A processo in Svizzera per i fondi scomparsi del Viminale

Dove sono finiti i circa dieci milioni di euro depositati in Svizzera dal Fondo edifici di culto (FEC), un ente attraverso il quale il Ministero dell’interno italiano gestisce il suo immenso patrimonio culturale? 

Un processo in corso in questi giorni al Tribunale penale federale svizzero (TPF) sta cercando di fare luce su un’intricata vicenda che ha coinvolto la fallita banca Höttinger di Zurigo.

Tutto inizia nel 2012 quando, una comunicazione spontanea della Direzione Nazionale Antimafia di Roma, dà il via alle indagini elvetiche. Al centro della vicenda vi è Rocco Zullino, un banchiere italiano da tempo basato in Ticino dove è diventato direttore e proprietario della filiale ticinese della storica banca zurighese Höttinger. 

L’ex dirigente, da qualche anno residente in Italia, è attualmente sotto processo a Bellinzona. Assieme all’imprenditore napoletano Edoardo Tartaglia, è accusato di presunte malversazioni milionarie a danno dei clienti e di falsità in documenti relativa al conto del FEC. 

Un terzo imputato, un ex dipendente della banca attualmente in carcere per un’altra vicenda, è accusato per altre presunte malversazioni.

Per capire cosa è successo ai soldi gestiti dal Ministero dell’Interno italiano occorre seguire l’atto d’accusa nella parte dedicata alla falsità in documenti. 

In effetti, Rocco Zullino e Edoardo Tartaglia sono accusati dalla Procura federale anche di aver falsificato la firma di due procuratori del conto FEC, tra cui quella dell’ex vice-direttore dei servizi segreti civili italiani Francesco La Motta. 

Quest’ultimo, direttore del fondo tra il 2003 e il 2006, era inizialmente indagato in Svizzera e in Italia poiché avrebbe avuto un ruolo in entrambe le vicende, quelle della camorra e quelle del FEC. 

Dopo essere stato arrestato e rinviato a giudizio nel 2015, nel giugno del 2017 La Motta è stati assolto da tutte le accuse dal Tribunale di Roma. Tribunale che ha però condannato per appropriazione indebita gli stessi Zullino e Tartaglia.

Davanti ai giudici di Bellinzona, Rocco Zullino ha spiegato “la fierezza” di avere tra i suoi clienti il FEC, rappresentato da un personaggio “carismatico” come La Motta. Un cliente di alto livello che era stato portato in banca da Edoardo Tartaglia che altri non era che il cugino dell’alto funzionario. (Federico Franchini)

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