Chi è Dai Le?

Sono un’australiana di origini vietnamite. Sono arrivata in Australia con mia madre e due sorelle minori dai campi profughi nel sud-est asiatico alla fine degli anni ’70, dopo che mia madre era fuggita dal Vietnam dilaniato dalla guerra. Agli inizi abbiamo abitato nell’ostello per i migranti a Wollongong e alla fine ci siamo trasferiti Bossley Park, sulla Salter Road, proprio vicino al Club Marconi.

Sono cresciuta e sono andata a scuola al Cerdon College, poiché mia madre non si fidava delle scuole locali della zona, quindi ha optato per una scuola cattolica di sole ragazze a Merrylands. 

Una volta terminata la HSC, ho ottenuto un lavoro come giornalista per il Liverpool Champion. Prima di iniziare questo lavoro, che ho amato davvero, mi sono sentita abbastanza confusa per circa un anno. Ho studiato legge all’università per un po’ ma sentivo che non faceva per me, quindi ho fatto un lavoro occasionale come cameriera in un locale di Cabramatta. 

Una volta preso il posto fisso al Champion, mi è stato chiesto di aprire l’ufficio di Fairfield in Barbara Street. A quei tempi Fairfield era caratterizzata da molti profughi vietnamiti, migranti italiani e altri europei. Sono fiera del fatto di essere cresciuta, aver abitato e aver anche sposato mio marito, che ha origini tedesche, in quest’area di Sydney. 

Fino al 2008 ho poi lavorato per l’ABC, prima di dedicarmi alla politica. Con mia madre e le mie sorelle abbiamo vissuto in una casa popolare ed è stato molto difficile per me, considerato che ero la figlia maggiore. Facevo da interprete per mia madre, proprio come fanno ancora oggi i figli e i nipoti dei migranti e dei rifugiati.

Sono cresciuta in un periodo quando ai migranti veniva chiesto di integrarsi e per me imparare l’inglese è stata una priorità. Certo, ho vissuto momenti di conflitto tra la necessità di integrarmi e poter mantenere le mie tradizioni, la cultura e la lingua di origine.

Il tuo è un nome conosciuto nella comunità. Come è iniziato il tuo percorso?

Nel 2008 tutto ha avuto inizio con un problema legato alla carenza di parcheggi a Cabramatta. La gente di Cabramatta continuava a chiedere maggiore attenzione per le proprie piccole attività commerciali e la mancanza di parcheggi adeguati. Così decisi di iniziare una campagna a livello locale. 

La deputata dell’epoca Reba Meagher, che risiedeva a Coogee, si era appena dimessa da Ministro della Salute e decise di lasciare la politica. Nell’elezione suppletiva per il seggio di Cabramatta pensai che fosse giunto il momento di avere un candidato che potesse veramente fare gli interessi della gente.

Con mio marito, decidemmo che avrei concorso per l’elezione nel 2008. Non avevo nessuna connessione con la politica. Conoscevamo Frank Olivieri nel Comune di Fairfield e con il suo consiglio decisi di candidarmi con il Partito Liberale, contro il candidato laburista Nick Lalich. Non ce l’ho fatta ma sono riuscita a cambiare l’orientamento elettorale contro il partito che storicamente ha sempre detenuto il seggio. La stessa cosa è successa nel 2011, quando arrivai soltanto 1,700 voti meno dei laburisti, con un trend negativo per Lalich del -22.3%.

Perché hai deciso di candidarti per il seggio di Fowler?

Credo che la gente sia pronta per un cambiamento contro i grandi partiti. Nel 2011 sono stata eletta al Comune di Fairfield come indipendente. Nel 2016, a causa di conflitti interni con il partito non mi è stato possibile concorrere come candidato liberale, ma nello stesso momento anche Frank Carbone era uscito dai laburisti ed insieme abbiamo gareggiato da indipendenti, convinti che entrambi amiamo e crediamo nella comunità di Fairfield. Perché devono essere i partiti a scegliere i candidati?

L’elezione comunale di Fairfield ha portato 10 candidati indipendenti su 13 consiglieri. Sapevamo che avremmo vinto ma mai avremmo potuto immaginare un così grande successo. Durante i due anni di lockdown con la pandemia, sia Frank Carbone che io abbiamo difeso in modo forte e chiaro la nostra comunità. L’elettorato di Fowler è stato discriminato, siamo diventati cittadini di seconda classe per colpa anche dei politici. 

