Da Montevideo a Sydney lo sfacelo continua…

Il caso Allora! a Sydney

Allora! nasce nel 2017 come modesto foglio di 8 pagine in formato A4, pubblicato ogni due mesi. Inizialmente si propone di essere “un nuovo bollettino della comunità italiana residente nei sobborghi del South West Sydney” e “strumento di informazione ed aggiornamento periodico.” È edito dalla CNA di Sydney.

A partire dal gennaio 2019, Allora! diventa “un giornalino comunitario, educativo, culturale e indipendente” stampato in 12 pagine a tiratura mensile, distribuito gratuitamente nella comunità italiana locale e con una formale redazione guidata da Franco Baldi. Il redattore è una persona stimata e conosciuta nella comunità italiana di Sydney, con un passato nell’editoria, avendo collaborato fin dagli anni ‘60 con testate italiane come “Sabato Sera”, “Il Nuovo Diario” e “Il Piccolo” e gran parte dei giornali italo-australiani, tra cui “La Fiamma”, “Il Globo” e “Settegiorni”, nonché aver ricoperto cariche con “Esaurito” e “Il Gazzettino”. Sotto la sua direzione, dal 1 gennaio 2021 Allora! diviene un quindicinale e da settembre dello stesso anno un settimanale, distribuito in tutte le edicole del Nuovo Galles del Sud e dell’Australian Capital Territory ogni mercoledì.

Nel 2020, la redazione decide di presentare una richiesta di contributi per l’anno precedente. Si tratta di una cifra modesta, al massimo qualche migliaio di dollari, per assistere con le spese di stampa e di spedizioni.

Il Com.It.Es. vota contrario la prima volta, entrando in merito al contenuto della testata. Secondo la maggioranza dei componenti, il giornalino non “risponde ai parametri della legge”. Si tratterebbe, di “una specie di bollettino che per lo più fa pubblicità al patronato” e non “tratta argomenti di interesse per le comunità italiane.” E qui è giusto ricordare i tre criteri su cui si debba esprimere il Com. It.Es: “se la testata è pubblicata, se è distribuita e se è scritta prevalentemente in lingua italiana per almeno il 50%” – nulla a che vedere con il contenuto. Ma questo, il componente del Com.It.Es. che mantiene questa tesi, una nota professoressa universitaria, e gli altri che hanno appoggiato la sua versione o non lo sapeva, o probabilmente faceva finta di non saperlo.

Il Console Generale Dott. Andrea De Felip, nella sua attestazione, configura inizialmente Allora! un “notiziario mensile”, poi “foglio informativo scritto esclusivamente in lingua italiana composto mediamente di 8 pagine (in realtà erano 12) stampate a colori su entrambe le facciate”, con “notizie e curiosità dall’Italia e dall’Australia ed articoli su eventi significativi della comunità italiana.”

E fin qui sembra andare bene, se non fosse che il diplomatico nella sua relazione comunica al Ministero che “non si ritiene che sussistano le condizioni previste dalla legge per la concessione della sovvenzione richiesta,” poiché “l’ampio spazio dedicato alle attività ed ai servizi offerti dall’Associazione CNA, qualifica la pubblicazione come strumento promozionale delle attività a pagamento.”

Probabilmente, a voler essere buoni, l’attestazione del Console per il 2019 si sarebbe potuta anche comprendere, ma non quella del Com.It.Es., che ha sforato il perimetro delle sue funzioni, entrando in merito al contenuto della testata.

Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è stato rigettato. Nelle sue memorie contro il ricorso, il Dipartimento dell’Editoria, incaricato alla “cura del procedimento” ha dichiarato di “tenere in grande considerazione” i pareri dei Com.It.Es., e che riuscire ad ottenere il “parere positivo” rappresenti un “elemento imprescindibile per la decisione”.

