Non solo italiano: ecco 5 lingue minoritarie diffuse in Italia

In Italia non si parla solo italiano, ma quali sono le altre lingue? E come si sono diffuse nei nostri territori? Il nostro Paese, pur linguisticamente unito dalla lingua italiana, è popolato da numerose lingue minori oltre ad una moltitudini di dialetti che hanno in sé una infinita varietà di sfaccettature. Alcuni dei dialetti sono assimilabili a lingue vere e proprie ma ormai influenzati da una evoluzione che li ha portati a perdere molti dei loro tratti caratterizzanti. Discorso diverso per alcuni ceppi linguistici che stanno sopravvivendo mantenendo una struttura ben diversa dall’italiano e che hanno origini lontane.

Il sardo. «Il sardo è una lingua insulare per eccellenza: è allo stesso tempo la più arcaica e la più distinta nel gruppo delle lingue romanze.» Da non confondersi con il ceppo catalano presente nella zona di Alghero, il sardo affonda le sue origini tra alcune influenze neolatine e deve essere considerata autonoma dai sistemi dialettali di area italica, gallica e ispanica e pertanto classificata come idioma a sé stante, erede della civiltà nuragica e che trova nel nuorese la sua forma più spiccata.

Il ladino. Al nord della Sardegna la lingua subisce influenze toscane e corse, dovute alle dominazioni e alle immigrazioni subite nei secoli passati. Dal 1997 la legge regionale riconosce alla lingua sarda pari dignità rispetto all’italiano. Presente in alcune enclavi della zona nord orientale dell’Italia, in Alto Adige, Friuli, Veneto, e differente tra zona e zona, il ladino è frutto di un insieme di culture presenti secoli fa nell’arco alpino orientale, tra la Svizzera e la Slovenia. Proprio la Slovenia porta nei caratteri distintivi della sua lingua alcuni suoni e molti vocaboli presenti nel ladino.

L’occitano. Partendo dalla Francia atlantica arrivando alla parte occidentale del Piemonte questa lingua che foneticamente ricorda molto il francese come il piemontese ma soprattutto il catalano, ha difficoltà nel trovare un riconoscimento ufficiale, specie oltralpe dove trova la più vasta comunità che conosce e parla la lingua conosciuta come lingua d’oc, parente quindi di quella d’oil parlata al nord della Francia. Tecnicamente l’occitano è una lingua occitano-romanza ed è quella più utilizzata dai famosi poeti trovatori per la sua musicalità dei suoni.

La lingua arbëreshe. E’ l’antico albanese, arrivato in Italia dopo una una sorta migrazione avutasi a causa delle dominazioni sul territorio tirrenico. Dalle famiglie allora migrate si sono formate delle comunità, spesso non comunicanti tra loro, che hanno mantenuto la parte predominante della loro tradizione e cultura compresa la lingua. L’utilizzo degli idiomi albanesi è stato tramandato fino ai giorni nostri al punto che in alcune province italiane, in particolare in Calabria, è stata riconosciuta l’identità linguistica.

Il walser. I dialetti walser sono una evoluzione del sottogruppo alemanno del tedesco. Sicuramente risalenti al XIII secolo, il walser arrivò in Italia grazie a condizioni climatiche favorevoli alla migrazione di persone che arrivarono nell’odierna Italia passando attraverso valichi alpini diventati poi impraticabili a seguito della “piccola glaciazione” del VI secolo. La stanzialità di una popolazione di origine germanica, specie in zone disabitate, portò allo sviluppo di comunità che nei secoli hanno mantenuto le loro tradizioni, specie linguistiche. Oggi i dialetti walser, con tutte le variazioni avvenute nel tempo, sono presenti in valle d’Aosta e Piemonte. Gressoney, Alagna Valsesia e Macugaga sono alcuni dei comuni dove il walser è ancora diffusamente parlato. (Roberto Binaghi / Milanocittastato.it)

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