C’era una volta il Comites

La storia dell’emigrazione italiana è lunga. Una flebile conoscenza mi porta indietro negli anni, forse di molti anni. C’è chi parla degli anni 30, chi prima, chi dice che addirittura dovrebbero esserci degli scritti che risalgono alla prima invasione anglosassone, con un possibile marinaio di origini anglo-italiane che a bordo di uno di quei 11 gusci di noci arrivò in queste australi terre.

Questo sarebbe incredibile, oppure appartenente ad una fantastica storia tutta da approfondire, forse a tempo perso, mi dedicherò a qualche ricerca.

Ma vediamo di capire cosa è questo Comites, nato ben 36 anni fa nel 1985, tra le varie vicissitudini è arrivato fino ai nostri giorni. Quindi forse presto, se tutto andrà bene, potremmo considerare questa pandemia con le sue spiacevoli diramazioni, Delta e Omicron, come finita, morta e sepolta e vedere il mettersi in moto di un organismo rappresentativo degli interessi degli italiani nei rapporti con il nostro consolato e le istituzioni.

Causa il Covid-19, i progetti promessi per le elezioni del 3 dicembre 2021, valevoli per i prossimi cinque anni, dovrebbero iniziare già dal gennaio 2022 dato che tra le feste di fine anno il doveroso riposo dopo lo stressante spoglio degli addetti ai lavori con soste di appena 10 minuti, l’estenuante campagna elettorale e le dovute libagioni post vittoria, non ci sarà tempo per dare inizio ai lavori al quale codesto Comites è demandato. Per ora, almeno in questo settore, arrivederci a dopo le feste.

Ma cerchiamo di capire quando e come gli eletti inizieranno a darsi da fare per la salvaguardia e il dovuto appoggio alla collettività italiana. Tra i tempi morti e la pandemia, con il consolato altamente impegnato nei rinnovi dei passaporti e richieste dei vari documenti anagrafici o altro, con tempi limitati per il pubblico di sole tre ore dalle 09.00 alle 12.00 rigorosamente previo appuntamento via computer,

(quando in Italia gli uffici pubblici sono aperti fino alle 17.00), questa nuova squadra di addetti ai lavori del Comites, dovrà possibilmente alleggerire la mole del lavoro consolare, risolvendo per noi connazionali i problemi più spiccioli.

Dopo tutto, questo nuovo Comites, stando a quanto annunciato nel programma presentato dalla lista vincente agli elettori dovrebbe portare a casa i seguenti risultati:

1. Ridare la cittadinanza (Da anni gira questa proposta, ma i risultati?).

2. Assistere i nuovi arrivati (Quelli che scappano dall’attuale governo?).

3. Azioni ricreative per gli anziani (Tombolata due volte al giorno?).

4. Formazioni professionali (Per chi?).

5. Far arrivare altri italiani (solo se affiliati al PD?).

6. Snellire le pratiche consolari (Se sei dei loro, altrimenti lunghe attese?).

7. Viaggi gratuiti per chi va a studiare in Italia (con quali finanziamenti?).

8. Dialogare con il consolato (solo per gli amici?).

Scusate se appaio pessimista, ma considerato che la lista è più che articolata, tra il dire e il fare, questa volta non c’è di mezzo il mare, ma l’oceano!

Non sono uno che crede nei miracoli ma qualche cosa di miracoloso è avvenuta in queste elezioni. I miracolati guarda caso sono gli 8 vittoriosi e credo che San Gennaro, quello del sangue che si scioglie, deve aver dato il suo contributo.

Fatto abbastanza strano, ma diciamo che normalmente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Speriamo che San Gennaro, quindi, ne faccia ancora molti di miracoli, perché gli oltre 1,700 votanti della collettività italiana del NSW vorranno, senza meno, vedere i risultati di tutte queste promesse, sperando non siano quelle di Pulcinella.

