Prima L’Aquila, poi Amatrice… ora Lismore?

In occasione del pranzo di gala annuale della Fondazione Padre Atanasio Gonelli tenutosi recentemente a Sydney, la vicepresidente del ComItEs NSW, ha annunciato una radiothon di raccolta fondi per assistere i connazionali di Lismore colpiti dalle alluvioni. 

Prima di pensare a nuove raccolte, viene spontaneo chiedersi che fine abbiano fatto i fondi generosamente donati dall’Australia per altre iniziative di disastri naturali e della cui buona riuscita, a dire il vero, si sa decisamente troppo poco. 

Iniziamo dal 2009. Il terremoto a L’Aquila distrugge gran parte del capoluogo e dei comuni limitrofi e toglie la vita a 294 persone. La comunità in Australia si mobilita, ma ad oggi, per quanto si può apprendere dai resoconti pubblicati dall’ente “The Trustee For Australian Abruzzo Earthquake Appeal Fund,” i soldi restano saldamente nello stesso paese da cui dovevano partire, nonostante la raccolta sia stata effettuata circa 13 anni fa. 

Com’è possibile? Dove sono questi soldi? Chi li raccolse a suo tempo? Sono ancora tutti qua oppure… e gli interessi a chi vanno? 

Tutte queste e altre domande mi vennero fatte durante una festa in un locale a Leichhardt. Non ci volle molto a scoprire chi c’era dietro quelle raccolte. Quelle? Si, due, perché i terremoti furono due, uno a L’Aquila e uno ad Amatrice… sempre nell’Italia Centrale, per confondere ulteriormente le carte. 

La nostra comunità è sempre stata solerte a rispondere agli appelli per raccogliere soldi dopo disastri e pandemie, un po’ meno poi a spiegare cosa viene fatto con questi soldi e a chi vengono dati, se vengono dati. Il pubblico non chiede e la stampa, ovviamente, non ne deve rendere conto. Sono raccolte legali che hanno un loro comitato, una loro registrazione, tutto legale, tutto quasi lampante… ma i soldi non sono mai arrivati in Abruzzo. Per carità, non spaventiamoci, i soldi sono ancora saldamente in banca in Australia… più o meno tutti. 

Basta fare una piccola ricerca in rete, e spunta che la raccolta fondi per il Terremoto dell’Aquila è stata organizzata da un gruppo che comprende una triade di nomi abbastanza conosciuti nella comunità italo-australiana: xxxxx, ex-Direttore del xxxxx di Melbourne, xxxxx, Banchiere e Commercialista e xxxxx fondatore del gruppo di famiglia xxxxx. 

Queste persone spesso appaiono nelle raccolte fondi e nelle istituzioni di Melbourne. Ci sono anche articoli investigativi su The Age… Meglio non disturbare il vespaio perché ci sono accuse su accuse, ma nessuno ne vuole parlare e non saremo noi i primi a spifferare i segreti di pulcinella della comunità. 

Anche perché l’aria di Melbourne non è molto salubre, sempre secondo quanto riportato su The Age. Un ex sindaco di un quartiere a Melbourne sostiene di essere stato minacciato con la frase “tu hai figli, vero?” quando chiedeva chiarimenti su una organizzazione caritatevole che aveva gestito raccolte fondi. 

Io non ho figli… e ci sono 3,786,619.00 dollari in banca. Mai messo in dubbio la generosità della comunità. Da tale deposito vengono prelevati oltre $200.000 annualmente e nell’ultimo anno oltre $380,000, ma non viene specificato come vengono spesi, solo la voce “aiuti caritatevoli.” A chi? Non certo a me. 

Dall’Italia ovviamente ci mettono del loro non iniziando i lavori per questo non meglio specificato “Teatro”… ma ovvio che la situazione va bene così. 

Si legge su “Il Fatto Quotidiano” a firma di Eleonora Bianchini: “Promesso e mai realizzato, finanziato anche con oltre due milioni di dollari dalla comunità degli abruzzesi di Canberra in Australia. Ma non dovevano costruire un teatro? L’idea era nata da Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit, società controllata da Federlegno, associazione che raccoglie oltre 2.400 aziende italiane del settore del legno e dell’arredo. ‘Vorremmo regalare a L’Aquila un nuovo teatro’. 

Eppure sono state fatte conferenze stampa, annunci, e nella comunità degli abruzzesi di Canberra, prosegue l’architetto, “venne organizzata una raccolta fondi, con tanto di modello e foto del teatro. L’ambasciatore allestì una cena ‘all’americana’, con tante tavole imbandite e l’inno di Mameli tirando su due milioni e settecentomila dollari”. 

Denaro che è rimasto nel fondo ‘Australian Abruzzo Earthquake Appeal Fund’, bloccato fino alla realizzazione dei lavori. “I soldi sono ancora in Australia – spiega Pietro Di Stefano, l’assessore alla Ricostruzione de L’Aquila – Abbiamo firmato un accordo col vice ambasciatore: quando saranno appaltati i lavori li sbloccheranno”. 

