di Mariano Coreno
Questo venticello
di primavera
che vagabonda
ai raggi d’un sole pallido
quasi mi gela le mani.
Effimera primavera,
strano verde della speranza:
perchè non mi ridate
l’allegria della terra natia?
E perchè illudete
il mio cuore
straziato d’emigrante?
Per fortuna canta il merlo
e se per caso piove
ha l’albero per ombrello.
Melbourne, primavera del 2001
Spring
by Mariano Coreno
This little spring breeze
that wanders
through the rays of a pale sun
almost freezes my hands.
Ephemeral spring,
strange green of hope:
why do you not give me back
the joy of my native land?
And why do you deceive
my heart
tormented by exile?
Fortunately, the blackbird sings,
and if by chance it rains
the tree is there as an umbrella.
Melbourne, Spring 2001
Mariano Coreno, in Primavera, cattura con delicatezza i sentimenti di nostalgia e smarrimento di un emigrante, riflettendo sul contrasto tra la bellezza della natura e il dolore della lontananza dalla terra natia.
Il “venticello di primavera” che “quasi mi gela le mani” crea un’immagine sensoriale intensa: la stagione, pur simbolo di rinascita e speranza, appare effimera e distante, incapace di restituire l’“allegria della terra natia”.
Il “strano verde della speranza” accentua il senso di straniamento, indicando un ottimismo incerto e inatteso, che sembra giocare sul cuore del poeta, “straziato d’emigrante”. Le domande rivolte alla primavera esprimono l’inquietudine e la delusione emotiva di chi vive lontano dalle proprie radici.
Tuttavia, Coreno trova conforto nei piccoli dettagli della nuova realtà: il merlo che canta e l’albero che ripara dalla pioggia diventano simboli di consolazione, resilienza e capacità di adattamento. La natura, pur diversa, offre ancora momenti di gioia e protezione.
Il testo si sviluppa così tra malinconia e leggerezza, tra perdita e scoperta, trasformando l’esperienza dell’emigrazione in una riflessione poetica sulla memoria, la speranza e la capacità dell’uomo di trovare conforto anche lontano da casa.
