Caro amico ti scrivo…

Un anno che se ne va e un nuovo anno che viene. Come se cambiasse qualcosa.

Ma c’è la sensazione che qualcosa forse cambi: 2021 sei stato bruttino, 2022 sarai bellissimo. Come se bastasse un bel discorso melenso di fine anno di un presidente al termine del suo mandato, di cui ancora non sappiamo se va via o se resta.

Ma questa è la stagione delle promesse, della retorica.

Scriviamo le letterine a Gesù Bambino e Babbo Natale… pur sapendo che nessuno dei due avrà il tempo di rispondere. “Spero che l’anno prossimo sarò più buono” … ogni anno lo scrivo, da quando la maestra in terza elementare me lo faceva scrivere in bella copia sui cartoncini da mettere nel presepio. Non è che diventassimo più buoni, ma c’era quella sensazione che essere rimbambiti era sinonimo di bontà.

Più tardi imparai che i buoni sono fessi. Ma questo fa parte della vita.

“Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati, che diventano interessanti” scriveva nel lontano 1942 Cesare Pavese. Metà giusto e metà sbagliato… scegliete voi.

L’essere buono comportava ricevere tanti regali da mamma e papà… Presto arriverà la Befana. Porterà qualche regalo? Porterà tanto carbone? Qualcosa di buono abbiamo fatto nel 2021, se non altro abbiamo svegliato la comunità e siamo diventati un settimanale. Scusatemi se è poco.

2022… Tutti numeri 2, ma noi cercheremo di diventare numero 1. In molte zone di Sydney già lo siamo, modestia a parte. Fatevene una ragione censori e rosiconi…

Ma resta ancora molto da fare. Pare possibile espandere la pubblicazione alla Nuova Zelanda. La roccaforte di Melbourne potrebbe avere posto per una stampa pluralista.

Brisbane non ha mai avuto un settimanale… sarebbe la volta buona? Forse un paio di pagine, per partire e poi, se son rose, fioriranno. La comunità italiana d’Australia ha bisogno di una stampa forte, non una lavagna dove vengono appesi i comunicati stampa.

Serve opinione, serve una critica costruttiva. I problemi li vediamo tutti, inutile continuare a sbatterli sotto il tappeto. Prima o poi dobbiamo stare in piedi con le nostre forze, non sempre seguire direttive da oltreoceano. Qui si potrebbe citare Dante… “Ahi serva Italia, di dolore ostello…” ma basta, comincia a rompere le scatole anche Babbo Alighieri.

Siamo una forte comunità o un gruppo di sbandati che segue gli umori? Alcune nostre istituzioni sono lontane anni luce dalle reali esigenze della nostra comunità. Questo noi lo sappiamo, e non saranno alcuni “self-appointed” o “podestà locali” a far credere alla nostra brava gente che la migliore cosa da fare sia calare la testa.

Guardiamoci intorno, gente! Le altre comunità etniche crescono, si diversificano, guardano alle giovani generazioni nate in Australia, al potenziale locale. Basta aprire gli occhi e uscire da quel circolo vizioso in cui ci hanno lasciato per troppo tempo.

A noi italiani, una certa ‘classe’ ci ha costretto a vivere di ricordi ormai sbiaditi, di sobborghi non più italiani, di video e interviste che incensano personaggi più o meno opinabili e perfino a sperare che il nostro futuro debba fondarsi su quello stesso modo di fare “all’italiana” che ci ha costretto alla fuga dal Belpaese.

Citare un “grande” – Pavese, Dante o Dalla – non ti fa grande, ma fare qualcosa di grande, potrebbe. Almeno proviamoci e per questo Allora! si mette in gioco.

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