Ma i milioni non erano 4 e rotti? Ma quelli erano di Canberra? E quelli di Melbourne, Sydney e Wollongong? Boh… Ricordo di aver partecipato a una raccolta fondi a Panorama House di Bulli Top, dove era coinvolto anche un carissimo amico per cui metterei la mano sul fuoco. Queste sono raccolte differenti o fanno parte dello stesso ente “The Trustee for Australian Abruzzo Earthquake Appeal Fund”? 

Ammetto che tutto è un po’ confuso. Non leggo La Fiamma e Il Globo, quindi non posso sapere se un elenco dell’erogazione fondi sia stata pubblicata, ma secondo The Age i soldi sono ancora in Australia. Quasi tutti. 

Tra le carte salta fuori anche un press release dell’allora Primo Ministro Kevin Rudd che riporta testuali parole: “The Rudd Government is pleased to announce that the money raised by the Australian Abruzzo Earthquake Appeal Fund will be used to fund an earthquake-proof, multi-purpose theatre in the heart of L’Aquila – Il Nuovo Teatro Stabile d’Abruzzo. The Government agreed to match the community contributions to the Fund up to a level of $1.5 million. Taken together, the community’s fundraising efforts and the Government’s contribution have raised more than $3.7 million for L’Aquila.” 

A parte le cifre che mai corrispondono, mi sembra un onorevole decisione fare un teatro… che purtroppo ancora non c’è, come si legge su “Repubblica”: “Una progettazione stimata per una cifra economica pari a circa 20 milioni di euro. Per finanziare il progetto, allora, il Comune partecipa al bando nazionale Piano Città e riesce ad ottenere 15 milioni di euro. Altri 3 milioni, inoltre, arrivano dall’Australia, precisamente dal Comitato Australian Abruzzo, dopo una raccolta fondi tra i cittadini di origine italiana stabilitisi in Australia.” 

Nuovamente, le cifre non corrispondono, ma sempre secondo gli autorevoli giornali italiani i fondi dovrebbero arrivare dall’Australia. Sono sempre quelli? Sono altre raccolte? La comunità italiana ha bisogno di giornalisti buonisti, che non facciano troppe domande e che calino la testa ai burocrati. Ho scritto alcune email a Melbourne, ma nessuno sa niente oppure nessuno vuole dire niente. Per non parlare degli amici di Sydney, che a parole sanno tutto e accusano tutti, ma a fatti, nessuno sa niente oppure nessuno vuole parlare. Pare addirittura che la famosa frase “tu hai figli, vero” sia stata liberamente usata anche da queste parti, evidentemente non deve essere protetta da copyright… 

L’anno scorso durante la visita di Mario Draghi a L’Aquila per l’inaugurazione di una piazza, ho inviato una mail al Presidente del Consiglio, alla Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna e al capo Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, per complimentarmi sulla cerimonia di inaugurazione del Parco della Memoria, sperando che fossero stati impiegati i soldi raccolti in Australia… ma forse no… anche perché la raccolta di fondi era per un teatro… o per la piazza? 

Comunque, finora tranquilli: i soldi di L’Aquila sono ancora qui in Australia! Resta solo da vedere cosa se ne farà di questa somma e se magari i signori del Comites NSW avranno il coraggio di richiedere agli stessi che li aiuteranno a fare la radiothon di prelevare dal fondo Abruzzo una somma per Lismore. E lecito?… Si può fare? … Chi decide? 

La situazione è leggermente diversa per Amatrice, perché non esistono resoconti pubblici consultabili sulla rete che attestino con assoluta certezza la destinazione di questa campagna di raccolta fondi avvenuta sotto la guida del xxxxx di Sydney, con lo slogan “singolarmente una goccia, insieme un intero oceano”. 

Il 24 agosto 2016 la terra trema. Amatrice e i paesi vicini di Accumoli e Pescara del Tronto sono in larga parte rasi al suolo e i morti sono 299. Dalla lontana Australia, gli italiani si mobilitano ancora una volta e mettono mani in tasca. Qualcuno dice “ricordate cosa è successo per i fondi di L’Aquila?”… ma viene ignorato dalla “coalizione dei volenterosi”.

Così che ad oggi, a distanza di 6 anni, il sito amatriceappeal. com.au non funziona più, ma su internet si possono ancora trovare le tracce e persino la frase “we are transparent in all our charity activities”. Viene da chiederci… Che fine hanno fatto i fondi? Cosa si è finanziato? Chi ha preso le decisioni? Ci sarà da qualche parte almeno una misera targhetta che ringrazia la comunità italiana d’Australia ad Amatrice? 

Rovistando gli archivi mi accorgo che l’iniziativa, lodevole e piena di sostegno da parte di moltissime organizzazioni italiane in Australia, ha avuto inizio nel 2016 con un incontro pubblico coordinato da xxxxx NSW e xxxxx Sydney. La missione era abbastanza semplice: “The Amatrice Earthquake Appeal will raise funds to assist in the redevelopment of the town of Amatrice.” Venne costituito un comitato formato da undici eminenti membri della comunità di Sydney. Uno di loro, xxxxx, ha diretto la Radiothon sull’emittente xxxxx, raccogliendo $78,178. Tutte brave persone, su cui non si può dubitare e il cui merito è stato riconosciuto dai governi italiano e australiano negli anni con premi, onorificenze e importanti incarichi pubblici. 

