L’Assemblea del nuovo Consiglio Generale degli Italiani all’Estero si è aperta la scorsa settimana a Roma con il benvenuto del sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli, in rappresentanza del Ministro degli Affari Esteri Tajani.
Subito dopo, a guidare i lavori iniziali del CGIE è stato il Prof. Franco Papandrea, consigliere più anziano, proveniente dalla lontana Canberra, che ha assunto la presidenza provvisoria dell’Assemblea del Consiglio Generale composto da 63 Consiglieri, di cui 20 di nomina governativa e 43 eletti nel 2022 in rappresentanza delle comunità italiane.
Dopo l’elezione per acclamazione a presiedere i lavori iniziali, il ‘decano’ del CGIE, Prof. Franco Papandrea è intervenuto con un attento pensiero introduttivo: “Grazie dottor Vignali e saluto il Sottosegretario Silli e lo ringrazio per le sue parole riguardo il lavoro del CGIE. Spero che veramente quello che lui ha infatti auspicato avverrà in questa consiliatura.
Il mio ruolo è quello di dare il benvenuto ai consiglieri, quindi, cari consiglieri è con molto piacere che vi do questo mio benvenuto alla quinta consiliatura del CGIE. Vorrei in questo senso anche ricordare a tutti quanti, me incluso, che siamo impegnati a tutelari i diritti degli italiani all’estero indipendentemente dalla nostra carica elettiva o di nomina nome governativa. Vale la pena, però a mio avviso, sottolineare che i membri eletti del Consiglio Generale hanno anche l’enorme privilegio di un rapporto diretto con le 17 maggiori comunità italiane nel mondo.
La convocazione di questa assemblea ci libera finalmente dalla catena del limbo in cui siamo stati relegati per circa 15 mesi dalla data delle elezioni del 9 Aprile 2022. Mi permetto di osservare che questo ritardo prolungato è in dissonanza con l’intento della normativa e sminuisce il nostro mandato.
Sono convinto che questa osservazione è condivisa da tutti voi consiglieri e da tutte le comunità che rappresentiamo. Vorrei anche, in questa occasione, sottolineare l’impatto ri prorevole dell’attuale criterio di ripartizione dei consiglieri del CGIE, che per la prima volta nella sua storia, questa assemblea non ha alcuna rappresentanza dal Sudafrica, né della comunità italiana in Sudafrica e ne di tutta l’Africa.
L’applicazione del criterio ha trasformato il CGIE da organo rappresentativo dell’ampia diversità delle realtà migratorie a un organo composto dai rappresentanti di un numero sempre più ridotto di paesi e di comunità in quei paesi. Ho colto questa occasione solo per sottolineare l’importanza e cruciale di queste tendenze per il ruolo del CGIE, non per alimentare un dibattito”.
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