La seconda richiesta di contributi

Ma passiamo velocemente al 2021 e alla richiesta di fondi per l’anno precedente. Da giugno 2020 Allora! è divenuto un periodico mensile di 24 pagine in formato tabloid, stampato in 3,000 copie per ogni edizione. Notizie relative a servizi CNA giusto qualche spazio, a pari condizioni delle altre associazioni italiane di Sydney.

Stavolta il parere del Com. It.Es. è positivo, ma il Console De Felip ribatte sulla questione del troppo spazio alle attività dell’editore, “riciclando” l’attestazione dell’anno precedente e lamentando, lo “spirito polemico, con l’abituale ricorso ad attacchi diffamatori, spesso in chiave anti- istituzionale, che non hanno risparmiato anche lo stesso Consolato Generale e chi ne fa parte.” E conclude che “pertanto, non si ritiene che sussistano le condizioni previste dalla legge per la concessione della sovvenzione richiesta.” Ma di quali condizioni sta parlando il Console? Questo, nella sua dichiarazione, il diplomatico non lo precisa. Non è che forse Allora! non venga distribuito presso la comunità italiana? Non svolga una funzione informativa? Non promuova il sistema Paese o la lingua e cultura italiana all’estero?

Certo di Sistema Paese non si può dir bene per ciò che bene non fa, come ad esempio di un articolo pubblicato a firma del Console senza diritto di replica su di un’altra testata locale, i 13.000 dollari usati per invocare l’immunità diplomatica, “circa 80 firme dubbie” a causa del mancato controllo delle firme per i sottoscrittori per le elezioni del Com.It.Es, le attese di 6 mesi per un rinnovo di passaporto o gli appuntamenti a due anni per gli oriundi che intendono presentare domanda di cittadinanza per discendenza. Come avrebbe detto uno dei collaboratori della testata: “se al Console non piace il nostro giornale ce ne faremo una ragione, ma se per il momento, visto che si trova a Sydney solo per qualche anno, desidera un giornale che parli bene di lui, può comprarsi una pagina e farvi stampare un mezzo busto. Il listino prezzi lo trova sul sito web o potrà comunque rivolgersi alla redazione.”

Parole sagge quelle della Vice-Presidente del CGIE Silvana Mangione, che ha parlato della “superficialità e, talvolta, l’ignoranza della materia, palesate da alcuni, seppur non troppi, funzionari della rete diplomatico-consolare.” E per questo, “l’informazione che non si inchina a quanto preferito dalle autorità locali di turno è certamente fastidiosa, spesso addirittura imbarazzante, perché espleta la sua fondamentale funzione di Quarto Potere, dopo il Parlamento, il Governo e la Magistratura, dei cui comportamenti fa – o dovrebbe fare – attenta denuncia.”

La terza richiesta di contributi

E siamo quindi arrivati al 2022, con Allora! divenuto un settimanale di 24 pagine e una tiratura di 4,000 copie. Articoli di ogni genere, sui grandi temi del Sistema Paese e con contributi per la pubblicazione che arrivano da Ambasciate, Consolati (tranne Sydney), Istituti di Cultura e Camere di Commercio. A bocciare per la terza volta la richiesta di aiuti ci ha pensato il nuovo Com. It.Es. ed il suo Presidente, Luigi Di Martino, segretario della sezione di Sydney del Partito Democratico. Il rappresentante PD ha accusato la testata di averlo “attaccato più volte” quando era “candidato alle elezioni” del Com. It.Es. Inoltre, a suo dire “non si capisce se alcuni articoli siano di natura informativa o di mera propaganda politica,” citando l’esempio di “un articolo con firma di Emanuele Esposito e logo del suo partito politico. Nel pezzo non vi è nessun disclaimer che indica ai lettori che è un articolo di propaganda politica a pagamento.” E siamo di nuovo punto e a capo: il disclaimer c’e’ sempre stato, a pagina 2, e poi, cosa c’entra il contenuto degli articoli? Della relazione del Console, purtroppo, non abbiamo traccia.

