Egregio direttore,
come Lei ben sa, leggo sempre con molto interesse il giornale da Lei diretto e conoscendo la meticolosità con cui svolge il suo lavoro, mirato a informare i nostri connazionali in Australia, credo sarà contento di riceve alcune puntualizzazioni in merito all’articolo pubblicato sull’edizione di mercoledì 10 gennaio 2024 a pagina 3.
L’articolo è intitolato ‘Vincenzo Odoguardi: “Con il MAIE italiani all’estero protagonisti a Roma”’. Nell’articolo si fa riferimento all’emendamento con il quale sono stati spostati 4 milioni in favore delle attività consolari e all’adeguamento degli stipendi dei contrattisti. Per dovere di cronaca e per ristabilire la verità della questione, sono costretto a ribadire come questo emendamento sia stato approvato. Gli unici emendamenti alla legge di Bilancio presentati in favore degli italiani all’estero, incluso uno che riguarda il sistema dei finanziamenti per la stampa all’estero, sono quelli a firma dei Senatori del Pd. In particolare, quello di cui si parla nell’articolo (emendamento 28.3), è un emendamento di cui sono stato primo firmatario insieme ai colleghi di partito (La Marca e Alfieri).
Prova di quanto le dico è contenuta negli atti pubblici che troverà sul sito del Senato della Repubblica. Questo emendamento, come altri, sono stati recepiti in quello che è stato il maxiemendamento al Bilancio presentato dal relatore, ovvero dal governo stesso. E questo perché frutto di un’estenuante mediazione politica dei rappresentanti del Partito Democratico in commissione bilancio. Fra l’altro, caro direttore, non le sfuggirà che i partiti di maggioranza, incluso gli eletti all’estero, hanno votato contro gli emendamenti tabellari che sono oggetto di discussione in aula, fra questi quello sullo stanziamento di maggiori fondi per i contrattisti e persino quello che prevedeva un contributo per acquisto di materiale didattico italiano all’estero.
La seduta, come tutte del resto, è pubblicata nella sua versione integrale sul sito del Senato sul quale tutti possono avere accesso. Capisco che ogni partito cerchi di attrarre consensi, ma la realtà dei fatti non può e non deve in alcun modo essere negata, per rispetto dei cittadini e dei lettori. Da parte mia posso confermarLe che, malgrado il dispiacere che quasi tutte le proposte emendative a favore delle comunità italiane nel mondo siano state respinte dalla maggioranza di governo, sono soddisfatto che almeno questo emendamento sia stato approvato.
Il mio lavoro è volto alla tutela degli interessi legittimi degli italiani all’estero, del Sistema Paese, e dell’Italia. E se si può instaurare una forma di collaborazione con i partiti o i rappresentanti di maggioranza, ben venga. D’altronde ho personalmente ribadito al Ministro Tajani e al sottosegretario Sili, la mia piena disponibilità al confronto con chiunque abbia a cuore l’interesse delle nostre comunità nel mondo che restano un patrimonio dell’Italia, non dei partiti.
Grazie per la sua attenzione e per lo spazio che, sono certo, vorrà dedicare a questa mia puntualizzazione. Nell’augurarLe buon lavoro colgo anche l’occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti. Sen. Francesco Giacobbe
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Risposta del direttore
Gentilissimo Senatore,
Grazie per la sfilza di elogi che non credo meritare. A riguardo dell’articolo a pagina 3 dell’edizione del 10 gennaio da lei menzionato, eccomi a rispondere: È essenziale piazzare i manifesti in piazza, soprattutto quando si conquista qualcosa che sembra portare qualche beneficio a chi lavora sottopagato.
Ma sarebbe altrettanto opportuno sostenere coloro che attaccano i manifesti in piazza, come la nostra pubblicazione, che anziché essere aiutata, viene osteggiata da individui di una determinata cerchia politica. Ebbene sì, non riceviamo i contributi governativi che ci spettano di diritto, nonostante soddisfiamo tutti i requisiti stabiliti dalla legge. Purtroppo, il segretario del PD a Sydney non ritiene la nostra pubblicazione meritevole di tali contributi. Questo atteggiamento ha arrecato un grave danno alla comunità italiana a Sydney. Non potrò mai dimenticare l’arroganza e la stupidità dimostrate nei nostri confronti quando ci è stato negato il sostegno finanziario.
Frasi come “con i soldi, sono capaci tutti di fare un giornale” hanno evidenziato la scarsa conoscenza del settore da parte di chi dovrebbe esprimere un parere. Altrettanto indelebile nella mia memoria è il momento in cui, durante la decisione del Comites nei nostri confronti, un certo senatore ha abbandonato l’aula con la scusa di una telefonata urgente da Roma. E in un’altra occasione, quando la risposta è stata “non posso interferire”.
Siamo giunti al punto in cui la decisione di un segretario di una sede PD vale più di quella di un senatore della Repubblica. Tuttavia, non stiamo cercando vendetta. Articoli come quelli inerenti al Senatore Odoguardi provengono da Inform, un’agenzia giornalistica italiana, e vengono pubblicati integralmente senza propaganda, selfie o chi è arrivato primo o secondo.
Fortunatamente, in Senato non si è ancora discusso di aiuti all’editoria e alla lingua italiana, altrimenti, sarebbe imbarazzante sapere perché si proteggono certi enti gestori e si combatte contro organi di informazione in lingua italiana come, ad esempio, Gente d’Italia e Allora! Vogliamo porre fine una volta per tutte a questa pantomima, o continueremo a far finta di niente e ad agire di conseguenza?
Cordiali saluti, Franco Baldi
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