Intervista all’ex-presidente Aloisi:“Comites? Mai scesi a tanta indecenza”

“Quello che è successo nell’ultima riunione è gravissimo…” sono state le prime parole dell’ex-presidente e attuale consigliere del Comites, Maurizio Aloisi, sentito per alcuni commenti dalla redazione di Allora! a seguito degli scontri nell’ultima seduta pubblica del Comites di Sydney.

Il Comites di Sydney è stato chiamato ad esprimere un parere obbligatorio per l’accesso ai contributi del periodico Allora!, con la riunione che è implosa a causa di vari attacchi contro il membro del CGIE, Franco Papandrea, il cui intento era di ricordare ai consiglieri la corretta procedura richiesta dalla legge per l’espressione del parere.

“Mai nessuno, – ha spiegato Aloisi – fin quando c’eravamo noi a gestire il Comites, si è permesso di togliere la parola o fermare un dibattito democratico. Nonostante i nostri disaccordi con l’autorità consolare e con i consiglieri che poi si sono dimessi, tutti hanno sempre trovato spazio per dire la loro opinione. Adesso la censura accade regolarmente, anche in modo violento, non solo con noi consiglieri ma anche con il membro del CGIE il cui diritto ad intervenire nei lavori è garantito dalla legge”.

“I microfoni venivano costantemente chiusi dal Presidente. Avrò almeno dovuto sbloccare tre volte l’insistenza del Presidente a sopprimere il dibattito per poter intervenire. Assurdo che sia venuto meno il rispetto per una persona come Papandrea, che da un decennio continua a servire la comunità facendo il suo lavoro con dignità.”

“Evidentemente, quando alcuni consiglieri della maggioranza, incluso il Presidente Di Martino, chiudono il microfono su Zoom o addirittura qualche personaggio grida “zittitelo” contro il rappresentante del CGIE, dimostrano di non avere il minimo decoro e rispetto per le nostre istituzioni”.

Commenti inopportuni sono anche stati rivolti all’Ambasciatore Crudele. “Mi sono permesso di rilevare che il Comites attuale intende impiegare un elemento di segreteria pur avendo ancora sulla carta dei debiti, e che di questo ne avrei voluto discutere con l’Ambasciatore. La risposta del Presidente è stata a dir poco disdicevole. Se n’è uscito con la battuta, “eh, Salutamelo!” A raccontarlo non ci si crede.”

L’ex-presidente ha affermato di aver ricevuto una telefonata da parte di Di Martino nella mattina del 18 aprile. “Sinceramente, avrei pensato che i consiglieri avessero imparato qualcosa dall’anno scorso e avessero approvato, lasciando alla dichiarazione dell’autorità consolare eventuali contestazioni.”

A rappresentare il Console Generale, Andrea De Felip, era presente la nuova vice-console Caterina Pascali. “Chiedo scusa alla Dott.sa Pascali, in evidente imbarazzo per essere stata costretta ad assistere ad uno spettacolo così indecoroso,” ha aggiunto Aloisi.

Nel corso della seduta, uno dei consiglieri della maggioranza, Allan Micallef, ha accusato Papandrea di “essere nel torto”, di aver “esteso il suo ruolo per la prima volta perché abbiamo una nuova vice-console” e di aver mantenuto un comportamento “da Hollywood”.

“La sfrontatezza del Consigliere Micallef, non nuovo a queste disgustose esibizioni, e la evidente ignoranza in termini di regolamenti del Consigliere Rajo, hanno trasformato una riunione Comites in una rissa da Pub,” ha commentato Aloisi.

Il Consigliere del CGIE avrebbe chiesto ai membri del Comites di motivare il proprio voto e questo non sarebbe piaciuto ad alcuni della maggioranza e al Presidente Di Martino. “Personalmente – ha continuato Aloisi – credo fermamente che Allora! svolga un prezioso ruolo di utilità pubblica, portando a conoscenza dei lettori le reali problematiche della nostra comunità. Tocca a noi tutelare la libertà di stampa e di espressione contemplata esplicitamente nella legge sull’editoria italiana e per questo motivo non ho esitato a dare il mio voto favorevole. Lo stesso hanno fatto i consiglieri eletti nella mia stessa lista di appartenenza.”

“Il Presidente Di Martino, invece, si è ostinato a rispondermi che il rispetto per la ‘stampa libera’ non significa accesso ai contributi. A me questa è sembrata una chiara minaccia contro l’editore e spero che si intervenga per porre fine a questo uso antidemocratico del ruolo del Comites,” ha dichiarato Aloisi.

“Sono certo, che se non fosse stato per la registrazione pubblica non avremmo mai potuto far sapere alla comunità dell’incapacità del Presidente Di Martino di condurre una riunione democratica.”

Aloisi lamenta che si continui ad utilizzare il sistema di riunione in remoto che non garantisce un normale processo democratico in quanto concede troppa discrezione al presidente ed è suscettibile all’incertezza delle decisioni realmente adottate dal Comites.

“Basti pensare che alla fine nessuno ha saputo quale sia stato il risultato della votazione sui contributi al giornale. Ufficialmente, non c’è stata la proclamazione della votazione, nessuno ha saputo se il Comites ha approvato o meno e credo che questo basti a rendere il tutto invalido.”

Sulla questione della segreteria, visto che il segretario Gerry Gerardi era assente per non meno specificati impegni di lavoro, “il Comites attuale – continua Aloisi – esige un addetto di segreteria pagato con soldi che non ha, ma si rifiuta di garantire il diritto al dibattito. Da parte mia, non sono più disponibile a partecipare alle riunioni via Zoom in questo modo e non intendo dare a nessuno la possibilità di negare la parola quando gli pare o quando un commento non è gradito.

Infine – conclude Aloisi – ad un atteggiamento da ‘ducetto’ si aggiunge che il Presidente Di Martino non permette che si parli. Questo non è tollerabile e c’è chi dice ‘lasciateci lavorare’ quando da un anno e mezzo non sanno neanche stilare un verbale, che si riduce a meno di un riassunto sintetico. Per quel poco o niente che intendono fare, lo intendono perfino delegare ad un collaboratore esterno.”

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