Chissà se molti degli elettori del nostro stato o meglio dell’Australia, sapranno che alcuni di quelli ai quali hanno dato la loro preferenza, stanno già preparando la loro futura elezione per fare il salto di qualità verso una poltrona al Senato o alla Camera. Un salto che comporta molto più di una vincita alla lotteria, ma un perpetuo ingresso di denaro che si tramanda da padre in figlio.

Per la cronaca, quelli che sono già stati eletti al Parlamento, nulla hanno potuto fare per la collettività italiana né nulla potranno fare in futuro quelli che aspirano per la stessa poltrona.

Forse, per chi ancora non lo sa, costoro mettono piede a Roma e, a parte il biglietto da visita di onorevole che gli concedono per farli sentire importanti, sordi sono finora rimasti i grandi “Boss di partito” sulle questioni di noi Italiani all’Estero. Gli oltre 5 milioni di connazionali sparsi per il mondo altro non sono che un peso che impedisce il loro lavoro. I loro pensieri sono sempre rivolti a ben altre mete e ben altri interessi.

Presto li vedrete alla carica, cercando di convincere, per chi ci crede, che loro faranno tutto il possibile, se eletti, per risolvere gli annosi problemi. E allora mettiamoli alla prova fin da ora e vediamo se nell’insieme sapranno risolvere i più semplici ed elementari problemi come descritti nella loro presentazione quantomeno come membri del Comites.

Tra le tante notizie che circolano, scopro che il Comites dovrebbe essere apartitico, cioè non dipendente da nessuna bandiera politica, ma mi risulta strano.

Guarda caso, il nuovo presidente è anche il segretario della sezione di Sydney del “PD” (Partito Democratico). Certo che quella frase “democratico” stona molto nel contesto di una organizzazione politica tutta di sinistra, dove secondo quanto apprendo, alla prima riunione del Comites, il segretario non ha gradito la proposta di una votazione a scrutinio segreto per la sua elezione a presidente. Meglio andare sul sicuro, visto che il PD non è nuovo di “franchi tiratori”.

Leggendo i vari articoli del giornale, danno all’occhio alcune citazioni sull’essere di destra o di sinistra. Chiaramente per chi si dedica ad un compito come il Comites, significa che costui vuole in qualche modo, collaborare affinché quella parte della collettività italiana che necessita di una possibile assistenza o consiglio su svariati problemi, trovi nel rappresentante del Comites, un’adeguata risposta.

Quindi dovendo lavorare per gli stessi scopi non si capisce la necessità di due fazioni, mah! Però sempre leggendo, noto che si usano sempre i due pesi e due misure, a seconda dei gruppi di appartenenza.

Leggo del tizio al quale viene rifiutato l’ingresso al consolato, o della signora che senza motivi apparenti viene messa in sala d’attesa, un’attesa senza un fine, ma al contrario invitata ad andarsene perché ora di chiusura.

Inaudita la storia sofferta da Esposito Emanuele e condivido in pieno il suo rammarico. Vorrei solo tranquillizzarlo che questa è l’attuale situazione italiana che purtroppo si ripercuote anche oltre i confini della nostra Italia. Poi, Emanuele, porta pazienza, i volta faccia per interessi personali ci sono sempre stati e non credo che cambieranno in futuro, tutto dipende da dove soffia il vento.

Arrivando al nocciolo di questa oscura nube, pur cercando di essere apartitico nei riguardi del Comites, ritiro la mia decisione e chiedo i motivi di tali metodi poco democratici, avendo la netta sensazione che per un nostro ufficio pubblico, non dovremmo essere considerati cittadini di serie “B” mentre quelli di serie “A” hanno tutte le porte aperte, quindi, due pesi e due misure.

A breve sentirò cosa ne pensano determinati personaggi che mi accingerò a chiamare. Questa volta, non ci saranno le solite battute tra vecchi amici ma una serie di problemi che si dovranno risolvere.

Questa sera, prima di andare a letto, anche se non ci credo, rivolgerò un pensiero al patrono San Gennaro, che con le sue miracolose grazie ha fatto mettere nuovamente tutti insieme per una nuova avventura, sotto lo stretto controllo di un Democratico insieme di uomini d’azione. Comunque vada, auguri!

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