Siamo un popolo davvero singolare, italiani per nascita, esterofili per vocazione. Questa è la giornata tipo di un cittadino contagiato da mille contaminazioni sociali.
Colazione alle 7,00, con una prima scandagliata allo smartphone e un orecchio proteso alle breaking news. Vestito d’ordinanza slim fit che calza a pennello dopo un inverno di crossfit e zumba. Di corsa in ufficio appena in tempo per la call su zoom, ma qualcosa non funziona… Tocca reimpostare password o, peggio, creare nuovo account. Il server interrompe la connessione, sale l’ansia e anche qualche imprecazione contro la iella alla black friday. Miracolosamente, dopo aver recuperato il link d’ingresso si entra nel meeting.
Coffee break per ricaricare energia ed attenzione e poi full immersion fino alle 13,30. Pranzo con un toast o un wrap, perché bisogna tenersi leggeri, il pomeriggio è lungo e il sonno incipiente. Il cibo ha un sapore di plastica, come il sorriso gommoso e liftato di una collega.
Uno smoothie bilancia e sgravia la coscienza di un pasto insano, è detox e rientra nel panorama di green style. Invio di qualche whatsapp a un familiare o un amico. Stranamente non rispondono mai alla bisogna, anche se sono perennemente on-line.
Ok, keep calm! La serata si preannuncia stimolante, con l’incontro della ragazza conosciuta allo speed date. Il lavoro e la vita frenetica hanno tolto tempo alle relazioni sociali, ridotte ai pochi contatti con i colleghi e a qualche persona conosciuta sui social, attraverso la chat. La ragazza dello speed date è carina, c’è stato subito feeling, anche se in pochi minuti si riesce a capire poco di una persona.
Non è vegana, quindi una cenetta in una steak house risolleverà l’inadeguatezza del pranzo. Controllo della carica elettrica della nuova auto plug in hybrid, se risulterà insufficiente la e-bike sarà un’alternativa simpatica ed anticonvenzionale. Invio di messaggio alla mamma, che non risponde anche se è on-line.
Fine lavoro e ritorno a casa. Ritiro posta dalla cassetta delle lettere. C’è il responso, tanto desiderato, del test per l’avanzamento di carriera. Dice testualmente “We are sorry to inform you that, your english level is not sufficient, as it is not sufficient your italian”. Stupore e sgomento!
Gli italiani, notoriamente, sono il fanalino di coda in Europa, per quanto riguarda la conoscenza della lingua inglese.
Un’inversione di tendenza è stata registrata solo negli ultimi anni, in forza di una classe studentesca che ha maturato un’alta specializzazione e formazione negli studi intrapresi e, insieme, una conoscenza più fluente dell’inglese.
È indubbio che la conoscenza dell’inglese apra la strada ad offerte di lavoro, ad opportunità e a socialità senza frontiere, ma di contro ne soffriamo l’ingerenza nella nostra lingua e sopportiamo una sorta di sottomissione al suo potere globalizzante.
Così, man mano nel tempo, barbarismi si sostituiscono ai nostri modi di dire, rubano il posto ad auliche parole, impoverendo il nostro lessico, con buona pace dei membri dell’Accademia della Crusca e di tutti i luminari linguisti e filologi. La conseguenza di questo fenomeno è che dimentichiamo l’uso della lingua italiana per una falsa e limitata conoscenza dell’inglese. Dio salvi la Regina, ma anche la lingua italiana! (Isabella Benedetti – L’Aquila Blog)
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