine per estrarre un sostentamento da un ambiente che non perdona e si preparano alla meglio per l’inverno in arrivo.

Le stagioni si sussuegono come un baleno, il mondo gira e le generazioni vengono e vanno, tutte a fare del loro meglio trasmettendo alle nuove generazioni maniere di pensare e fare. Questa è la cultura e, se non si fa, la gente abbandona il posto o muore e ciò che rimane sono solo ciottoli di vasi nel fondo di uno scavo archeologico.

La cultura si può imprimere nella mente delle nuove generazioni in maniere diverse.  Anzitutto con la lingua, sia scritta che orale e certamente attraverso pratica ed istruzione. Ma c’è di più, c’è un altro modo che, in certa maniera, è più pressante ed attraente di tutti gli altri messi insieme ed è, anche, il modo più antico: è la musica.

Nel Friuli, come in molti altri luoghi, la musica, la danza e la cultura letteraria sono indivisibili e racchiudono lo spirito del luogo contagiando la gente che ivi fiorisce.

Antropologia dello spirito

Sarà più facile se ve lo dimostro. Lasciate che vi conduca per mano, miei lettori, e vi porti là…

Osservate la ‘Sagra’ che sta per cominciare nel paesino circoscritto dalle rocce.  È un paesaggio simpatico e verdeggiante durante il mese mite di settembre. Come notate, la sagra spesso avviene durante il solstizio e, come vedete, la gente partecipa numerosa per godersi il tempo e la compagnia.

I rami dei ciliegi e dei peschi pendono bassi, abbondanti di frutta saporita come pure le vigne. I funghi di campo crescono e sono da ghiottoni. 

La gente si sparge volenterosa da un posto all’altro per fare di questo e di quello, che sia di maggiore o minore importanza. Si gode poter essere fuori all’aria fresca ed al calore del sole. La gente è felice, lusinghiera e decisa di poter celebrare in qualunque occasione.

Le ‘sagre’ spesso esaltano cibi locali, riflessi nel nome della ‘sagra’. 

La varietà delle specialità gastronomiche dell’Italia è una meraviglia: per esempio, troviamo tra i festival artigiani, la Sagra della Rana Casteldilago vicino ad Arona, la Sagra della Melanzana ripiena a Savona, la Sagra della Polenta a Perticara di Novafeltria, la Sagra del Lattarino a Bracciano, la Sagra del Frico a Carpacco-Dignano. Ci sono molti altri esempi, ma mi fermo qui.

Tra le ‘sagre’ più comuni voglio ricordare quelle che mettono in mostra l’olio d’oliva, il vino, la pasta e dolci di ogni tipo, castagne ed ogni specie di formaggi! 

A sinistra si intravedono cibi tradizionali che vengono preparati per la ‘Sagra’. Ne senti il profumo così appetitoso? Peccato che dobbiamo proseguire…

Adesso possiamo sbirciare di sfuggita attraverso gli ‘scuri’ dove gli artisti si stanno preparando. Fatto il bagno e spruzzati di profumi di fiori, indossano indumenti di lana studiatamente abbelliti che, anche se immobili, sembra siano in moto. Molti sono addobbati da complessi disegni incrociati in materiale colorato. Altri sono tagliati dalle più raffinate stoffe magicamente tessute. Sono stoffe lavorate senza riguardo al costo.

Avete notato che gli abiti dei ragazzi sono distintamente differenti da quelli delle ragazze? 

Non è per caso, ma perché una funzione della danza è quella di forgiare la prossima generazione di cittadini e così i due sessi si esibiscono in modo avvenente. Non è tanto per il sesso ma perlopiù per amore e impegno. Impegno vicendevole: la comunità ed un futuro incerto. La danza e la musica fanno parte pure del consolidamento del gruppo e generano fiducia ed amicizia.

Danza, musica e ricordo

Senza riguardo a ciò che succede attorno, appena ci si inserisce nella danza si è trasportati altrove. Il tempo si ferma. Il tutto diventa più semplice e si può rilassarsi e lasciar andare. Può essere di terapia sia per coloro che si esibiscono e moltissimo anche per gli spettatori.

Provate ad immaginare una gran danza dopo una guerra, o pestilenza o vasto terremoto che hanno devastato un paese. Sarebbe straordinario e commovente. Guardando in giro si nota la mancanza di molti amici.

Fantasmi, appena fuori di vista, che osservano e forse applaudono mentre danzano nella penombra. 

I superstiti possono dolersi e riprendere fiato, riflettere su ciò che fu, svuotare la mente e concentrarsi ed essere grati per ciò che è rimasto e meno su ciò che hanno perso.

La musica, con le sue melodie ipnotiche e ritmi che battono al cuore, ci rende consci di essere vivi ed in buona compagnia. Già, così come c’è stato un ieri e c’è un oggi, ci sarà anche un domani e sarà bello. 

I danzatori saltano e balzano come mele in un barile d’acqua. Si scontrano e si separano. Si contorcono e continuano senza fermarsi. 

È una visione allo stesso tempo buffa e divertente e ci fa pensare alla maniera pratica di come noi viviamo.

La musica è come la pioggia che s’infiltra nell’aridità della nostra anima che anela il nutrimento oltre il lavoro ed il disappunto. Decenni più tardi, al suono di uno scorcio di musica dalla chitarra, siamo subito trasportati con perfetto ricordo al momento in cui l’abbiamo sentita per la prima volta.

La musica della vita

Le arti dello spettacolo hanno un posto speciale per la maniera in cui possono elevarsi al di sopra di eventi estremi. Son sempre esistite e saranno sempre di necessità per dare espressione ai nostri angeli e demoni ed assisterci nel gestire la nostra condizione umana.

Il cibo, la musica, il tempo, il movimento, l’espressione gioiosa sono segni di speranza ed io li trovo stranamente confortevoli in un Mondo in subbuglio. Alcune cose, almeno, non cambiano mai e continueranno ad addolcire la musica della nostra vita.

(Traduzione di JC)

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