Tutto è relativo, ma porto di Darwin è cinese… “e al nostro porto attracca solo chi vogliamo noi, non certamente i vostri sottomarini statunitensi”. Pare che l’annuncio sia stato fatto tramite i media statali a Pechino che suggeriscono al governo di casa nostra di preoccuparsi alle condizioni ambientali simili a quelle nutrite dal governo della Nuova Zelanda.
La mossa ha colto alla sprovvista il primo ministro ad interim Barnaby Joyce, che ha dichiarato di essere molto deluso dalla decisione.
“A quanto pare, il governo cinese ha cercato di chiamarci la scorsa notte, ma non c’era nessuno in ufficio” ha detto Joyce.
Certo che questi cinesi sono, a dir poco, poco corretti: ma si può telefonare ad un ufficio in Australia fuori orario? Non rispondono nemmeno nine-to-five, immaginiamoci alle 5,45pm.
Ci dovrebbe essere almeno la segreteria telefonica da quando Scott è andato a trovare la famiglia per la festa del papà, ma pare ci siano problemi anche in questo. La telefonata ricevuta dall’ufficio fuori orario viene ridiretta al call center, probabilmente nelle Filippine, India o… Cina.
Sarebbe proprio il colmo se una telefonata dal premier cinese fosse ridiretta alla Cina… beh, almeno avrebbero capito qualcosa, al contrario di noi in Australia che dei messaggio dei call center non ci capiamo una mazza.
“Poi questa mattina ho ricevuto un messaggio di text da Xi Jinping e dice che non possiamo usare la base cinese, ehm, il porto di Darwin per i nostri nuovi sottomarini perché non vogliono i rischi ambientali che derivano dai sottomarini nucleari – ha pro- seguito Joyce.
“E l’ultima volta che ho controllato, Darwin era in Australia. Dovrebbe essere una città au- straliana… senza porto. Quello l’abbiamo venduto ai cinesi. Oltre ai sottomarini ora dovremo pure costruire un porto privato a Darwin. Abbiamo tempo fino al 2025. Dieci più dieci meno”.
“Comunque, è maledettamente immaturo da parte di questi cinesi non lasciarci parcheggiare. Prendersela con noi senza preavviso mentre Scotty visita la famiglia. Sono una m@%$& di diplomazia”.
Ho contattato il governo cinese per un commento, ma non ho ancora ricevuto risposta.
Probabilmente saranno stati in pausa-lunch e la mia chiamata è stata ridiretta in India dove una solerte receptionist mi ha detto “please wait” … tre giorni fa e sto ancora aspettando.
Ma la musichetta indiana con Tabla, Sitar e Binka. … mi fa ricordare quella dei Beatles nel loro viaggio psichedelico del 1968 a Rishikesh dal Maharishi Mahesh Yogi.
No, grazie, non fumo.
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