Elogio di un laziale all’estero

Dalle statistiche AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, alla voce “Lazio” per il NSW ci sono solo 9819 iscritti. Nascono spontanee alcune domande. In primis, di questi, quanti sono ancora vivi? Quanti vivono ancora in Australia? Quanti sono rimpatriati? Quanti invece sono arrivati e non si sono iscritti? Quanti si sono sposati e naturalmente rispondono ad un altro nucleo familiare? Mahhh! Come al solito qualcosa non funziona oppure non ha funzionato.

Guai ad offrire critiche senza soluzioni ai nostri ben pagati funzionari, quindi consiglierei di ampliare il numero degli impiegati negli uffici governativi extra territoriali con il rispettivo aumento degli oneri. Una volta, lo si poteva capire. Tutto era fatto a mano e i famosi scribacchini passavano le ore tra le scartoffie. Oggi, da quello che si legge sugli stessi proclami del governo, basta digitare nome e cognome e inviarli nell’apposito spazio del computer e la cosa è fatta. 

E infine, dimenticavo, l’aumento monetario per il logorio della vista dei poveretti dovendo stare dalle 09.00 a.m. alle 11.00 a.m. davanti ad un PC sicuramente si vedono ridotte le aspettative di vita e di benessere… C’è chi dice, infatti, che forse la tecnologia in certi casi, invece di snellire, ritarda e aggrava. 

Ma veniamo al motivo di questa statistica laziale, dei 9819 a cui ho fatto riferimento poc’anzi. Quanti di loro sono di Roma e quanti delle province? Quanti romani provenienti dai vari rioni sparsi sui famosi sette colli, vivono tra noi in questa fortunata landa sud-pacifica? Questo dato non può essere estratto dall’AIRE eppure sarebbe formidabile poter raccogliere le singolari storie di chi vanta un passato in urbe oppure nei meravigliosi comuni che compongono la Regione Lazio.

Io per esempio, io vengo dal rione “Castro Pretorio” con sfumature verso il rione Ludovisi per via del mio lavoro. I miei ricordi della vita romana sono tutti legati agli anni 50 e 60.

La zona preferita, dove ebbi i miei natali è Piazza dell’Esedra, ora Piazza della Repubblica. Frequentavo la chiesa di Santa Maria degli Angeli e oltre a fare il chierichetto, ero iscritto all’Azione Cattolica dei giovani aspiranti, con tanto di distintivo e tessera. Avevamo la sala giochi con il ping pong, il pallone, il cinema della domenica e altri giochi da tavolo. Erano tempi meravigliosi, con i miei compagni tutti dei dintorni, chi da Via Firenze, chi via del Macao, via Gaeta, XX Settembre, Solferino, eccetera. Andavamo tutti alla scuola elementare Pestalozzi di via Montebello. Bei tempi quelli della “III B” con il maestro Andrea Picchi che ci portò con successo fino alla “V”.

Avevamo, con la mia famiglia, una Pensione le cui finestre davano sulla piazza, su quella meravigliosa fontana delle Najadi, realizzata su un progetto di Michelangelo dopo secoli di travagliata storia. Ultimata sotto Pio IX (l’ultimo Papa Re) e inaugurata pochi giorni prima della Breccia di Porta Pia, rimase una sorta di progetto fino al 1885. Un tale Alessandro Guerrieri ne seguì i lavori e lo scultore Mario Rutelli si occupò delle ninfe. 

La ninfa dei laghi, quella dei fiumi, degli oceani e anche quella delle acque sotterranee, meravigliose sculture che culminano con quella centrale che sostiene il tritone. I lavori finirono nel 1911 ma la vera e finale inaugurazione avvenne nel 1914.

Ripensare a tutto questo a distanza di anni mi fa ritornare indietro nel tempo, quando, non visti, giocavamo dentro il perimetro delle Terme di Diocleziano. Non sapevamo neanche chi era, tanto meno l’importanza e il valore di quei luoghi dell’antica Roma dei Cesari. 

Come sempre, solo oggi mi accorgo dei valori che l’Italia possiede e solo oggi mi accorgo dell’ignoranza di chi invece dovrebbe proteggere il nostro inestimabile patrimonio. 

Roma è sempre stata difficile da gestire, ma quasi nessuno è stato mai capace di amministrare dignitosamente quell’enorme patrimonio di storia. I vari sindaci che si sono avvicendati negli anni erano solo corredati dalla loro boria di sentirsi additati come “Primo Cittadino”. Mai nessuno di loro ha mai fatto qualcosa per Roma. 

Negli ultimi dieci anni è avvenuto l’abbandono totale della città. Colpa, come sempre, dell’incapacità degli amministratori e soprattutto della politica. È triste ricordare nomi come Virginia Raggi del gruppo stellare e ora quello di Roberto Gualtieri del PD, quando entra una certa parte al potere, il disastro e l’inerzia sono assicurati. Uno che veramente fu degno per Roma, fu Carlo Giulio Argan, vero amante di storia e dell’arte romanica. 

Per concludere, sarebbe bello che qualche romano o laziale si facesse sentire. Dopotutto, lo scopo di chi, come me, propone ai lettori i propri pensieri è anche quello di rafforzare i rapporti con la comunità e far incontrare persone delle stesse epoche e delle medesime località, magari al tavolo con una buona pasta amatriciana e una birra Peroni… ciao Biondo Tevere.

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