Chissà perché il nome Re Carlo mi porta indietro ai tempi di quando De André cantava del suo Re Carlo che tornava dalla guerra. Questo Re Carlo, il terzo in ordine di gerarchia, un po’ su con gli anni, arriva al trono dopo una lunga attesa di oltre 70 anni.
Vederlo con la corona di taglia abbondante, lo scettro sulla destra e il mondo appoggiato al palmo della mano sinistra, da l’impressione di un monarca d’altri tempi.
Il mantello d’ermellino farà certamente palpitare gli animalisti, ma sicuramente è stato riciclato da quelli dei suoi avi e fa parte della coreografia. Con tutto il mondo incollato alla televisione e gli innumerevoli ospiti speciali, tra i quali i nostri Albanese e Mattarella, è stata una di quelle occasioni che ti fa dimenticare per qualche ora i problemi che ci attanagliano.
La carrozza dorata è certamente più bella di un lanciamissili e la lunga cerimonia dell’incoronazione ha cancellato dagli schermi Zelensky e Putin. Anche solo simbolicamente, da domani Re Carletto Terzo dovrà cercare di rappezzare tutti i problemi ereditati dalla passata gestione. Guerre, emigranti, fame, disastri… Auguri Carlo e buon lavoro. God Save the King!
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