La più grande preoccupazione di Benedetto XVI

Secondo monsignor Georg Gänswein, il più stretto collaboratore di Papa Benedetto XVI, la maggiore preoccupazione che turba l’animo dell’anziano pontefice emerito è la crisi della fede, senza precedenti, che sta attraversando la Chiesa mondiale. Ganswein lo ribadiva in un’intervista di qualche anno fa, ma molto attuale, al giornalista Peter Seewald. Il testo è riportato integralmente nel nuovo libro del segretario di Benedetto XVI dal titolo “Testimoniare la verità”.

Il segretario di Benedetto XVI rivela che il Papa emerito sia angosciato soprattutto per quello che sta accadendo nella “sua” Germania. “Naturalmente [Papa Ratzinger] osserva, soprattutto per quanto riguarda attualmente la sua patria, che è in atto un’erosione della fede e della sostanza della fede e ciò lo occupa e preoccupa nel profondo. Tuttavia, non è l’uomo – non lo è mai stato né lo sarà nemmeno in futuro – che si lascia sottrarre la gioia da questo. Piuttosto, assume questa preoccupazione nella sua preghiera vivendola con ancora maggiore intensità e spera che la sua preghiera ottenga il rimedio necessario”.

La crisi della fede che denuncia Benedetto XVI, osserva Ganswein in “Testimoniare la verità”, “è in prima linea, si tratta di una crisi pastorale. Si pone in modo sempre più stringente la domanda: che cosa facciamo esattamente quando battezziamo i bambini, i cui genitori non hanno nessun rapporto con la fede e la Chiesa; quando conduciamo alla Prima Comunione bambini che non sanno che ricevono nell’eucaristia; quando cresimare giovani per i quali il sacramento non sancisce la loro definitiva adesione alla Chiesa cattolica, ma rappresenta piuttosto il loro congedo da essa. E quando il sacramento del Matrimonio serve unicamente ad abbellire una festa di famiglia. Ovviamente – fa notare Ganswein – non ci sono risposte facili e rapide a tali questioni, ma esse vanno percepite come sfide molto serie”.

“Attualmente – ha aggiunto Ganswein – stiamo vivendo il declino di quell’epoca della storia della Chiesa che potremmo definire “costantiniana”. infatti, l’impianto che regge la cura pastorale si sfascia sempre più. 

L’appoggio della Chiesa popolare, che finora aveva sorretto il “diventare cristiani” e l’”essere Chiesa”, sparisce. L’essere cristiani e l’appartenenza alla Chiesa non sono più lontanamente supportati da un ambiente ecclesiale popolare. 

Ma sono sempre più una questione di decisione personale di singoli individui”.

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