Con il ritiro di Chris Hayes speravamo che il partito laburista avrebbe scelto un candidato locale dell’area che potesse comprendere i problemi locali, ma non è stato così. Hanno scelto una candidata da Scotland Island, nelle Northern Beaches. Come farà a sapere tutto quello che abbiamo passato negli scorsi due anni? Così, anche parlando con Frank Carbone, abbiamo deciso che avrei potuto concorrere per offrire alla popolazione locale l’opportunità di votare per un volto che conoscono, che da sempre è impegnata e vive i problemi di questa comunità di Fowler.

Quali sono per te le priorità per Fowler? 

Durante la campagna per le elezioni locali sono venuta a conoscenza che l’ospedale di Fairfield non ha neanche il collegamento internet wi-fi. Una tecnologia così semplice non esiste a Fairfield. Siamo rimasti a casa, rinchiusi in un raggio di 5km durante il lockdown e l’accesso ai servizi medici è stato insufficiente. 

Su questo fronte dobbiamo lavorare seriamente, considerato che per oltre un decennio non sono state stanziate abbastanza risorse. Al momento l’ospedale di Fairfield è di pronto soccorso, i pazienti vengono spostati ad altri ospedali perché mancano i reparti. 

La nostra comunità deve poter avere accesso ai servizi di cui ha bisogno. Non solo nel settore medico, ma anche le strade, le infrastrutture, maggiore sicurezza e stabilità economica, soprattutto per le piccole imprese a conduzione familiare. 

Bisogna anche facilitare una transizione digitale per queste piccole aziende nella nostra area così che possano concorrere con le altre imprese in zone più affluenti. 

Penso poi ai giovani, soprattutto a quelli che non riescono a finire gli studi. I servizi attuali non sono sufficienti e mancano risorse che permettono loro di specializzarsi nella tecnologia e nella digitalizzazione. Torniamo ad investire sui talenti e sulla formazione dei nostri ragazzi nel South West.

L’Australia ha bisogno di un’emigrazione qualificata che sia complementare in quei settori dove scarseggiano i lavoratori locali, soprattutto per riaccendere l’economia dopo il Covid. Molti paesi nel mondo, però, hanno bisogno loro stessi della propria forza lavoro per potersi risollevare. Per questo motivo, l’emigrazione deve essere oggetto di dibattito. Come possiamo utilizzare al meglio l’emigrazione per far crescere l’economia? Fino a 10,000 rifugiati sono stati stabiliti nell’area di Fairfield di recente eppure i fondi per le infrastrutture e i servizi sono rimasti invariati. 

Dall’inserimento scolastico alla crisi abitativa alle opportunità di lavoro per i nuovi arrivati, non possiamo pensare all’emigrazione senza investire nel potenziamento e la sostenibilità delle comunità locali che dovranno accoglierli. Il rischio è che le nostre comunità saranno sempre più divise tra chi ha tutto e chi non ha nulla. 

Il South West è il motore economico del nostro stato, fatto di mamme e papà che lavorano per portare il cibo sulle tavole dei più affluenti, che costruiscono le case e non possono essere considerati di seconda classe.

Perché gli elettori italiani dovrebbero votarti?

Come gli italiani, anch’io faccio parte della storia degli emigrati. Siamo arrivati qui senza avere nulla, abbiamo lavorato duro per costruire quello che abbiamo, crearci un lavoro dignitoso e una famiglia di cui siamo fieri. Appartengo a questa comunità di Fowler, allo stesso modo in cui migliaia di italiani sono arrivati qui, nelle zone di Fairfield e di Liverpool. 

A loro la scelta tra un candidato come me, che proviene dallo stesso percorso di vita, oppure per una candidata che è stata un ex-premier di un governo laburista colpito dalla corruzione e che è stata scelta dal partito non dalla gente. 

Da parte mia, credo di poter comprendere al meglio le esigenze della comunità italiana, perché insieme a loro ho vissuto e continuo a vivere quello stile di vita basato sulla famiglia, sulla nostra comunità locale e sulle emozioni.

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