Lo stato della lingua italiana nel NSW è a dir poco tragico. Continuano a chiudere i corsi universitari, vengono ammessi all’abilitazione sempre meno insegnanti di lingue e la maggior parte dell’investimento è riservata alle classi della scuola primaria senza un programma di continuità nell’apprendimento avanzato.
C’è persino una scuola bilingue, inadeguata alle esigenze di una metropoli che si estende da Dee Why a Campbelltown, e qualcuno suggerisce la costruzione di una nuova scuola. Coloro che attualmente detengono l’esclusiva gridano al complotto e alla concorrenza.
Per anni si è pensato fosse necessario discutere queste problematiche nelle sedi istituzionali, ma finora molto poco – nulla, infatti – è stato fatto per dare un messaggio forte e chiaro alle esigenze della comunità italofona locale.
Appena usciti dalla pandemia, si è pensato che fossero maturi i tempi per mettere in piedi una struttura di concerto tra le diverse realtà che partecipano alla promozione della lingua italiana nel contesto locale.
L’iniziativa prevedeva un comitato informale in cui potevano far parte i rappresentanti delle scuole e delle associazioni di insegnanti di lingua italiana, tra cui il Co.As.It., la Dante Alighieri, la I.A.T.I., l’I.L.T.A, la Marco Polo, per citarne alcune. Queste organizzazioni sono ufficialmente riconosciute come non aventi scopo di lucro e di pubblica utilità, con sovvenzioni e agevolazioni fiscali locali.
Esse, per loro natura, dovrebbero perseguire obiettivi comuni e di mutuo supporto, ma non sempre accade. Il motivo sembra essere abbastanza semplice, ovvero che una parte vuole far valere le regole del mercato privato nella nostra comunità, avanzando riserve sulla concorrenza, sul profitto e non per ultimo sulla protezione di informazioni commercialmente sensibili che vengono nascoste anche davanti alla richieste di fondi pubblici per centinaia di migliaia di euro.
Questi concetti dovrebbero rimanere estranei alle strutture educative senza scopo di lucro che hanno realmente a cuore la lingua italiana. Ne consegue che fin quando non verrà messo bene in chiaro che quanti intendono non rinunciare ai metodi commerciali del mondo privato non possono allo stesso tempo pretendere agevolazioni particolari e contributi pubblici, non sarà mai possibile risollevare le sorti della nostra amata lingua italiana nel NSW.
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