E’ morto il boss dei boss: Matteo Messina Denaro

Dopo una agonia di alcuni giorni è morto nell’ospedale dell’Aquila il boss Matteo Messina Denaro, l’ultimo stragista di Cosa Nostra arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza. Il capomafia soffriva di una grave forma di tumore al colon che gli era stata diagnosticata mentre era ancora ricercato, a fine 2020. Dopo la cattura, Messina Denaro è stato sottoposto alla chemioterapia nel supercarcere dell’Aquila dove gli è stata allestita una sorta di infermeria attigua alla cella.

Le condizioni di salute del padrino di Castelvetrano, colpito da un’aggressiva forma di tumore al colon ormai al quarto stadio, erano precipitate dopo l’estate: il 22 settembre era arrivata la notizia di un coma irreversibile che non lasciava più speranze. Era stato arrestato lo scorso 16 gennaio mentre si trovava alla clinica La Maddalena a Palermo, dove era in cura.


Le condizioni del padrino, sottoposto dal 2020 a quattro operazioni chirurgiche e a diversi cicli di chemio, erano subito apparse gravi ai medici dell’Aquila che l’hanno avuto in cura dalla cattura e che inizialmente l’hanno sottoposto alle terapie in carcere, dove era stata allestita per lui una cella con infermeria. Dopo l’ultimo intervento il boss, molto grave, è stato trattenuto in ospedale, trattato con la terapia del dolore e poi sedato. Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e dato il cognome alla figlia Lorenza, avuta in latitanza e mai riconosciuta. La ragazza, insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è anche il difensore del boss, è stata al suo capezzale negli ultimi giorni. È stato proprio il cancro al colon a portare i carabinieri del Ros e la Procura di Palermo sulle tracce del padrino, riuscito a sfuggire alla giustizia per 30 anni.

“E’ la chiusura di un’epoca e di una stagione che è stata tra le più terribili del nostro Paese. La stagione delle stragi, della trattativa, della compenetrazione tra mafia, associazioni, servizi segreti deviati, complicità. Matteo Messina Denaro, più di qualsiasi altro latitante, più ancora di Riina e Provenzano, si può definire per quello che è emerso, per le coperture di cui ha goduto, un ‘latitante di Stato’. Quindi con la sua morte si chiude certamente quella stagione e si perde una opzione in più di sapere la verità su quella terribile stagione”. 

Queste le parole dell’ex magistrato di Palermo Antonio Ingroia a La Presse, commentando la morte di Matteo Messina Denaro.

“Penso che negli ultimi anni, anche a causa della sua malattia, Matteo Messina Denaro fosse abbastanza defilato ed emarginato dagli assetti criminali di Cosa nostra – ha proseguito -. Credo che fosse soprattutto custode dei segreti del passato piuttosto che protagonista delle strategie del potere”. Quindi l’ex pm ha osservato: “Il più grande rischio che si è verificato fin dal momento dell’arresto di Messina Denaro, con l’enfatizzazione a mio parere eccessiva di lui come capo di Cosa nostra, è che si possa pensare che con il suo arresto prima, e ora la morte, la mafia sia finita. Così non è. La mafia è soltanto cambiata, ha cambiato pelle. E’ una mafia più nascosta, più finanziaria. La mafia stragista e militare di cui Matteo Messina Denaro è stato uno dei principali esponenti negli anni ’90 oggi non c’è più, e questo è l’aspetto positivo. Ma anche lui poi si era trasformato, dedicandosi più ad una mafia finanziaria che alla mafia militare. La mafia di oggi ha contorni meno chiari, meno visibili – ha concluso Antonio Ingroia -. La mafia è più mimetizzata e quindi più inafferrabile”.

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