I rancori politici e personali che ledono la comunità

L’editore comunque ha confermato come tutti gli interessati, Esposito incluso, durante le varie campagne elettorali e non, abbiano regolarmente pagato qualsiasi pubblicità politica e se le preoccupazioni del Presidente Di Martino erano di natura politica, come infatti sembrano essere, in qualità di segretario e rappresentante di un partito avversario a quello di Esposito e come presidente del Com.It.Es. avrebbe fatto bene a chiedere maggiori informazioni all’editore circa l’assenza di un “disclaimer” o ancora meglio astenersi dalla discussione per conflitto politico. Ma così non è stato e se dei contenuti di Allora! il Com.It.Es non avrebbe dovuto occuparsi, ma di lingua italiana, circolazione e pubblicazione, siamo probabilmente sempre alla stessa intrusione e al medesimo sforare del perimetro di giudizio di alcuni di questi organismi che, alla luce di quanto accaduto, fanno male il loro lavoro.

I candidati del PD Francesco Giacobbe e Nicola Carè, alle ultime elezioni, hanno goduto di spazi pubblicitari a pagamento durante la campagna elettorale e tuttora inviano contributi pubblicati gratuitamente, per far conoscere agli elettori le loro iniziative parlamentari e politiche, ovviamente senza che nessun esponente dei partiti contrari se ne risenta… la chiamano democrazia e Allora! è aperto ad accogliere i testi trasmessi da tutti i partiti e gli schieramenti politici. Da parte del segretario del Com. It.Es., invece, sarebbe giunta un email per chiedere espressamente alla redazione di non inviare più alcuna copia di giornale, né in forma cartacea e né tantomeno via email, e possibilmente, alla prossima richiesta di contributo, il parere del Com.It.Es. sarà contrario. Alcuni membri del Com.It.Es. potranno dire, arbitrariamente ma oggettivamente, di non avere “mai ricevuto una copia della testata” o che il settimanale “non esiste”. E questa voi la chiamereste serietà?

Da un punto di vista politico, invece, sarebbe giunto il momento per i tesserati del circolo del PD e gli eletti al parlamento di aprire una seria riflessione sulle reali capacità del loro segretario e magari cercarne uno più abile di fare politica in modo serio e costruttivo. Come testata giornalistica, non possiamo che augurare a tutti gli schieramenti politici di eleggere quanti si adoperano pienamente per il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e per sostenere coloro che ogni giorno svolgono un servizio d’informazione disinteressato per il bene di tutta la comunità italiana. Intanto Allora! continua ad essere pubblicato in formato cartaceo ogni settimana, stampato in 28 pagine (4 in più da settembre 2022), distribuito anche attraverso le edicole nel NSW e ACT, gratuitamente a centri comunitari e associazioni, e con abbonati nel resto dell’Australia e in Nuova Zelanda.

E ora, dove stiamo andando?

Concludiamo tornando a quel famoso rapporto del Servizio Studi della Camera, che nel 2016 spiegava ai parlamentari come la soppressione della commissione tecnica per l’editoria estera era determinata dal fatto che la nuova legge, attualmente in vigore, non preveda più una “valutazione dei contenuti delle riviste” in quanto l’Italia si è inserita pienamente nel solco della tutela del pluralismo dell’informazione.

C’è da chiedersi: questo rapporto la maggior parte degli interessati che esprimono pareri sull’editoria a Montevideo e a Sydney, lo ha mai letto?

E per le poche testate rimaste in giro per il mondo, finché non verrà corretto e chiarito questo aspetto fondamentale e ripristinata la commissione tecnica o un’altra forma di controllo indipendente, come ha ricordato nuovamente Silvana Mangione, dovremo sorbirci i “dittatori degli orticelli personali”, i quali faranno il possibile per “cancellare un giornale scomodo, che non si inchina ai diktat dei potenti e ha la malaugurata abitudine di dire la verità, come la vede, e di dare spazio alle idee di tutti, affinché siano i lettori a decidere e a fare le proprie scelte.”

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