Fuori i conflitti dall’Australia

“Non ci piacciono le persone che vengono in Australia e portano i loro conflitti in questo Paese.” Queste parole dell’ex primo ministro John Howard, pronunciate sabato 9 agosto all’inaugurazione del Silverdale Shopping Centre, arrivano in un momento di forte tensione legata al conflitto israelo-palestinese, che si riflette anche in Australia.

Giovedì scorso, studenti universitari di Melbourne, Sydney, Canberra, Adelaide, Brisbane e Wollongong hanno abbandonato le aule per manifestare solidarietà alla popolazione di Gaza. A Melbourne, circa 300 persone si sono radunate davanti alla State Library, accusando il governo di Anthony Albanese di avere “il sangue di Gaza” sulle mani e denunciando la grave crisi umanitaria causata dalla guerra.

I manifestanti hanno bloccato per ore il traffico in Flinders Street Station, sventolando cartelli con slogan come “Israele fuori da Gaza”. La polizia è intervenuta, arrestando cinque persone e allontanando un uomo per disturbo della quiete pubblica.

Le proteste seguono le grandi manifestazioni del weekend precedente, che hanno radunato decine di migliaia di persone in tutto il Paese, con 90.000 partecipanti a Sydney sul Sydney Harbour Bridge. A Brisbane è prevista una nuova marcia sullo Story Bridge il 24 agosto.

Sul fronte diplomatico, il governo australiano mantiene cautela sul riconoscimento dello Stato palestinese alle Nazioni Unite, condizionandolo all’esclusione di Hamas dal futuro governo palestinese. Ex diplomatici spingono invece per un riconoscimento urgente, accusando Israele di “pulizia etnica” in Cisgiordania.