Un’informativa pubblicata nel sito del Partito Democratico, a firma del Deputato Marco Fedi, spiega: “I progetti, infatti, arriveranno dopo l’emergenza, quando si saprà cosa andrà ricostruito e dove, quando ci sarà un’idea sui tempi di ritorno, quando saranno definite le priorità. Confidiamo che i sindaci di queste zone martoriate, i buoni amministratori locali, ci sapranno dire come e quando destinare le risorse provenienti da DownUnder.” Nel rapporto annuale del 2016, il presidente del xxxxx di Sydney, indicava che erano stati raccolti “$655,000” per Amatrice. L’anno seguente la cifra sale a “$700,000” con la nota: “funds received will go towards the purchase of equipment for the refurbished hospital in Amatrice. We will continue to keep the community informed via the Italian media.” 

A noi gli incaricati non hanno mai inviato alcun press release, ma forse perché eravamo a malapena un foglietto illustrativo di attività a pagamento. Adesso, invece, abbiamo migliorato la nostra tiratura e rinnoviamo l’invito al xxxxx di Sydney a non esitare a contattarci per qualsiasi aggiornamento in merito a questa vicenda così che giustamente la comunità possa essere informata. 

Comunque, dai rapporti finanziari del 2017, 2018 e 2019, il xxxxx di Sydney ha dichiarato di avere incassato un totale di $717,713 pro-Amatrice. Ben fatto alla nostra comunità che ha saputo rispondere alla chiamata dei connazionali in patria nel momento del bisogno, ma se abbiamo una cifra più o meno accertata, fino ad ora non possiamo accertare cosa sia stato realizzato con questa somma. 

In un articolo a firma di xxxxx, l’ex-presidente ha fatto sapere che “a suo tempo, il comitato ha incaricato xxxxx, dirigente del xxxxx di Sydney, di seguire lo sviluppo e realizzazione del progetto. xxxxx mi ha gentilmente confermato l’inizio dei lavori per la costruzione di un centro anziani in un piccolo centro limitrofo ad Amatrice, nel comune di Caldarola, ma anche ricordato i tempi estremamente lunghi della burocrazia Italiana. Vorremmo però che si evitassero le stesse problematiche legate alla raccolta fondi per l’Abruzzo, caso dove ad oltre un decennio, le somme rimangono inutilizzate e ancora in Australia.” 

L’ultimo annuncio del xxxxxx di Sydney risale a dicembre 2020. Il presidente dell’ente si è recato a Caldarola nel 2019 con il senatore per incontrare il sindaco Luca Maria Giuseppetti e conoscere i bisogni della gente del luogo. La compagnia startup Tech4Care ha provveduto alla progettazione di un Centro Servizi Anziani innovativo nell’ex palazzina della Guardia Forestale. Nel 2021, un articolo a firma di Barbara Olmai pubblicato sul giornale locale “L’Appennino Camerte” informava che il sindaco di Caldarola aveva illustrato alla popolazione del piccolo centro abitato sito a 2 ore di strada a nord di Amatrice la realizzazione di un progetto con i fondi provenienti dall’Australia: “Abbiamo destinato allo scopo, l’ex palazzina della Forestale che ha subito dei danni dal sisma, grazie anche all’interessamento dell’associazione Italo australiana che ci ha donato un contributo di più di 500 mila euro. Avendo anche l’importo assegnato per il danno, il totale dell’intero finanziamento si aggira intorno agli 800 mila euro. 

Abbiamo pensato di demolire l’edificio e di realizzarne uno nuovo. I tecnici che progettano questa nuova struttura, sono stati incaricati direttamente dall’associazione Italo australiana. Il progetto che è stato presentato è di una struttura moderna, antisismica, molto funzionale, destinata maggiormente alle esigenze dei “non più giovani”, con aree complete sia per quello che riguarda la cucina, sia l’infermieristica, sia i saloni. 

Nel progetto c’è anche un enorme terrazzo dove poter far giocare i nipotini che andranno a trovare i nonni”. Ad oggi, il Comune ha stanziato soltanto una decina di mila dollari per una verifica preliminare archeologica (€824,40) e una relazione geologica (€6.422,92) per la palazzina in questione. E poi? 

In sostanza, vorremmo sapere come andrà a finire. I fondi sono ancora nelle casse del xxxxxx di Sydney oppure sono stati assegnati al Comune di Caldarola o all’azienda di costruzione dell’opera? E gli interessi maturati in questi anni a quanto ammontano? E i lavori? Sono iniziati?… Saranno portati a termine? E se si, quando e da chi? 

Suggerirei al Comites NSW e alla vicepresidente che così soavemente ha presentato l’iniziativa di raccolta fondi per Lismore, che prima di iniziare nuove radiothon e mettere altra carne sul fuoco sarebbe opportuno rassicurare la comunità italiana che non si tratti dell’ennesima iniziativa gemella di L’Aquila o di Amatrice, i cui frutti, probabilmente, si faranno attendere ancora per una generazione o due. 

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