Gente d’Italia e Allora! filo rosso Montevideo-Sydney

Allora! non riceverà alcun contributo per il terzo anno consecutivo dal Governo Italiano grazie ai pareri negativi del Consolato d’Italia e del Comites NSW. 

Abbiamo già fatto nomi e cognomi di coloro che vorrebbero la chiusura di questa testata giornalistica. Allora! è l’unico periodico comunitario italiano in formato tabloid con sede in Australia che non fa parte di un gruppo editoriale privato. È inoltre l’unico vero giornale italiano di Sydney, che non dipende da altre redazioni, da azionisti o da proprietari, ma ognuno dà quello che può, anche economicamente, per mandare avanti un servizio di cui la nostra comunità ha realmente bisogno. I collaboratori di Allora! non sono dipendenti del giornale, ma hanno una professione e al giornale contribuiscono con spirito di abnegazione, togliendo tempo alla famiglia e ad altro svago che potrebbe portare qualche soddisfazione in più.

Vedete, perché le notizie su cosa accade in Italia o sulle ultimissime dall’Australia le possiamo apprendere accendendo il televisore, come pure i risultati delle partite nell’era del tablet si possono facilmente consultare su internet. Ciò che manca, invece, è una voce pluralista, critica e originale sugli avvenimenti che riguardano la nostra collettività. Questa è la missione di Allora!, una missione scomoda ad alcuni ma che risponde alle necessità del nostro tempo. Tutti, a pari condizioni, trovano spazio su Allora!, basta inviare una email alla redazione con il proprio articolo.

In Uruguay, il Comites di Montevideo ha recentemente espresso parere contrario al finanziamento al quotidiano “Gente d’Italia”, in quanto, a loro dire “la linea editoriale non fornisce informazione adeguata per la collettività; in molti casi disinforma od informa parzialmente o minimamente. Molti degli articoli pubblicati generano falsi rumori e creano situazioni distorte, qualche volte sotto la firma di pseudonimi, e che non contribuiscono a migliorare i rapporti dentro della collettività, nonché della lettura e la percezione della stessa che si può fare dall’esterno.”

Gente d’Italia è l’ultimo quotidiano rimasto al mondo diffuso dagli italiani all’estero, che forse meriterebbe maggiore riguardo da parte delle istituzioni italiane. 

L’Ambasciata d’Italia a Montevideo si è espressa negativamente a Gente d’Italia, lamentando come la linea editoriale della testata abbia assunto una “crescente vena accanitamente provocatoria e polemica – fino a giungere alla sterile derisione, alle accuse insinuanti e alle ingiustificate offese del tutto sproporzionate ed estranee alla comunicazione informativa – tanto che è apparso un giornale teso a privilegiare le polemiche inutilmente divisive all’interno della collettività, come se lo scopo fosse gestire un’arena di scontro a prescindere dalla corretta, completa e accurata informazione”.

“Ci hanno costretto a non fare pubblicare più Gente d’Italia perché le accuse mosse ad un giornale con tutti i mezzi possibili dal più alto rappresentante del Governo italiano nel Paese in cui il giornale viene pubblicato non possono e non devono essere confutate e contrastate dal giornale stesso, ma dagli organi preposti al rispetto della democrazia” ha scritto il Direttore Mimmo Porpiglia pochi giorni fa.

Non è semplice per il Direttore che ha fondato Gente d’Italia ventiquattro anni fa e che l’ha portata da Miami a Montevideo; che per anni ha cercato di dare voce a chi non ha voce, di raccontare i fatti, di portare la bella lingua italiana in Uruguay e nel mondo.

“Ma noi abbiamo detto basta – si legge sull’editoriale di Gente d’Italia – e chiudiamo oggi perché la linea editoriale di questo giornale non piace alla maggioranza del Comites e all’ambasciatore d’Italia in Uruguay Giovanni Battista Iannuzzi che, insieme e d’accordo, stanno cercando di smentire con le loro assurde e incostituzionali denunce 24 anni di dialogo con Ambasciatori, Consoli Ministeri che si sono succeduti negli anni e soprattutto la collettività italo-uruguaiana unitamente alle collettività italiane nel mondo che ci hanno sempre seguito con affetto e partecipazione.

Chiudiamo, ma non è una sconfitta di questo giornale, e non è una vittoria di chi ha lavorato in questi due anni per farci chiudere. Vince chi ritiene che la gestione della cosa pubblica debba essere sottratta a ogni valutazione da parte dei mezzi d’informazione e dei cittadini, chi confonde il rispetto delle istituzioni con l’impunità delle proprie azioni. E gli sconfitti sono proprio i cittadini, cui viene sottratto, d’imperio, il diritto di conoscere”. 

Ci sono similarità nella faccenda Uruguaina anche con noi in Australia. Abbiamo creato un giornale dal nulla. A partire dal direttore, nella redazione si lavora instancabilmente giorno e notte per dare qualcosa alla comunità. Qualcosa di diverso, di nuovo, di informativo, che faccia pensare i lettori e faccia uscire la nostra comunità da quel torpore del ‘tutto va bene’ che ci vede ormai quasi del tutto irrilevanti nel contesto multiculturale australiano.

Stanchi, arrabbiati, spesso anche presi in giro da chi ci vorrebbe a riposo, da chi ci vorrebbe usare per scopi personali. Qualcuno di noi, evidente dalla barba bianca, non ha più vent’anni, impagina ogni settimana 24 pagine, scrive articoli, legge, si informa, fa ricerche, partecipa ad eventi, fotografie e quant’altro senza chiedere nulla in cambio.

I fondi che avevamo richiesto non avrebbero e non faranno arricchire nessuno. Si trattava ancora meno di un rimborso spese. Stampare un giornale costa e i soldi non piovono dal cielo. Quel poco che avevamo chiesto sarebbe stato un contributo essenziale, così da poter ridurre la pressione su chi adesso deve farsi in quattro per creare, pubblicare e distribuire Allora! Avremmo potuto dare un piccolo compenso a qualcuno per assistere con l’impaginazione, affinché non fossero solo in due a spendere le ore davanti al computer. Ma, a questo punto dobbiamo rinunciarci, rimboccarci ancora di più le maniche e farci tutto da noi, doppia razione di gocce per gli occhi inclusa. 

L’imbecille di turno che insiste a dire che ad ogni edizione Allora! guadagnerebbe migliaia di dollari, al massimo potrà essere pronto per l’ospizio. La metà dei giornali ogni settimana sono distribuiti gratuitamente dai volontari nei centri italiani di Sydney, quelli non si pagano, ma costa soltanto produrli. L’altra metà è in vendita per $1.50 nelle edicole ed il ricavato è diviso tra l’edicolante e il distributore, alla redazione non torna nulla. Allora perché continuare a produrre Allora!? Perché crediamo che la nostra comunità abbia estremamente bisogno di una testata interamente fatta a Sydney, una testata che non sia alla ricerca di profitto, ma che riesca ad entusiasmare.

Termina qui il filo rosso… per noi è solo cartellino giallo. Non siamo un quotidiano, ma un settimanale e potremo continuare a produrre Allora! indipendentemente dai contributi esterni. Qualcuno di noi ha pure lanciato la frase “se non ci aiutano loro, lo pago io” … ma per oggi, questo basta e avanza. Grazie ai nostri inserzionisti e grazie ai nostri collaboratori. Pochi, ma buoni.

E a voi, che avete espresso parere negativo, dico che la cattiveria e l’ignoranza non hanno limiti. (La redazione di Allora!)

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