Biografia di Anita Garibaldi

Anita Garibaldi, il cui vero nome completo è Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, nasce il 30 agosto 1821 a Morrinhos, nello Stato brasiliano di Santa Catarina. Il padre è il mandriano Bento Ribeiro da Silva, la madre è Maria Antonia de Jesus Antunes. I genitori hanno dieci figli e Ana Maria è la terzogenita. Riceve un’istruzione elementare, è molto acuta e intelligente. Il padre Bento muore presto così come tre dei suoi fratelli, per cui la madre Maria Antonia deve occuparsi della famiglia molto numerosa, che è precipitata in una situazione di estrema indigenza, da sola. Le figlie maggiori si sposano in giovane età. 

Ana sposa Manuel Giuseppe Duarte alla giovane età di quattordici anni nella città brasiliana di Laguna. Il marito svolge più professioni, il calzolaio, il pescatore, avendo degli ideali conservatori. Nel 1839 Giuseppe Garibaldi giunge nella città di Laguna con l’obiettivo di conquistarla in modo tale da fondare la Repubblica Juliana. Si è rifugiato nell’America meridionale, poiché condannato a morte in Italia per avere partecipato ai moti risorgimentali e per essersi iscritto all’organizzazione di Giuseppe Mazzini, la Giovine Italia.

Nel momento in cui giunge in Brasile, lo Stato di Santa Catarina vuole rendersi indipendente dal governo centrale brasiliano guidato dall’imperatore Pedro I. In Brasile la situazione politica quindi non è cambiata rispetto all’epoca coloniale. Dopo essere arrivato nella città, nel mese di luglio, la sera stessa Garibaldi conosce Ana, rimanendo molto affascinato dalla sua bellezza e dal suo carattere. Presto deve lasciare la città di Laguna e Ana, dopo avere abbandonato il marito, decide di partire con lui, seguendolo nelle sue avventure. 

Combatte accanto al compagno Giuseppe e ai suoi uomini, impugnando le armi in occasione delle battaglie via terra e via mare. Nel 1840 partecipa con gli uomini di Garibaldi alla battaglia di Curitibanos, in Brasile, contro l’esercito imperiale. In quest’occasione diventa prigioniera delle Forze nemiche. Crede però che il compagno sia morto in battaglia, per cui chiede ai suoi nemici di poter cercare nel campo di battaglia le spoglie dell’uomo.

Non trovando il cadavere, riesce con grande astuzia a fuggire a cavallo per poi ritrovare Giuseppe Garibaldi nella fazenda di San Simon, vicino al Rio Grande do Sul. Nel momento in cui scappa a cavallo tra l’altro è incinta di sette mesi. A Mostardas, vicino a San Simon, il 16 settembre dello stesso anno nasce il loro primo figlio che viene chiamato Menotti per ricordare l’eroe italiano Ciro Menotti. Dodici giorni dopo la nascita del figlio, Ana detta Anita, riesce a salvarsi nuovamente dal tentativo di cattura da parte delle truppe imperiali che hanno circondato la sua casa. Fortunatamente riesce nuovamente a fuggire a cavallo con in braccio il piccolo Menotti.

Dopo quattro giorni passati nel bosco, viene ritrovata insieme al figlio da Garibaldi e i suoi uomini. La famiglia Garibaldi vive momenti difficili anche dal punto di vista economico, poiché Giuseppe rifiuta i soldi che gli vengono offerti dalle persone che sta aiutando. L’anno dopo i due coniugi lasciano il Brasile, ancora colpito dalla guerra, per trasferirsi a Montevideo, in Uruguay.

Nella città la famiglia prende una casa in affitto. In quegli anni hanno altri tre figli: Rosita che muore alla tenera età di due anni, Teresita e Ricciotti. Nel 1842 Anita e Garibaldi si sposano a Montevideo.

Cinque anni dopo Anita, insieme ai piccoli, segue il compagno in Italia. A Nizza i due sono accolti dalla mamma di Giuseppe, Rosa. In Italia diventa la moglie del Generale Giuseppe Garibaldi, che deve guidare il Paese verso un sogno, l’Unità nazionale. Nonostante le difficoltà ad adattarsi al nuovo contesto sociale, per amore del marito soffre in silenzio, mostrando sempre un atteggiamento garbato e cordiale. Quattro mesi dopo l’arrivo in Italia, Giuseppe Garibaldi deve partire alla volta di Milano in occasione dello scoppio dei moti risorgimentali (“Le Cinque giornate di Milano”). Nel 1849 è nominato deputato della Repubblica Romana che è guidata da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini.

Anita, in quest’occasione, lascia Nizza per partire verso Roma, avendo l’obiettivo di vedere il marito con cui condivide gli stessi ideali rivoluzionari. Quindi torna sul terreno di battaglia molto presto, perché il Papa Pio IX, avendo il sostegno degli eserciti spagnolo, borbonico e francese, mira alla riconquista di Roma.

I garibaldini tentano di difendere eroicamente Roma con tutte le loro forze, ma la superiorità degli eserciti che aiutano il Papa è devastante. La Repubblica Romana cade in mano nemica dopo quattro settimane dalla sua nascita.

Anita in quel momento si trova al fianco del marito e, dopo essersi tagliata i capelli e vestita da uomo, decide di combattere insieme a lui. I garibaldini hanno come obiettivo quello di lasciare Roma e di raggiungere la Repubblica di Venezia fondata da Mazzini. Il generale italiano e sua moglie attraversano con i loro uomini l’area appenninica, trovando sempre l’aiuto delle popolazioni locali.

Durante il viaggio la donna contrae la malaria e nonostante potesse essere anche aiutata dalle popolazioni che le offrono la loro ospitalità, è decisa a continuare il viaggio. I due coniugi e gli altri volontari arrivano a Cesenatico, si imbarcano, ma al loro arrivo a Grado trovano una situazione difficile, poiché iniziano dei cannoneggiamenti.

Dopo essere arrivati a Magnavacca, continuano il tragitto a piedi aiutati sempre dalla gente del posto. Dopo tanta fatica, giungono a Mandriole, dove vengono ospitati da Stefano Ravaglia, un fattore. Dopo essere stata stesa su un letto, Anita Garibaldi muore a causa della malaria il 4 agosto 1849.

Il corpo della donna viene sepolto dal Ravaglia nel campo chiamato Pastorara. Trovato pochi giorni dopo da tre piccoli pastori, è sepolto senza nome nel cimitero di Mandriole. Dopo dieci anni, Garibaldi si reca a Mandriole per avere le spoglie dell’amata moglie e portarle nel cimitero di Nizza.

Nel 1931 il corpo di Anita viene trasferito per volontà del governo italiano nel Gianicolo, a Roma. Accanto a questo è stato eretto in suo nome anche un monumento che la rappresenta a cavallo con il figlio in braccio.

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