Mi vergogno che in una società democratica si possano prendere decisioni a discapito della comunità, specialmente quella più anziana che non ha familiarità con le nuove tecnologie e fedelmente aspetta settimanalmente l’arrivo del nostro periodico.
Mi vergogno del pericoloso tentativo da parte di funzionari dello Stato di cancellare valori inalienabili quali la libertà di stampa.
Mi vergogno del parere negativo espresso dai consiglieri di maggioranza del Comites del NSW a riguardo della nostra pubblicazione che viene così messa a rischio di chiusura.
Ci troviamo di fronte ad una palese appropriazione di ruoli non previsti dalla legge. Tra i compiti dei Comites, infatti, pur essendoci quello di esprimere pareri non vincolanti su diverse materie, tra cui quella su giornali editi e diffusi all’estero, la legge dice anche quali sono gli accertamenti da fare in materia.
Per memoria nostra, ricordiamo qui quali sono questi controlli previsti:
a) anzianità di costituzione dell’impresa e di edizione della testata di almeno due anni maturati prima dell’annualità per la quale la domanda di contributo è presentata;
b) periodici editi e diffusi all’estero con testi scritti almeno per il 50 per cento in lingua italiana.
Diventa davvero difficile capire come si arriva alla decisione di esprimere parere negativo per un organo di stampa ampiamente diffuso presso la comunità italiana d’Australia e non solo, presente anche nelle edicole, che per altro rispetta tutte le caratteristiche volute dalla legge.
Perché allora il nuovo Comites arriva alla infelice decisione di esprimere parere negativo, un parere che mira chiaramente a limitare l’informazione alla comunità della circoscrizione consolare e non solo?
Questo parere negativo è un attacco alla libertà di stampa, valore che sta alla base della democrazia e che fa parte di quei valori che non sono alienabili e che abbiamo il dovere di difendere.
Da parte mia condanno questo attacco alla libertà di stampa e chiedo a chi di dovere di ripristinare il diritto della nostra comunità ad avere una informazione obiettiva e libera.
Tengo a precisare che ho redatto e impaginato questo giornale gratuitamente perché ho sempre creduto che fosse utile e informativo per la comunità.
Siamo l’unico periodico interamente edito e stampato a Sydney. L’alternativa sarebbe un bisettimanale di Melbourne, molto ben fatto, ma con pochissime notizie riguardanti i vivi di Sydney… e molte dei morti.
Oggi mi sono sentito umiliato, offeso, vituperato. Il nostro pezzo di carta non vale il contributo dello Stato perché critichiamo i soprusi, critichiamo gli incapaci, perché non ci abbassiamo a compromessi, perché abbiamo il coraggio di scrivere la verità.
Certamente sono critico. Non lo nego, perché il diritto di critica è una dura contrapposizione all’informazione melensa a cui ci hanno abituato.
La critica è mettere a nudo l’inadeguatezza, l’inaffidabilità, la falsità, gli errori altrui. È voler scuotere, provocare una reazione.
Avevamo chiesto un modesto contributo, nemmeno sufficiente per stipendiare un apprendista che potesse darmi una mano nell’impaginazione.
Ora non so se potrò continuare, se troverò la forza di alzarmi tutte le mattine alle 5,30 per coricarmi solo quando gli occhi mi abbandonano.
È sempre triste abbandonare, specie se per colpa di una decisione presa da poche persone che rappresentano meno del 3% della comunità, ma che, purtroppo, negano un beneficio a tutta la comunità.
Per la cronaca hanno espresso pare negativo al finanziamento di questo periodico:
Di Martino Luigi
Zangari Marco
Grigoletti Michele
Genovese Lisa
Rajo Paolo
Micallef Allan Francis
Hanno votato a favore:
Aloisi Maurizio
Scorciapino Antonina
Astenuto:
Gerardi Luciano Gerry
Erano assenti:
Frino Alessandro
Testa Giammarco
Leuzzi Domenico
Generalmente, il parere del Comites non è vincolante ed ora la parola passa al Console di turno.
Faremo la solita protesta al carissimo Senatore, all’esimio Deputato, al rappresentante CGIE… senza trattenere il respiro.
Sarà ciò sarà. Se troverete il settimanale in edicola, significa che in qualche modo ce l’abbiamo fatta. Altrimenti, è stata una gioia e un onore servirvi.
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