In un mondo dominato dall’intelligenza artificiale anglofona, l’Italia risponde con Minerva: il primo grande modello linguistico open source sviluppato interamente nel nostro Paese. Nato nei laboratori della Sapienza di Roma sotto la guida del professor Roberto Navigli, Minerva è molto più di un chatbot: è un progetto culturale e scientifico che mette la lingua italiana al centro dell’innovazione.
A differenza dei colossi americani, addestrati quasi esclusivamente in inglese, Minerva è perfettamente bilingue. Ha assimilato due miliardi di parole, metà in italiano e metà in inglese, offrendo risposte che rispettano contesto, cultura e sfumature della nostra lingua. “La lingua è il modo in cui vediamo il mondo,” spiega Navigli, “ed è fondamentale che l’AI rifletta anche il nostro sguardo”.
Il modello conta 7 miliardi di parametri, è trasparente, gratuito e disponibile online su minerva-ai.org. Chiunque può testarlo e contribuire a migliorarne le capacità. È il simbolo di un’Italia che non vuole solo usare l’intelligenza artificiale, ma anche costruirla, orientarla, umanizzarla.
Nel frattempo, Minerva conquista la scena internazionale: la più importante conferenza mondiale sul linguaggio computazionale, ACL 2025, è stata presieduta dallo stesso Navigli, portando l’Italia sotto i riflettori globali.
Il futuro? Un’alleanza tra ricerca pubblica e startup per lanciare una nuova versione ancora più potente. Perché l’AI di domani, se vorrà essere davvero intelligente, dovrà anche parlare la lingua di Dante. E Minerva è già sulla buona strada
