Buon Anno anche senza il Sogno Americano

di Tom Padula

L’America di ieri, quella che faceva sognare persone di altre nazioni, ormai è lontana. Oggi desideriamo che il mondo intero diventi quell’America di una volta per tutti.

Ricordo, da bambino e da ragazzetto a Montemurro, quando venivano gli emigrati paesani da lontano. Mi facevano desiderare di volare nei luoghi in cui essi erano stati. Quando Giuseppe Carrazza di Mildura tornò e mi raccontò che le strade in Australia erano dritte per chilometri e chilometri, mentre noi abitavamo in un paese a 753 metri sul livello del mare, quasi montagnoso, rimasi profondamente impressionato. Impressione che confermai vent’anni dopo, quando andai come MC per il Victoria verso Mildura.

Ricordo anche quando i miei cugini Antonio e Carmela vennero da New York a vivere a Montemurro, dopo la morte del loro papà. Le tavole erano imbandite di ogni bene perché erano arrivati gli Americani! Leggevo il Reader’s Digest in italiano, che parlava della Guerra Fredda, del Comunismo (Dio ce ne scansi!) e del Muro di Ferro che divideva l’Europa dalla nemica Russia.

Poi a Montemurro arrivò il lavoro per la Diga del Pertusillo, quando mio padre era già in Australia. La televisione documentava l’inizio di questi lavori per molti giovani locali. Al nostro paese sembrava che fosse arrivata l’America. I giovani restavano, e un paesano mi disse: «Qui è l’America adesso!» Ma la mia visione del Sogno Americano divenne ancora più vivida quando Reagan vinse la Guerra Fredda con il suo “Mantello di Difesa nel Cielo”. I film americani rafforzarono la mia idea del Sogno Americano: grandi case, belle macchine, bei vestiti, visite ai ristoranti, viaggi… tutto per una vita sempre più materialista e di godimento.

Ma si sa: per ogni due passi avanti, ce n’è sempre uno indietro. Questo è avvenuto politicamente quando abbiamo cominciato a pensare al benessere fisico e spirituale di tutti nella società globale.

Quel Sogno Americano dobbiamo crearlo noi, nelle nostre più di duecento nazioni nel mondo. Le guerre di una volta non funzionano più in un mondo sempre più connesso, con i nostri aerei che ci portano in giro per il pianeta. Tutti vogliamo sicurezza e garanzia di una vita in pace, in cui ognuno possa accedere almeno ai minimi per una vita semplice, con comfort e tecnologie moderne. Il divario tra ricchi e poveri deve ridursi affinché ci sia pace e libertà di muoversi da una nazione all’altra, senza i pericoli che eserciti tradizionali continuano a rappresentare.

Da tempo sostengo che questi eserciti dovrebbero essere impiegati per la pace, per aiutare qualunque nazione colpita da disastri naturali o umani. È evidente che la pace richiede leader capaci di comprendere il vero costo umano quando le infrastrutture vengono a mancare, senza contare la carenza di cibo e cure per tutti. Nel mondo del XXI secolo servono ospedali, scuole, palestre e molte costruzioni per uso locale, accessibili a chi ne ha bisogno. Una volta costruite, non devono essere distrutte in pochi minuti da missili, droni o altre armi malefiche.

Con il Nuovo Anno 2026, facciamo sì che la pace venga riconosciuta e voluta dai governi di tutte le nazioni. L’armonia può creare più lavoro per il mantenimento dell’umanità, che ha tanto bisogno di pace. La pace può organizzare il mondo degli uomini e della natura. La vera guerra esiste già, nei problemi climatici e in molte altre sfide globali.

Governare significa servire tutti, senza escludere chi legalmente desidera vivere, lavorare o semplicemente scegliere dove vivere. Le leggi di immigrazione ed emigrazione vanno rispettate dove possibile; dove non è possibile, serve umanità.

Auguri a tutti per un Nuovo Anno davvero nuovo, nei rapporti tra noi e con tutti. Happy New Year, per un mondo che realizzi di nuovo il sogno americano di una volta.