Come collaboratrice di questo giornale, Allora!, devo ammettere che mi è piaciuta molto l’idea del capo redattore: dedicare alle donne una pagina di questo settimanale. Sentiamo parlare delle donne, dei valori, delle discriminazioni solo in poche occasioni durante l’anno, ovvero l’8 marzo, giornata di Festa Internazionale della Donna e il 25 novembre Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, violenza in ogni suo aspetto, materiale o psicologico, riportata costantemente dai media. Ma donna, madre, sorella, figlia… Sì, e sempre!
Ogni giorno ci sono donne costrette a subire enormi discriminazioni: essere silenziate, abusate, minacciate, comandate come le antiche schiave sotto padrone. Solo quando passeremo dagli slogan a difesa del genere femminile ai fatti, solo allora, potremo dire di essere una società più equa, giusta, solidale ed inclusiva.
Voglio dare vita a questa pagina dedicandola ad una donna di grande spessore umanitario ed esempio di emancipazione femminile: Rita Levi Montalcini. Nasce il 22 aprile del 1909 a Torino, con la sorella gemella Paola, da Adamo Levi e Adele Montalcini, in una famiglia ebrea sefardita. Entra nella scuola medica di Levi all’età di vent’anni, si laurea nel 1936 in medicina e chirurgia.
Fermamente intenzionata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria, l’ebrea Rita è costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme con l’istologo Giuseppe Levi.
La passione per la sua materia, lo studio del sistema nervoso che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita, la spinge ad andare avanti tanto che continua le sue ricerche in un laboratorio casalingo.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale è difficile intraprendere delle ricerche e, dopo un girovagare, approda a Firenze dove vive in clandestinità per qualche anno prestando collaborazione, come medico volontario, fra gli alleati. Finita la guerra, ritorna nel suo paese natale continuando le sue ricerche insieme con Levi. Riceve un’offerta dal Dipartimento di zoologia della Washington University, dove può proseguire le sue ricerche ricevendo incarichi prestigiosi tanto da restare in America per oltre trent’anni, precisamente fino al 1977.
Tra il 1951 e il 1952 Rita Levi Montalcini scopre il fattore di crescita nervoso noto come NGF che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche.
Nel 1986 le è conferito il Premio Nobel per la medicina. Dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di Neurologia del CNR con la qualifica di super esperto. Per tutta la vita si è dedicata ad attività di interesse sociale, quale la campagna contro le mine anti-uomo e la responsabilità degli scienziati nei confronti della società civile.
Nel 1992 istituisce, insieme con la sua gemella Paola, la fondazione Levi Montalcini in memoria del padre Adamo, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio per giovani studentesse universitarie africane; tutto ciò con l’obbiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese ed è del 1999 la sua nomina ad ambasciatrice dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’ Agricoltura (FAO) per contribuire alla campagna contro la fame nel mondo.
Nel 2008 l’Università degli Studi di Milano Bicocca, fondata nel 1998, le ha assegnato una laurea honoris causa in biotecnologie industriali. Nel 2009, quando ha compiuto già i suoi cento anni, Rita è registrata come la vincitrice più longeva del premio Nobel fra i ricercatori ed è stata, altresì, la senatrice in carica più anziana della nostra storia repubblicana.
Rita Levi Montalcini ci ha lasciati alla straordinaria età di 103 anni, il 30 dicembre 2012, a Roma che la salutò con camera ardente presso il Senato della Repubblica Italiana mentre le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia, presso il Cimitero Monumentale di Torino.
Grazie, Rita grande donna, per tutto quello che il tuo cuore e la tua professionalità hanno voluto donare all’intera umanità senza differenza di razza o di religione. Mi piace che tutti possiamo ricordare le sue seguenti parole: “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società“ “Posso dire che l’unico ideale per cui ho lavorato è stato quello di aiutare gli altri e forse, per questo, la ricerca mi ha dato molto di più di quanto potessi sperare”. – Rita Levi Montalcini
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