C’è un’Italia all’estero che si chiama “Prigionieri del Silenzio“. Sono oltre 2.500 italiani in attesa di giudizio in nei carceri esteri, nel silenzio di tutti, in attesa di giudizio, la cui colpevolezza per i reati contestati non è quindi stata ancora confermata, non di rado detenuti in situazioni ambientali davvero discutibili e precarie, senza un’adeguata assistenza legale e, a volte, sotto degli standard minimi di rispetto dei più elementari diritti umani.
Per fortuna esiste un organizzazione Onlus “Prigionieri del Silenzio” che da anni è impegnata senza sosta nella difesa dei nostri connazionali in stato detenzione all’estero, nel silenzio della politica e soprattutto dei nostri rappresentanti eletti all’estero. Vi confesso che sono davvero “stanco” di percepire disinteresse o peggio, più o meno velata discriminazione verso questi nostri connazionali, da parte di politici e rappresentanti delle Istituzioni.
Provo a sintetizzare in 3 punti cosa c’è che non va: – la legge elettorale permette anche ai residenti in Italia di candidarsi all’estero, contraddicendo le ragioni etiche, politiche e di diritto alla base della esistenza stessa della “circoscrizione Estero”… quale rapporto con il territorio sarà possibile con chi può “contemporaneamente” candidarsi n più di un collegio elettorale in Italia e in una ripartizione estera, della quale non conosce le comunità né il territorio né le strutture politiche e sociali del paese…? – dal Governo Letta in poi, sono stati chiusi più di venti uffici Consolari, oltre ad alcune Ambasciate.
Sono state così indebolite gravemente le strutture basilari della rappresentanza del Sistema Paese all’estero. Inoltre, le varie Leggi di Bilancio presentate in Parlamento negli anni ha dimostrato in modo inequivocabile la volontà di tutti i Governi in linea con quanto fatto da tutti i partiti, dove hanno ridotto i fondi per il capitolo Italiani nel mondo e politiche migratorie, nonché di tagliare il personale addetto ai servizi consolari e all’assistenza ( – 21% negli ultimi 10 anni); – prosegue l’aggravio degli ostacoli burocratici frapposti al riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti di italiani all’estero.
Sarebbe bello se lo stesso impegno profuso della “sinistra” per accelerare e facilitare la concessione della cittadinanza agli immigrati in Italia, fosse profuso a favore dei nostri connazionali all’estero.
Cosa dovrebbe fare il Governo Meloni!?
Ecco, secondo il mio parere, un breve “decalogo” pratico:
1) inserire nella Legge di Stabilità delle misure di equità fiscale nei confronti dei cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE… perché ad esempio trovo “vergognoso” tassare con l’IMU la prima casa dei connazionali espatriati perché il Governo la considera automaticamente “una seconda casa”…;
2) prevedere agevolazioni fiscali per quanti desiderano ristabilire la residenza in Italia, contribuendo così a un maggior gettito di imposta sui redditi, e prevedere misure per il reinserimento dei connazionali particolarmente qualificati professionalmente;
3) creare misure per facilitare i nostri ricercatori nella loro formazione all’estero e in Italia, con misure normative che facilitino i Dottorandi di Ricerca temporaneamente all’estero ,che intendano rientrare per frequentare l’Università in Italia;
4) riconoscere pienamente la funzione pubblica internazionale per gli italiani che operano nelle Organizzazioni Internazionali;
5) adottare il sistema del voto telematico, per ridurre l’astensionismo nel voto dall’estero;
6) sostenere il processo di riforma e rilancio degli organismi rappresentativi delle comunità italiane all’estero – Comites e CGIE – e migliore coordinamento tra le Consulte Regionali per l’emigrazione;
7) promuovere uno “Statuto dei transfrontalieri”, fenomeno in costante aumento che riguarda per l’Italia quasi 100.000 italiani, tra Svizzera, Francia, Austria, Slovenia e Croazia;
8) rafforzare la rete e servizi diplomatico-consolari, dal momento che esiste modo di reperire risorse aggiuntive senza maggior onere per lo Stato (un progetto in tal senso giace inapplicato nei cassetti del Ministero Esteri fin dall’ormai lontano 2013…);
9) elaborare piani di emergenza per le comunità italiane in paesi a rischio con adozione di misure politiche, finanziarie e di assistenza;
10) rilancio a tutti il livelli istituzionali, specialmente i più alti, della “Giornata degli Italiani nel mondo”, l’8 agosto, nata in ricordo dei nostri connazionali deceduti nella strage di Marcinelle.
Conclusione
La comunità italiana continua a sentirsi in uno stato di “abbandono” a causa della mancanza di servizi consolari e di interventi politici che hanno invece caratterizzato l’azione di altri Governi europei. La tutela e assistenza agli Italiani che si trovano all’estero è una delle “cartine di tornasole” che misura il rispetto da parte dello Stato dei diritti e delle libertà fondamentali dei nostri cittadini, ovunque essi si trovino, in quanto i connazionali all’estero sono parte integrante del popolo italiano, della sua sovranità e identità nazionale. Il ministro Mirko Tremaglia, amava dire: “L’altra Italia si è presentata davanti a me con un’incredibile forza umana e morale, con straordinarie espressioni culturali, politiche ed economiche, e con la ricchezza inesauribile dell’italianità…”. Questo è quello che penso anch’io, senza alcuna esitazione.
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