La mia Roma

Non posso farne a meno, gira e rigira, sono sempre intorno a Piazza della Repubblica, cosa volete farci, mi manca. 

E non vi azzardate a dirmi: “e allora perché non parti?” Lo farei volentieri, ma poi, una volta la che faccio? Ormai non ho più nessuno dei miei.

Bando alle chiacchere sentimentali e lasciatemi raccontare come Roma era tanti secoli fa, prima ancora che ci fosse questa meravigliosa piazza.

A quei tempi, diciamo intorno al 297 A.C. (chiaramente io non c’ero) all’epoca dell’Imperatore Diocleziano, tra il liscio e il brusco disse: “Mi faccio un bagno”. E cosi fece costruire le famose Terme. Logicamente gli diede il suo nome: “Diocleziano”.

Aho, gente, stiamo parlando di 2000 anni fa e questi romani, a quell’epoca, per costruire un simile mostro di quasi 140.000 metri quadrati, ci misero appena 8 anni, dal 298 al 306 D.C. 

Roba che oggi giorno, sempre in Italia, per fare 10 km di autostrada ci hanno impiegato più di dieci anni e già cade a pezzi, quando le Terme sono ancora lì e ci rimarranno per i prossimi due secoli. Per dispetto, qualche secolo più tardi, nel 1800, cominciarono a modificare l’area: buttarono giù qualche muro e qualche casa, ampliarono e modificarono le strade e cominciò la modifica della città, o meglio, di quella parte di Roma.

Pensate che tutto quel complesso copriva dall’attuale piazza della Repubblica, via Parigi, via Pastrengo, via V.E. Orlando (dove c’è il Grand Hotel) via Einaudi, Viale De Nicola, via Gaeta, fino a quasi piazza dei cinquecento, davanti alla stazione Termini.

Dal 1886 al 1890 l’architetto Gaetano Kock, fece costruire quei due meravigliosi semicerchi, ora divisi da via Nazionale, impiantati direttamente sulle fondamenta dell’Exedraen Diocletianus. Divise il palazzo in due per dare spazio all’attuale via Nazionale, che corre giù fino alla via 4 novembre passando davanti alla Banca d’Italia e quindi alla famosa Piazza Venezia che porta il nome dello stesso Palazzo Venezia con il suo storico Balcone.

Orbene, Diocleziano si trova al 26° posto della graduatoria imperiale, dato che Roma in totale ebbe 105 imperatori, incominciando dal famoso Giulio Cesare nel 49 A.C. morto assassinato dagli stessi senatori nelle famose Idi di Marzo del 44 A.C. quindi a seguito con Gaio Giulio Cesare Augusto (dove l’appodo di “Augusto” è a titolo di carattere sacro) e fino al 476 D.C. Quanti di questi 105 imperatori conosciamo, non personalmente mi auguro?

Forse ricorderete i nomi più conosciuti, come Tiberio, Caligola, Vespasiano (quello dei cessi) Tito (arco di Tito), Traiano (il foro), Marco Aurelio (campidoglio), Massenzio, Settimio Severo, Caracalla (terme), ecc. ecc.

Senz’altro tutto questo, per molti è semplice storia di oltre 2000 anni fa… Ma pensate un po’ da dove viene e dove arrivò questa meravigliosa storia di Roma, cosa costruì nei secoli, quanta civiltà portò in giro per l’antica Europa. 

Tutt’ora in alcune parti della Grand Bretagna, si scoprono reperti di strade romane e possibili costruzioni annesse; pensate alla Gallia (Francia), la Spagna, i Balcani e tutte le coste del Nord Africa, l’Impero romano fu grande.

Odierni romani! Che ne dite delle bellezze nascoste oppure non conosciute che questa nostra Roma che conserva gelosamente?

Vi do un anticipo, diciamo un antipasto: in via dei Santi Quattro, appena vicino al parco del Celio, c’è la Basilica e il Monastero dei Santi Quattro Coronati. 

Roba del 5° secolo, meravigliosa arte muraria, gelosamente conservata, il chiostro delle Agostiniane, gli affreschi dell’oratorio di san Silvestro… 

Solo in questa zona del Celio, racchiusi in antiche chiese e monasteri, ci sono inestimabili patrimoni.

Vogliamo allontanarci di qualche chilometro da Roma?

Andiamo ad Anagni, in piena ciociaria del frusinate, dove c’è la famosa cripta di San Magno nel sottosuolo della cattedrale, altro capolavoro dell’epoca eretta tra 1072 ed il 1104 in stile romanesque/bizantino, conosciuta anche come la Cappella Sistina del Medio Evo. 

Una volta lì, approfitterei per degustare uno di quei piatti locali ancora fatti allo stile dei contadini del posto, come il timballo di papa Bonifacio, la sogna e fagioli, il pane casareccio, il prosciutto crudo, i formaggi, i vini, pasta fatta in casa per i strozzapreti e tanti altri buonissimi piatti tipici, tutti semplici ma dai mille sapori.

Sotto sotto, direi… ammazza quant’è bella ‘sta vecchia Italia.

Arrivederci alla prossima.

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